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Coronavirus, Azione contro fame: "Agire su acqua e igiene per tutelare paesi più poveri"


Roma, 22 mar. - (Adnkronos) - “Senza accesso all’acqua pulita e potabile, non c'è igiene. E laddove non c’è igiene, si registra, inevitabilmente, un tasso più elevato di malattie. Questa crisi sanitaria, connessa all’emergenza coronavirus, deve indurci a riflettere sulla circostanza che il bisogno di acqua sicura sia, oggi, più che mai essenziale per preservare la salute di tutti noi e che, nei Paesi più poveri, vada considerato al pari della necessità di dissetare e sfamare”. Lo ha dichiarato Simone Garroni, direttore generale di Azione contro la Fame, organizzazione internazionale umanitaria che si occupa della lotta alla fame e alla malnutrizione, che in questi giorni sta coordinando una serie di interventi in risposta all’emergenza Covid-19 negli oltre 45 Paesi in cui è impegnata.


Secondo Garroni, "l’accesso all’acqua pulita e potabile, insieme alla condicisione delle regole igieniche più importanti, diventa un aspetto fondamentale. Occorre, infatti, salvaguardare ben 821 milioni di persone nel mondo che, ancora, soffrono la fame e che, a causa di un sistema immunitario fortemente indebolito, rischiano di non sostenere gli effetti di un eventuale contagio da coronavirus. Penso anche ai 200 milioni di bambini che hanno scarse difese immunitarie, anche per la concomitanza con altre malattie quali malaria, polmonite e infezioni intestinali”


In occasione della 'Giornata mondiale dell'acqua', con una pandemia che ha già colpito più di 160 Paesi, Azione contro la Fame ritiene, dunque, più che mai essenziale riconoscere che l’utilizzo di un’acqua pulita, oltre a una 'nuova cultura' capace di garantire una igiene adeguata, sia oggi l’unica strada per combattere tutte le epidemie. L'accesso all'acqua sicura è, del resto, un problema che riguarda ancora tante aree del mondo. La malnutrizione, per 1 bambino su 2, è collegata ancora oggi alle “malattie dell’acqua”. Inoltre, il 27% delle malattie nei bambini di età inferiore a 5 anni (polmonite, malaria, diarrea) continua ad essere causato dallo scarso accesso a fonti idriche sicure e all'igiene.


Secondo alcuni dati forniti nel 2019, oltre 1,8 miliardi di persone nel mondo bevono acqua da fonti contaminate e sono, dunque, esposte al rischio di contrarre il colera. Azione contro la fame, infatti, ricorda che oltre l'80% delle acque reflue generate a livello globale ritorna nell'ecosistema senza che vengano trattate e, nella maggior parte dei casi, le popolazioni non dispongono delle infrastrutture necessarie per il trattamento delle acque reflue.


Sono 3 miliardi, inoltre, le persone che non dispongono di servizi per il lavaggio delle mani con acqua e sapone a casa, per proteggersi dal coronavirus e da altre pandemie. Diventa, così, importante promuovere, con più decisione, iniziative legate alla condivisione delle regole basiliari in tema di igiene e lavaggio delle mani. Una indagine condotta dall’organizzazione in Pakistan, d’altra parte, lo ha dimostrato: nei bambini con meno di 5 anni di età sottoposti a una educazione al corretto lavaggio delle mani, l’incidenza della polmonite è inferiore del 50%.


L’emergenza acqua, intanto, sta mettendo in ginocchio il Medioriente. In Siria i bisogni umanitari legati all’acqua colpiscono 15,5 milioni di persone e, in Yemen, in 4 milioni dipendono dall'approvvigionamento idrico fornito dalle autocisterne. In questa situazione, non sorprende che il Paese abbia dovuto fronteggiare, dal 2016, la peggiore epidemia di colera che il mondo abbia conosciuto, con 1,7 milioni di persone colpite e quasi 3.500 morti.


Emergenza coronavirus. Secondo il responsabile Salute e Nutrizione di Azione contro la Fame, Antonio Vargas, 'misurare' l’estensione del covid19 nelle regioni che dispongono di meno risorse, soprattutto idriche, sarà difficile ma “è facile supporre che il tasso di mortalità sarà più alto che in Europa o in Cina”. Per questa ragione, le attività in tema “Wash” continuano a rappresentare una parte fondamentale del lavoro dell’organizzazione: quasi la metà di tutti i progetti (43,6%) include progetti di questo tipo.


E' necessario, d’altra parte, promuovere con più forza interventi idrici e igienico-sanitari soprattutto, ricorda Simone Garroni, “laddove si sono verificati catastrofi naturali o sono in corso conflitti, a causa delle concentrazioni di popolazione che rischiano di propagare l’impatto dei virus”. Pertanto, l’installazione di punti di accesso all’acqua, la realizzazione di servizi igienici e la distribuzione di kit igienici devono rappresentare, in queste aree, i primi interventi umanitari di emergenza.


Per rispondere all’emergenza “coronavirus”, ad Azione contro la Fame è stato richiesto, nei giorni scorsi, di fornire, nel campo di Azraq, in Giordania, i kit per la pulizia dei servizi igienici. I gruppi di coordinamento impegnati nei settori dell’acqua e dell’igiene hanno invitato tutte le altre Ong a intraprendere azioni preventive, in sinergia con le autorità giordane, per affrontare i rischi della trasmissione del virus nelle comunità più vulnerabili e nei campi profughi, spesso sopraffollati.


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