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Domenica, 28 Aprile 2024

Il commento

Charlotte Matteini

Opinionista

Giovanna Pedretti trovata morta: c'è una vera colpa?

Giovanna Pedretti è stata trovata morta. La titolare della pizzeria Le Vignole di Sant’Angelo Lodigiano era finita alla ribalta per la risposta a una recensione negativa piuttosto maleducata e travolta dalle polemiche per via delle incongruenze di quella recensione reputata da molti artefatta. Lo screenshot della recensione era apparso sulla pagina Facebook della pizzeria della signora Pedretti e la sua risposta era divenuta immediatamente virale e ripresa dai quotidiani di mezza Italia. A distanza di qualche ora, però, molti utenti hanno iniziato a sollevare dubbi perché lo screenshot pubblicato e diffuso dai giornali sembrava evidentemente costruito ad arte. Lorenzo Biagiarelli, chef televisivo e fidanzato di Selvaggia Lucarelli, ha messo in fila le varie incongruenze e provato a contattare la signora Pedretti per porre tutta una serie di domande di verifica, che però non hanno trovato risposta.  

La verifica dei fatti scambiata per gogna

A distanza di poche ore, la signora è stata trovata morta nelle acque del Lambro. Al momento tutte le ipotesi sono al vaglio, ma il timing e le modalità di decesso fanno pensare all’ipotesi del suicidio conseguente alle polemiche scaturite. Da qualsiasi angolazione la si guardi, la notizia è tragica, non ci sono altre parole per definirla. Non posso negare di essere rimasta sconvolta leggendo della morte della signora e non posso nemmeno negare di aver pensato subito all’ipotesi del suicidio per “vergogna”. Come assolutamente prevedibile, la vicenda sta scatenando un aspro dibattito sui social network e sono in molti a puntare il dito contro la gogna pubblica scatenata da chi ha avuto l’ardire di fare un fact-checking su questa notizia. Ed ecco che per l’ennesima volta questo distopico Paese che non ama le domande guarda il dito e non la luna e scambia la verifica dei fatti per gogna. 

Insomma, verificare le incongruenze di notizie che non erano notizie a quanto pare non va bene, è considerato da troppe persone un’inutile gogna pubblica mentre i giornalisti e gli utenti che provano a verificare le incongruenze di dichiarazioni pubbliche vengono additati a mostri insensibili che rischiano di provocare disagi psicologi negli individui che malauguratamente finiscono nel tritacarne mediatico. Addossiamo colpe a chi non ha alcuna colpa, se non quella di voler restituire un minimo di dignità a questa bistrattata professione. 

Titoli acchiappalike e nessun controllo

Mi perdonerete se mi permetto di sottolineare che chi addossa la responsabilità di questa morte a chi ha cercato di verificare la notizia non ha capito nulla del problema che la vicenda solleva. Il problema è proprio a monte. Il problema è che per dovere deontologico i dettagli di racconti e storie vanno verificati prima di pubblicarli, prima di renderli notizie accessibili all’opinione pubblica. Il problema è che i giornali e i giornalisti non possono essere utilizzati come cassa di risonanza utile ai propri scopi senza che le dichiarazioni vengano poi passate al vaglio; e che giornali e giornalisti non possono permettersi di farsi utilizzare come megafoni da chicchessia. 

In un contesto giornalistico sano la figura del fact-checker a posteriori non dovrebbe proprio esistere, se i giornalisti svolgessero il proprio dovere professionale rispettando le regole imposte dalla professione. Ma da troppi anni, ormai, il giornalismo italiano predilige le notizie sensazionalistiche alla vera informazione verificata e preferisce rilanciare notizie con titoli acchiappalike e fomentatrici di polemiche al contenuto. Ma questa è una deriva, non la normalità. Questa è la stortura che andrebbe davvero contestata e messa sul banco degli imputati dall’opinione pubblica sconvolta dall’epilogo della vicenda. La colpa non può essere addossata a chi prova a riparare alle storture di un giornalismo che da troppo tempo ormai ha abdicato alla propria reale funzione. 

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