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Lunedì, 29 Aprile 2024

Il commento

Charlotte Matteini

Opinionista

Il Governo non ha capito a cosa serve il salario minimo

"Meloni apre al salario minimo", titolava un retroscena di Repubblica pubblicato la scorsa settimana. Invece, come era altamente prevedibile, l'apertura della presidente del Consiglio si è rivelata un escamotage per prendere tempo e far slittare a settembre il voto in Commissione Lavoro. La posizione di Meloni e dell'intero esecutivo di centrodestra è nota da tempo: non si può introdurre per legge il salario minimo, rischia di fare danni. Quello che emerge, però, a ogni intervista rilasciata dai componenti della maggioranza, è che molti di loro non hanno davvero alcuna idea di cosa sia il salario minimo né della sua reale funzione. Meloni compresa.

"È un bel titolo, funziona molto bene come slogan, ma nella sua applicazione rischia di creare dei problemi", ha dichiarato la premier Meloni a Rtl 102.5. "In Italia c'è un'altissima contrattazione sindacale e se immaginiamo un salario con un tetto minimo, ad esempio di 9 euro, ricordo che ci sono dei contratti collettivi nazionali che prevedono un salario minimo più alto. Quante possibilità ci sono che quel parametro di 9 euro diventi un parametro non aggiuntivo, ma sostitutivo dei contratti che abbiamo già? E quindi diventi un parametro al ribasso sui salari dei lavoratori? Questo è il dubbio più grande che ho sul salario minimo", ha proseguito.

"Le norme lo impediscono"

Ecco, per rispondere alla presidente del Consiglio non ci sarebbe alcuna possibilità perché le norme che regolano il diritto del lavoro in Italia impediscono al datore di lavoro di imporre trattamenti meno favorevoli a un dipendente già assunto e il trattamento dipende dal livello e dalla mansione svolta. È vero che un'ampia fetta di datori di lavoro e imprenditori non rispetta ampiamente le norme giuslavoristiche e cerca di pagare il meno possibile trovando escamotage irregolari e illegali per retribuire i propri dipendenti, ma questo non significa che sia un comportamento legittimo e ammesso dalla legge.

Ma che cos'è il salario minimo? Perché a questo punto bisogna proprio partire dalle basi se perfino il capo del Governo italiano non ha la minima idea di quale sia la funzione di questa misura presente nella maggior parte dei Paesi Ue e Ocse. Il salario minimo è la cifra minima oraria sotto la quale non si può scendere per remunerare alcun tipo di lavoro, nemmeno quelli considerati a basso valore aggiunto. Il salario minimo è quella misura che viene introdotta come protezione dei redditi dei lavoratori che svolgono proprio quelle professioni più soggette a essere retribuite con salari infimi.

Dodici euro all'ora per gli operai in Germania

Per fare un esempio, in Germania il salario minimo è arrivato a quota 12 euro all'ora. Pensate che un ingegnere venga retribuito 12 euro l'ora? No. Un impiegato? No. Quella è la quota che solitamente viene utilizzata per remunerare l'ora lavorata di lavoratori che svolgono quelli che comunemente definiamo impieghi umili e i salari di chi svolge ruoli differenti sono parametrati in maniera adeguata e crescente. Funziona così ovunque nel mondo, solo in Italia ancora non è chiaro questo concetto. Così come non è chiaro un altro concetto: il salario minimo può essere introdotto parallelamente alla contrattazione collettiva, una misura non esclude l'altra, e servirebbe a proteggere tutti quei lavoratori esclusi dai CCNL o che al momento guadagnano una cifra inferiore proprio per effetto della contrattazione, come ad esempio i lavoratori dei servizi fiduciari o dei multiservizi.

Il salario minimo però non è affatto risolutivo, inutile sostenerlo. Il problema dell'altissima percentuale di irregolarità in relazione al rispetto delle norme giuslavoristiche e contrattuali è che mancano i controlli e non per mancanza di volontà da parte dei dipendenti dell'Ispettorato del Lavoro, Inps e Inail, ma perché tradizionalmente in questo Paese si è sempre fatto di tutto per sottofinanziare proprio quegli organi di controllo che dovrebbero vigilare su questi aspetti. C'è anche un altro grande problema: in questo Paese non esiste una legge per la regolamentazione della rappresentanza sindacale. Che cosa significa? Che chiunque può svegliarsi un giorno, fondare un sindacato farlocco e depositare al Cnel un contratto pirata. E a cosa servono i contratti pirata? A comprimere salari e diritti dei lavoratori. E sapete quanti ne esistono in Italia? Oltre 800.

Ma proseguiamo, perché Meloni ha anche dichiarato: "Sono un po' incuriosita dall'opposizione che, dopo essere stata al governo più o meno per una decina d'anni, oggi scopre che in Italia c'è un problema di salario e precariato e lo considera una responsabilità di un governo che c'è da 9 mesi e non magari dalle politiche adottate negli ultimi anni. Mi stupisce anche che si scopra questa grande soluzione del salario minimo che non si era scoperta prima". In realtà, di precariato e salari bassi si parla da anni in Italia e numerosi sono i partiti che da anni ne chiedono l'introduzione. Peccato che i più ferventi detrattori della misura siano sempre stati proprio gli esponenti di centrodestra - ma sicuramente anche di centrosinistra, se il Pd a trazione renziana poteva considerarsi tale, per fare un esempio - che hanno sempre dichiarato che la via per l'aumento di salari passa dall'aumento della produttività e dalla riduzione delle tasse per le imprese. E, giusto per ricordare un po' la cronologia di alcuni accadimenti politici, il governo Draghi, sostenuto anche da Forza Italia e Lega, è caduto anche a causa del salario minimo che Conte chiedeva venisse introdotto in Italia.

Qual è il vero problema

Concluderei poi analizzando l'ultima affermazione della presidente Meloni, che ha dichiarato di essere colei che ha più a cuore il tema dei salari in Italia, ricordando che ha abbassato le tasse sul lavoro e messo più soldi nelle buste paga dei lavoratori. Sorvoliamo per carità di Patria sull'analisi del provvedimento bandiera dell'esecutivo Meloni, che non ha alcun impatto realmente concreto sul perdurare del calo di salari e potere d'acquisto dei lavoratori italiani, ma una domanda sorge spontanea: se Meloni ha così tanto a cuore il problema dei salari in Italia per quale motivo non ha mai commentato nessuna delle svariate inchieste che hanno a più riprese rivelato la condotta irregolare di numerosi imprenditori italiani?

Per quale motivo non ha commentato l'ultimo rapporto di vigilanza dell'Ispettorato del Lavoro che ha rilevato che il 67% delle imprese controllate in Italia nel 2022 applicava condizioni irregolari ai propri dipendenti? Per quale motivo non ha mai detto nessuna parola rispetto al grave problema dei lavoratori costretti a lavorare in nero per due o tre euro l'ora, come documentato da numerose testate giornalistiche? Domande che non trovano alcuna risposta. O forse è proprio l'assordante assenza di una risposta a essere la risposta.

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