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Venerdì, 26 Aprile 2024

Cristina D'Amicis

Giornalista

Salvata un'altra banca in Usa: possiamo stare tranquilli?

"Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova", diceva la famosissima scrittrice di racconti gialli Agatha Christie. Se prendiamo per buono questo principio e lo applichiamo alla crisi delle banche non possiamo non pensare al peggio. Prima di farci prendere da facili allarmismi, proviamo a ricostruire quanto accaduto e a valutare la situazione con estrema freddezza, quella tipica di un buon investigatore.

Prima l’implosione della Silicon Valley Bank (Svb), 48 ore dopo quella della Signature Bank, ora il salvataggio in extremis di First Republic Bank: tralasciamo le storie di banche americane minori e concentriamoci su queste. Tutto è iniziato a marzo con la bancarotta della Silicon Valley Bank, la banca californiana specializzata nell’erogazione di crediti alle start up tecnologiche, caratteristica che poi gli si è ritorta contro rivelandosi un tallone d’Achille. Le aziende con un alto potenziale di crescita, infatti, spesso hanno grandi difficoltà nel rimborsare i prestiti, specialmente nei periodi di crisi, come quello che sta attraversando ora il settore tech. E così sono iniziati a sorgere i primi dubbi sulla solidita della banca, dubbi che si sono trasformati in una sfrenata corsa agli sportelli da parte dei correntisti per salvare i propri risparmi. Alle prese con un fiume di deflussi di depositi anche la Signature Bank, a soli due giorni dal crac di Svb. Inevitabile in entrambe i casi l’intervento del governo americano, per arginare un possibile effetto domino dopo il trauma Lehman Brothers del 2008 (anche se Svb era solo la 16esima banca americana e Signature Bank la 21esima).

Quando l'allarme sul comparto bancario sembrava essere finalmente rientrato è arrivata la crisi della First Republic Bank, la 14esima banca più grande degli Stati Uniti. La banca regionale di San Francisco, molto abile in passato nell'attrarre clienti dai grandi patrimoni, è finita sull'orlo del fallimento dopo che i suoi clienti più facoltosi hanno iniziato a ritirare depositi e investimenti. Il primo avvertimento è arrivato a marzo con il fallimento di Svb. In tale occasione le azioni della First Republic persero in borsa il 90% del proprio valore, passando da 115 a 12 dollari. Dopo una breve tregua, dovuta al sostegno di 11 delle maggiori banche del Paese, è arrivato il colpo di grazia: la notizia della fuga di 100 miliardi di dollari di depositi nel primo trimestre dell'anno. Le azioni della banca hanno perso in borsa un altro 75% portandosi a 3,51 dollari. Lunedì 1° maggio l’annuncio del salvataggio da parte di JPMorgan Chase & Co, uno dei più grandi istituti del Paese. JPMorgan assumerà tutti i 103,9 miliardi di dollari di depositi di First Republic e acquisterà la maggior parte dei suoi 229,1 miliardi di dollari di attività.

Un deja vu, anche questa volta con un lieto fine. Peccato però che negli ultimi due mesi si sono registrati i tre fallimenti bancari più grandi della storia degli Stati Uniti dopo quello del Washington Mutual del 2008. Questi tre indizi per me fanno una prova (quattro considerando anche quello di Credit Suisse in Svizzera). Il sistema bancario è fragile oppure dobbiamo credere alle ripetute rassicurazioni dei governi e delle banche centrali?

Sicuramente non è un buon periodo per le banche: il repentino rialzo del costo del denaro ha destabilizzato un po’ il sistema, provocando problemi di liquidità per tutti gli istituti di credito. Secondo il mio modesto parere, però, la situazione in America è molto più preoccupante rispetto a quella in Europa. Grazie alla vigilanza diretta della Bce sulle banche europee e agli stress test dell’Autorità bancaria europea (Eba) sappiamo che i nostri istituti di credito hanno dei buoni fondamentali e una buona capacità di fronteggiare andamenti negativi dei mercati. Ne abbiamo avuto anche la prova, con l’attacco speculativo fallito a Deutsche Bank. Negli Stati Uniti, invece, qualcosa non sta funzionando come dovrebbe. Il presidente Biden ha ribadito ancora una volta che "il sistema bancario è sicuro e solido" ma le banche Usa continuano a fallire, segnale che qualche grosso sbaglio a livello strutturale è stato fatto, magari allentando un po' i parametri di sicurezza per rilanciare l’economia Usa dopo il covid. Il governo americano però si limita a risolvere di volta in volta i problemi delle singole banche senza interrogarsi sulle cause generali del problema. Di fronte a questo atteggiamento miope non possono che chiedermi: quale sarà la prossima banca americana a fallire?

I nostri soldi sono al sicuro? Il video approfondimento

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