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Sabato, 27 Aprile 2024

Turismo

Charlotte Matteini

Opinionista

La solita lagna sui bagnini che non si trovano a 1.500 euro al mese

Si avvicina la primavera e, come ogni anno, puntuali fanno capolino le lagne degli stagionali sui quotidiani. Ad aprire le danze questa volta è il presidente di Confapi Turismo, che su Repubblica si lamenta della mancanza di bagnini. Ne mancherebbero circa 4.000 e secondo Confapi il problema sarebbe “la scomparsa dei benefit legati all'alloggio, resa impossibile dall'aumento dei costi degli affitti nelle zone turistiche”. Sicuramente questa è una delle ragioni per cui nel settore del turismo ormai da anni si fatica a trovare personale per qualsiasi mansione, non solo quella di bagnino. Ma non è certo l’unica e non è certo la più rilevante. Da anni, infatti, ormai è più che noto, sia tramite testimonianze di ex lavoratori stagionali, sia tramite le risultanze delle ispezioni condotte dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro, che il problema della mancanza di lavoratori nel settore turistico ha a che fare con gli stipendi da fame e lo sfruttamento dei lavoratori.

Stipendi fa fame e lavoratori sfruttati

Secondo i dati dell’ultimo rapporto Inl (Ispettorato nazionale lavoro) datato 2023 e riferito all’anno 2022, il settore turistico svetta in cima alla classifica dei settori che presentano la maggior incidenza di irregolarità, con il 76% a livello nazionale e punte del 95% al Sud. Un’incidenza così alta che ovviamente provoca problemi anche agli imprenditori del settore che invece assumono con condizioni ineccepibili, ma che si ritrovano in difficoltà a causa della pessima nomea del settore. Il presidente di Confapi Turismo sostiene che lo stipendio di un bagnino si aggiri intorno ai 1.400/1.500 euro mensili per 8 ore giornaliere – che ci sarebbe pure da discutere su quanto possa essere appetibile per un lavoro che presuppone responsabilità di un certo peso e per un lavoro stagionale che dura al massimo 5 mesi – e questo è sicuramente vero sulla carta. Anzi, il ccnl prevede anche cifre maggiori all’aumentare del livello e dell’esperienza.

Peccato che il problema sia che la corretta applicazione contrattuale molto spesso una chimera nel settore, dove la fanno da padrone forme di contratto irregolari come il lavoro in grigio – ovvero lavori full time ma vieni contrattualizzato solo per poche ore a settimana in modo tale da pagare meno contributi, meno irpef e quote inferiori di 13esima, 14esima e Tfr – oppure vengano proposti lavori più che full time, con turnazioni anche da 12 ore al giorno 7 giorni su 7, che non prevedono minimamente la retribuzione di tutte le ore straordinarie richieste. E quindi, a conti fatti, in molti si sono ritrovati a lavorare come bagnini per 3 euro all’ora o anche meno. E non hanno più intenzione di ripetere l’esperienza.

I trucchi per pagare meno

Ecco, questo dettaglio, che altro non è che uno dei grandi segreti di Pulcinella di questo Paese, molti giornali che stanno riprendendo lo sfogo di Confapi si guardano bene dal citarlo. Nonostante le condizioni che hanno portato a questo fuggi fuggi dal settore turistico e balneare siano più che note e provate. Ma questo non stupisce affatto, sono ormai anni che sui media, immancabilmente ogni anno con lo scoccare della Quaresima, prende il via il valzer delle lagne dei datori di lavoro del settore turistico, che puntano sempre e immancabilmente il dito sui giovani che non avrebbero voglia di lavorare nel weekend o quando la gente si diverte. Ebbene no, il problema non è questo, il problema sono le condizioni proposte da troppi imprenditori del settore. Capirlo porterebbe immediatamente a trovare una soluzione. Basterebbe semplicemente pagare bene e applicare le condizioni reali dei contratti di categoria.

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