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Sabato, 27 Aprile 2024

Alfonso Bianchi

Giornalista

Dopo l'ennesima strage di migranti parlateci ancora di 'pull factor'

Nel Mediterraneo c'è stata l'ennesima strage di migranti, una notizia che ormai non è neanche più tale, per quanto siamo abituati al fatto che migliaia di persone ogni anno affoghino a pochi chilometri dallo nostre coste. Un peschereccio partito dalla Libia e diretto in Italia si è rovesciato in acque internazionali a circa 80 chilometri dalla città costiera di Pylos, in Grecia. Secondo diversi report a bordo c'erano dalle 400 alle 750 persone. Fino ad ora sono stati trovati 79 cadaveri e 104 persone sono state portate in salvo. Il resto risultano disperse e le speranze di trovarle vive sono davvero poche, per non dire pari a zero. Questo significa che i morti potrebbero essere stati più di 500, una tragedia tremenda e molto più grave non solo di quella di Cutro, dove lo scorso febbraio sono morte 94 persone, ma anche della strage di Lampedusa del 2013, quando ad affogare furono ben 368 migranti.

L'ultimo naufragio di migranti nel Mar Egeo

Le immagini del peschereccio stracolmo di persone sono impressionanti. Risulta immediatamente evidente che quel catorcio non era capace di trasportare un tale peso e che l'imbarcazione avrebbe avuto bisogno di aiuto. Ma le autorità greche e italiane si rimbalzano le responsabilità. Atene dice che se la Guardia costiera non è intervenuta è perché la stessa imbarcazione avrebbe rifiutato l'aiuto essendo diretta in Italia. Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha sottolineato come il naufragio sia avvenuto in acque Sar elleniche, quelle in cui la responsabilità di Ricerca e soccorso spetta alla Grecia. 

Le Ong non hanno la forza di pattugliare le acque del Mediterraneo in maniera capillare, e con la nuova stretta voluta dal governo di Giorgia Meloni nel nostro Paese rischiano pure grosso se salvano qualcuno. Una missione europea di Ricerca e salvataggio non esiste più ormai da anni, anche per volontà dell'Italia. E tutto a causa dello spauracchio del 'pull factor', il 'fattore di attrazione', lo spietato principio sostenuto da Meloni, Viktor Orban e il grosso della destra europea (ma non solo), secondo cui salvare i migranti in mare, magari in acque internazionali, invoglierebbe altri migranti a partire.

"Dobbiamo evitare che i migranti intraprendano pericolosi viaggi nel Mediterraneo in cui rischiano di perdere la vita", è la frase che si sente ripetere più spesso. Ma in realtà è solo un modo per dire: "Lasciamo che questi disgraziati muoiano affogati in mare, loro e i loro figli, così gli altri disgraziati che stanno ancora sulle coste nordafricane ci penseranno due volte prima di partire". Perché questo è il senso vero di non organizzare missioni di soccorso per avitare il 'pull factor'. Il problema però è che questi disgraziati sono così disperati che per loro rischiare la vita in questi terribili viaggi della speranza (spesso senza speranza), è paradossalmente la scelta più semplice.

Perché l'Europa non soccorre i migranti (spoiler: c'entra anche l'Italia)

Da quando l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IoM) ha lanciato il suo progetto sui migranti scomparsi nel 2014, si stima che 27mila persone che cercavano di raggiungere l'Europa siano morte o scomparse durante la traversata. Più di 21mila di queste morti sono avvenute sulla cosiddetta rotta del Mediterraneo centrale, dalla Libia o dalla Tunisia verso nord, fino alla Grecia o all'Italia, una traversata che può durare diversi giorni e che spesso viene effettuata su imbarcazioni pericolose e sovraccariche.

E questa rotta sta diventando sempre più letale. Secondo l'IoM almeno 441 persone sono annegate durante la traversata tra gennaio e marzo di quest'anno, il trimestre più letale dal 2017. Altre 600 persone che hanno tentato la traversata in aprile e maggio sono morte o disperse, portando il totale di quest'anno ad almeno 1.039 (e questo prima dell'ennesima strage di mercoledì). Nessuno ha manco provato a salvare questi disgraziati, eppure i flussi non si sono arrestati, né sono diminuiti. Con buona pace della disumana teoria del pull factor.

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