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Lunedì, 29 Aprile 2024

L'editoriale

Roberta Marchetti

Giornalista

Sanremo, sarà difficile fare meglio di Amadeus

Era il 2 agosto del 2019 quando la Rai annunciò Amadeus come conduttore e direttore artistico della settantesima edizione del Festival di Sanremo. A ripensarci oggi è ancora quasi palpabile l'incredulità che si respirava intorno a quel nome e anche una certa diffidenza nei confronti di quello che allora non era affatto un cavallo rampante in Rai, semmai reduce da un periodo di ostracismo professionale che i vertici di viale Mazzini spesso hanno riservato anche ai più grandi, come Fabrizio Frizzi. Non era il rassicurante e a priori vincente volto televisivo come Carlo Conti - il primo a ridare un po' di smalto al Festival, dal 2015 al 2017, dopo anni di stenti e faticose 'operazioni rilancio' - e neanche un guru musicale alla stregua di Claudio Baglioni, che lo ha preceduto, paladino indefesso della qualità a tutti i costi, pronto ad assumersi il rischio di alcune scelte decisamente poco mainstream. 

Era Amadeus. In pochi credevano in lui, questo va detto, eppure è riuscito a traghettare fin da subito il Festival verso sponde più fertili, sia dal punto di vista televisivo che musicale. E qui parlano i numeri. Nel 2020 - il suo primo anno al timone della kermesse - ha esordito con una media di 10 milioni di telespettatori e il 52% di share, l'anno dopo - a porte chiuse per colpa della pandemia - un leggero calo, per poi superarsi nel 2022, sempre considerando i dati della prima serata, con 10.911.000 telespettatori e uno share del 54,7%, mentre la finale raggiunse i 13 milioni con il 64,9% di share. Fino ad arrivare al record storico, nella scorsa edizione, con il 66% di share nell'ultima serata. Amadeus non solo ha superato i suoi predecessori, ma ha continuato a battere se stesso, segno di un successo incontestabile e figlio di una piccola rivoluzione fatta all'interno di un format cult come Sanremo che allo stesso tempo non ha mai snaturato. Tradizione e innovazione, questa la chiave del successo, tutt'altro che scontata. 

La grande apertura al mondo radiofonico e discografico - per quanto opinabile (e molto spesso criticata) - ha senza alcun dubbio fatto la differenza, così come il coinvolgimento di cantanti teen e non necessariamente in quota talent, prestando il fianco - finalmente - a un pubblico più giovane e a generi meno 'sanremesi'. Il successo planetario dei Maneskin è la prima delle tante prove che possono testimoniarlo, così come l'esplosione di artisti come Tananai e Lazza e reunion indimenticabili, dai Ricchi e Poveri - quest'anno anche in gara - a Paola e Chiara. Amadeus in questi anni è riuscito nel miracolo in cui nessuno era riuscito dall'inizio del nuovo millennio, ovvero ridare lustro a un Festival affaticato e molto spesso snobbato, che adesso invece vede in gara quelli che una volta avrebbero partecipato al massimo come 'super ospiti'. Una fucina di hit e tormentoni, ma anche di veri e propri fenomeni di costume, primo fra tutti l'ormai irrinunciabile FantaSanremo, che il direttore artistico non ha avuto remore nel far entrare in sordina all'Ariston per poi vederlo trasformarsi quasi in un format collaterale. Non da meno il palco di Piazza Colombo, fortemente voluto da Amadeus, che porta il Festival fuori dal Teatro Ariston regalando alla gente intere giornate di musica. Così, mentre molti si sono riempiti la bocca - e continuano a farlo - parlando di un cambiamento necessario, Amadeus lo ha realizzato: il ringiovanimento musicale, l'appetibilità di quel palco che ha richiamato i veri Big, l'eventizzazione (anche questo termine molto caro a illustri aspiranti direttori artistici, ndr), fanno ormai parte del repertorio delle ultime quattro edizioni. Cinque con quella che sta per iniziare

Sanremo è tornato a essere un gioiellino della musica e della tv italiana, e questo lo si deve a quell'outsider su cui quasi nessuno avrebbe scommesso. Siamo a gennaio del 2024, tra pochi giorni inizia quello che probabilmente sarà l'ultimo Festival firmato Amadeus, e a pensarci oggi si fa fatica a immaginare qualcuno che possa fare meglio. 

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