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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Redazione

Donald chi? Come Grillo, Salvini e Conte si sono improvvisamente dimenticati di Trump

Sarà certamente un caso che sul blog di Grillo non sia più disponibile il video in cui Beppe diceva che con l'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca si era verificata "la deflagrazione di un’epoca. È l’apocalisse dell’informazione, della Tv, dei grandi giornali, degli intellettuali, dei giornalisti. Questo è un VAFFANCULO generale. Trump ha fatto un VDay pazzesco". Così come sarà certamente un caso che Alessandro Di Battista, il quale nel 2016 diceva che TheDonald era meglio "di quel golpista di Obama", dopo aver ammirato l'occupazione del Congresso da parte dei seguaci dell'ormai ex presidente, oggi abbia perso improvvisamente la voce e la password di Facebook. 

E "Giuseppi" Conte? L'avvocato deve quel nomignolo proprio al tweet con cui il tycoon lodava "l'altamente rispettato primo ministro della repubblica italiana, Giuseppi Conte", che "ha rappresentato l'Italia in modo energico al G7. Ama il suo Paese grandemente e lavora bene con gli Usa. Un uomo molto talentuoso che spero resti primo ministro!". Erano i tempi in cui il Conte Bis doveva ancora nascere e quella sponsorizzazione aiutò l'avvocato a restare a Palazzo Chigi e fece morire d'invidia Matteo Salvini dopo la crisi del Papeete. Ora il premier "segue con grande preoccupazione" quello che succede a Washington e "non vede l'ora" di lavorare con Joe Biden. 

Ah già, e Salvini? Anche lui poteva sfoggiare fino all'altroieri la foto-ricordo d'ordinanza con il presidente degli Stati Uniti e insieme potevano immaginare le magnifiche sorti e progressive del sovranismo che dopo aver conquistato gli Usa si apprestava a portare il suo dominio in tutta Europa. Come è finita lo sappiamo. E ieri il Capitano è stato costretto a mollarlo: "Io sostenevo le idee dei repubblicani, dei conservatori e di Trump ma un conto è il voto, un conto è entrare armati in Parlamento, quella è follia". Marine Le Pen si è detta "shockata" dalle scene viste al Congresso. E in questa corsa a scaricare lo sconfitto, velocissima come quella a salire sul carro del vincitore appena quattro anni fa, viene da segnalare che il fenomeno europeo dell'abbandono di Trump ha a che fare con quel vecchio detto: la vittoria ha molti padri, la sconfitta è orfana. 

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