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Lunedì, 29 Aprile 2024

Il commento

Fabio Salamida

Giornalista

Chiara Ferragni e Giorgia Meloni sono entrambe figlie del “Nulla”

"Il vero modello da seguire non sono gli influencer, che fanno soldi a palate indossando abiti, mostrando borse o addirittura promuovendo carissimi panettoni con cui si fa credere che si fa beneficenza e il cui prezzo serve solo a pagare cachet milionari". È un attacco frontale quello di Giorgia Meloni a Chiara Ferragni, che affonda il coltello tra la mollica e lo zucchero a velo di quel pandoro che rischia di costare molto caro all’imprenditrice digitale, non tanto in termini economici (quel milione di euro di multa inflitto dall’Antitrust per la "Chiara nazionale" sono spiccioli) ma di immagine.

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Un attacco che va a colpire una figura che molti – anche a sinistra – hanno preso a modello senza capire che anche l’impegno per i diritti civili, ostentato a più riprese, non è che marketing.

Atreju e il "Nulla"

Le parole della presidente del Consiglio scaldano il pubblico di Atreju, che per la prima volta si svolge con un’esponente del partito alla guida del Paese. E stavolta la manifestazione di Fratelli d’Italia, senza volerlo, mostra tutti i limiti e le contraddizioni di chi è costretto ogni giorno a divincolarsi tra le promesse fatte in anni di propaganda urlata e la realtà, che quasi mai fa scopa con quelle promesse. L’ospite d’onore dell’evento, Elon Musk, da quel palco ha invitato gli italiani a fare figli, dimenticando che su questo pianeta siamo già otto miliardi e dimenticando che due o tre dei suoi undici figli (ormai si è perso il conto…) sono nati con la pratica della "gestazione per altri", che Meloni e i suoi chiamano da sempre "utero in affitto" e che ora vorrebbero far diventare "reato universale".

Prima di lui, aveva parlato Edi Rama, il presidente albanese fresco di bocciatura, da parte della Corte Costituzionale del suo Paese, di quel pasticcio di accordo stigliato con la premier italiana per spostare, a caro prezzo, qualche migliaio di migranti in terra d’Albania: dal palco ha ricordato a militanti e simpatizzanti di Fratelli d’Italia di essere un grande amico di George Soros, il nemico numero uno dei "sovranisti" di tutto il globo terracqueo. Fino all’intervento della premier, i fendenti più pesanti sono stati, forse, quelli di Flavio Briatore: il proprietario del Twiga ha sostenuto che nel Belpaese non sappiamo fare turismo perché freghiamo la gente; che i turisti da noi restano poco e preferiscono volare in Grecia o Turchia. Sul palco con lui la ministra del Turismo, la sua amica Daniela Santanchè.

Insomma, a voler continuare a scomodare "La storia infinita", il bel romanzo fantastico di Michael Ende, forse il nome più adatto per la kermesse del partito della premier sarebbe il "Nulla", l’entità informe che inghiotte intere regioni del mondo fantastico raccontato nel libro. Il "Nulla", ovvero la rarefazione dei valori e della fantasia, nella trascrizione cinematografica firmata dal regista tedesco Wolfgang Petersen ha un servo: Gmork, un enorme lupo che sfidando Atreju, il giovane eroe, gli ricorda che "è più facile dominare chi non crede in niente".

Chiara e Giorgia

E allora: c’è davvero differenza tra Chiara Ferragni e Giorgia Meloni? Non sono, a ben guardare, due figlie del medesimo "Nulla"? Chiara crea dei bisogni indotti, fatti di scarpe, borse, vestiti e oggetti che disegnano uno stile di vita, un modello irraggiungibile a cui aspirare consumando. Per farlo, ha trasformato la sua vita e i suoi affetti in un prodotto che pubblicizza h24; i suoi figli, in molti casi, paiono manichini animati da offrire a quella vetrina da quasi 30 milioni di follower che è il suo profilo Instagram. Come fanno molte grandi aziende – perché di fatto Chiara Ferragni è anche una grande azienda – cavalca agevolmente delle battaglie che vanno "in tendenza" come i diritti della comunità LGBTQ+ o il contrasto alla violenza di genere. E quando si è così spregiudicati basta davvero poco per inciampare. Molte delle campagne e delle raccolte fondi dei "Ferragnez", a cominciare da quelle durante l’emergenza Covid-19, sono state anche lodevoli: il problema è sempre quel "non detto", che suona un po’ come "guardate quanto siamo bravi e che belle magliette che indossiamo". Nel caso del celebre pandoro contestato dall’Antitrust, il "non detto" sembra aver preso il sopravvento, diventando pubblicità ingannevole. A prescindere da quello che decideranno i tribunali, molte persone hanno creduto che pagando quel dolce molto più del suo prezzo di mercato avrebbero contribuito a un’opera benefica.

Anche Giorgia crea dei bisogni indotti. Da anni, in concorrenza col suo principale alleato di governo, fa credere a milioni di italiani che il principale problema siano i migranti, che ci sia addirittura un’invasione. Da anni, fa credere a quegli italiani che lei e il suo partito siano la soluzione ai problemi di tutti i giorni, che possano abbattere il prezzo dei carburanti cancellando le accise, che possano far calare l’inflazione, alzare gli stipendi e le pensioni, andare in Europa a minacciare di uscire se non si fa come dicono loro. In un Paese ormai arido di idee e di fantasia, Giorgia Meloni è salita al potere promettendo blocchi navali, "reni spezzate" ai burocrati di Bruxelles e altre creature fantastiche; di quelle promesse non mantenute nessuno le chiede conto, perché – come dice Gmork – "La gente ha rinunciato a sperare. E dimentica i propri sogni".

Giorgia e Chiara si nutrono del consenso di chi ha rinunciato a sperare, di chi vive in un mondo polarizzato dove ci si posiziona per inerzia, senza uno scopo preciso se non quello di soddisfare bisogni frivoli: una borsa griffata da ostentare in un ristorante giapponese, un’elezione vinta per esaltare i bassi istinti, funzionale a quel tifo da stadio che è diventato il dibattito pubblico. E tutto finisce in un ristorante giapponese a menu fisso, perché chi governa non riesce a fermare l’aumento dei prezzi e bisogna pagare le rate della borsa. "Il vero modello da seguire - dice Meloni ai suoi followers estasiati che la applaudono sotto il palco del "Nulla" - è chi l’eccellenza la inventa, la disegna, la produce e tiene testa al mercato mondiale; perché siamo i più bravi. Ai giovani bisogna spiegare che crearli quei prodotti è decisamente più straordinario che limitarsi a mostrarli". Senza volerlo, la premier ha spiegato ai suoi che il vero modello da seguire non sono le Chiara Ferragni e le Giorgia Meloni, ma gli Adriano Olivetti e quei politici che oggi, purtroppo, non si vedono più.

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