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Lunedì, 29 Aprile 2024

Holomodor

Massimiliano Melley

Giornalista

La Russia deve essere sconfitta: ne va anche del nostro futuro

Lo scorso 25 novembre si è commemorato a livello mondiale l'Holodomor, la carestia ucraina che fece milioni di morti tra il 1932 e il 1933, riconosciuta come genocidio anche dall'Italia, lo scorso luglio, con un voto unanime al Senato (solo 4 astenuti). Diversamente dalle carestie esclusivamente naturali (comprese quelle avvenute in altri territori dell'ex Urss negli stessi anni), l'Holodomor fu il risultato di una decisione politica assunta da Stalin per punire la popolazione ucraina ("colpevole" del suo sentimento nazionale) e in particolare i contadini (che non volevano adeguarsi alla collettivizzazione delle terre), attraverso vari sistemi tra cui l'allontanamento forzato di milioni di contadini, la requisizione del grano e degli animali, l'aumento delle esportazioni di prodotti agricoli (togliendoli quindi ai produttori).

Un'immane tragedia

Ciò è accertato ormai da moltissimi documenti, alcuni dei quali desecretati dopo il crollo dell'Urss, sebbene i contorni di quella tragedia politicamente condotta fossero chiari anche ai coevi. Ne sono una prova, tra le varie, i dispacci che i diplomatici italiani inviavano da Kharkiv (capitale della repubblica sovietica ucraina fino al 1934) al governo fascista, riportati alla luce dallo storico Andrea Graziosi in "Lettere da Kharkiv". Così come i reportage del giornalista gallese Gareth Jones, che tenne un diario della sua visita nelle campagne ucraine tra contadini sterminati e ne scrisse sul Manchester Guardian e sul New York Evening Post. Due anni dopo, nel 1935, Jones fu rapito e ucciso mentre si trovava in Manciuria, col sospetto che c'entri la polizia segreta sovietica (Nkvd).

La rinnovata attenzione per l'essenza politica (e criminale) della grande carestia ucraina è certamente dettata dalla guerra d'aggressione russa in corso dal 24 febbraio 2022. È opportuno sottolineare che, per gli ucraini, la natura criminale dell'Holodomor è sempre stata evidente e si è sedimentata nella coscienza della popolazione, trasmettendosi di generazione in generazione insieme ai ricordi e ai racconti. Il nome stesso, combinando le parole 'holod' (carestia) e 'moryty' (uccidere affamando, esaurendo), mette in luce l'intenzionalità di procurare la morte per fame.

Per gli ucraini, l'Holodomor è uno dei tanti esempi della protervia e violenza con cui Mosca tratta l'Ucraina, da secoli, su vari fronti: cultura, lingua, confini. Un 'filo rosso' che conduce direttamente alla guerra d'aggressione avviata nel 2014 su piccola scala (annessione della Crimea, controllo del Donbas) e nel 2022 su larga scala, le cui motivazioni di fondo sono identiche: l'imperialismo nei confronti di una popolazione con la sua identità che, per Mosca, non può rendersi autonoma, ma deve restare sotto il suo ombrello, controllo, dominio.

L'unico risultato può essere la sconfitta russa

Come ogni novembre, in questi giorni gli ucraini, sui social network e sui mass media, hanno ricordato le tantissime storie familiari legate all'Holodomor, vivide come se fossero accadute ieri. Le nuove generazioni ucraine, che oggi vivono sotto gli attacchi missilistici, sentono di sperimentare l'ennesima tappa della stessa vicenda storica. L'accresciuto interesse mondiale verso l'Holodomor può aiutare chi non ha vissuto questo percorso, come gli europei occidentali, a cogliere il carattere imperiale della guerra, che spesso sfugge agli osservatori troppo imbrigliati nelle relazioni 'geopolitiche' e nelle vecchie dottrine sulle 'sfere d'influenza'. E a capire appieno perché gli ucraini ritengono che solo la sconfitta militare russa potrà normalizzare le relazioni internazionali in Europa e il proprio futuro.

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