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Sabato, 27 Aprile 2024

La lezione per l'Italia che arriva dal Portogallo

C'erano una volta i Piigs, acronimo (poco velatamente dispregiativo) con cui diversi economisti indicavano i Paesi europei (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna) con conti pubblici precari tra la fine degli anni '90 e le crisi finanziarie dei primi lustri del Duemila. Oggi, il termine è passato di moda. Ma mentre l'Italia continua a essere fonte di preoccupazione per via del suo elevato debito pubblico, c'è chi ha invece impresso una svolta alle proprie finanze su cui pochi avrebbero scommesso fino a poco tempo fa. È il caso del Portogallo.

Il "miracolo" portoghese

Stando all'annuncio del governo di Lisbona, già dal 2024 il debito pubblico portoghese potrebbe scendere sotto il 100% nel rapporto con il Pil. Era il 129% dodici anni fa, persino più alto di quello italiano. E già nel 2022 è sceso al 113%, al di sotto del livello pre-pandemia. Mentre il nostro viaggia ancora ampiamente sopra il 140%. Inoltre, sempre l'anno passato, il tasso di disoccupazione è stato del 6% (contro l'8,1% dell'Italia) e il Pil è cresciuto del 6,7% (il doppio rispetto al nostro e il secondo più alto nell'Eurozona dopo l'Irlanda, altro membro dei Piigs).  

I freddi dati statistici sembrano dipingere un miracolo economico, tanto più se si considera che, come successo in Grecia, anche il Portogallo ha affrontato le crisi finanziarie a colpi di riforme lacrime e sangue sotto la rigida supervisione della Troika. Nel 2015, dopo aver rifiutato un nuovo prestito ed essersi liberato dalle tenaglie dei falchi del rigore, Lisbona ha utilizzato una combinazione di incentivi fiscali, stimoli e iniziative innovative volte soprattutto ad attrarre gli investitori stranieri. Ciò ha contribuito ad alimentare la crescita, che ha registrato un ritmo medio di quasi il 2,6% dal 2015 fino alla pandemia.

Le proteste di piazza

Certo, non è tutto oro ciò che luccica. Aprendo le porte del suo patrimonio immobiliare ad acquirenti esteri, i costi per acquistare e affittare una casa a Lisbona, Porto o lungo le coste dell'Algarve sono schizzati alle stelle, mentre gli stipendi sono rimasti pressoché al palo. L'inflazione che ha di recente colpito l'Europa, Portogallo compreso, ha acuito questo problema, spingendo migliaia di persone in strada per protestare e chiedere meno attenzione ai conti pubblici, e più risorse per spesa sociale, sanità e istruzione. Il premier socialista Antonio Costa, al potere dal 2015, ha risposto aumentando il salario minimo e con una serie di misure temporanee, come l'abbattimento dell'Iva per diversi generi alimentari. Al contempo, però, il governo ha voluto mantenere la barra del rigore dei conti, tanto da anticipare di un anno (dal 2015 al 2024) l'obiettivo di contenere il debito pubblico entro il 100% del Pil.

Dalla sua, Costa ha l'esempio di quanto successo con la crisi del Covid-19: quando è arrivata la pandemia, il Paese ha avuto uno spazio fiscale per intervenire rapidamente e uscire dal guado con più tranquillità. La gestione della crisi lo ha premiato alle urne nel 2022, quando il suo partito ha aumentato i seggi al Parlamento rispetto alle precedenti elezioni. Oggi Lisbona può guardare al presente con fiducia, e magari sognare in grande per il prossimo futuro (anche sfruttando le enormi riserve di litio del suo sottosuolo).

Una lezione per l'Italia?

Quanto successo in Portogallo può essere di lezione per l'Italia? Premesso che non si può paragonare un piccolo Paese a una grande economia come la nostra, il modello portoghese potrebbe tuttavia essere un monito. Tanto più in un contesto in cui l'Europa sta provando a riscrivere le regole del Patto di stabilità e crescita. La Commissione europea ha proposto una riforma del Patto che dà più tempo agli Stati ad alto debito pubblico per ridurre questo peso. I falchi del rigore, in particolare in Germania, si oppongono alla proposta di Bruxelles, e chiedono maggiori vincoli: "Dobbiamo assicurarci che i livelli di debito e deficit diminuiranno in modo realistico e affidabile", ha detto il ministro tedesco Christian Lindner.

Per i falchi, quello del Portogallo può essere sventolato come un esempio di virtuosismo: contenere la spesa pubblica e far crescere l'economia è possibile anche per i Piigs. Vale per Lisbona, ma potrebbe valere anche per la Grecia: stando al programma del governo di Atene, nel 2026 il suo debito pubblico potrebbe essere inferiore a quello dell'Italia. Mentre la Spagna, altro membro del gruppo dei "terribili", ha annunciato un piano che dovrebbe consentire al Paese iberico di raggiungere un rapporto tra deficit annuale e Pil al di sotto del 3% in anticipo rispetto a quanto preventivato in passato. Cosa farà il governo di Giorgia Meloni? Uno dei motti dell'Ecr, il partito conservatore europeo guidato dalla nostra premier, è "fare meno, ma meglio". Lo slogan si riferisce alla gestione del budget Ue. Vedremo se verrà applicato ai conti di Roma. 

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