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Venerdì, 26 Aprile 2024
Emergenza incendi

E’ già allarme incendi: arriva la legge per il ritorno del Corpo Forestale

Nel giro di cinque anni, sono state due le estati record ad aver incenerito centinaia di migliaia di ettari di boschi italiani. “Non c’è più nessuno a vigilare sulle nostre foreste già afflitte dal cambio del clima, subito una nuova polizia forestale” 

Pare che le prossime piogge bagneranno l’Italia intorno ai primi di aprile, quando il nord berrà nuovamente dopo 110 giorni di siccità. Intanto il Po è ai minimi da 30 anni, l’acqua salata risale dai fiumi asciutti dell’Adriatico, le turbine non producono energia rinnovabile e le coltivazioni agricole primaverili sono in crisi nera. Non va meglio ai boschi. La Protezione Civile di Lombardia e Friuli Venezia Giulia ha già emanato la massima allerta, mentre i primi roghi sono comparsi nel savonese, nella bergamasca e nel trevigiano, dove il Monte Grappa ha rischiato di diventare un’unica indefinita torcia. Dietro l’angolo di un’altra estate flagellata da temperature ancora sopra la media, c'è il deja vù di quanto accaduto lo scorso anno. Un annus horribilis per le foreste italiane con quasi 200mila ettari di alberi e fauna selvatica andati in fumo. La Sicilia ha perso il 3% della propria copertura forestale e in Europa peggio di noi ha bruciato solo la Turchia. Cambiamento climatico? Certo. “Sono anni siccitosi e potenzialmente devastanti. Ma nessuno è più in grado di vigilare con efficacia sul nostro patrimonio verde e questi sono i risultati disastrosi, ma tristemente annunciati, della riforma Madia che ha soppresso il Corpo Forestale dello Stato nel 2016”. A parlare a Today è Maurizio Cattoi, deputato pentastellato primo firmatario della proposta di legge per il ripristino di una nuova polizia forestale, ambientale e agroalimentare. La POLFER, che dovrebbe ristabilire lo status civile del corpo. E ridare vita un organismo unico, formato, specializzato e vocato alla difesa del Paese con la più alta biodiversità d’Europa. 

A guardare bene in effetti, dopo quello della scorsa estate, l’altro primato che ha gettato il Belpaese tra le fiamme è stato registrato proprio nel 2017 con 162mila ettari di boschi inceneriti. Due anni nel giro di cinque, come mai si erano visti nell’ultimo mezzo secolo. Fu il Governo Renzi, in sella per poco più di ventiquattro mesi, ad ottenere l’assorbimento nell’Arma dei Carabinieri del corpo in grigioverde che oggi avrebbe compiuto 200 anni di servizio. Una riforma siglata dall’ex Ministro per la semplificazione Marianna Madia che portò alla militarizzazione forzata di 7.781 Forestali. Di questi, ancora oggi si contano 3.300 contenziosi legali in ambito amministrativo, costituzionale ed europeo. “Adesso - prosegue l’onorevole laureato in Scienze Forestali con una carriera conclusa da Generale dei nuovi Carabinieri forestali - sono soprattutto gli amministratori locali in difficoltà nel gestire i propri territori a chiedere che questa proposta di legge vada avanti. Anche chi fa parte del partito che all’epoca promosse lo sciolgimento. Ma dovrà esserci una volontà politica condivisa”.

Anche perchè a essere mancati, pare siano stati entrambi gli obiettivi cardine della riforma Madia. "Non si è semplificato nulla nè risparmiato nulla”, prosegue l’onorevole. “Anzi. Competenze e funzioni prima affidate ad una regia unica sono state disgregate e assegnate a cinque diverse amministrazioni, con uno sperpero di denaro pubblico crescente. I costi dell’ultimo anno di Corpo Forestale furono di 495 milioni di euro, mentre in questa legge di bilancio, solo per il Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dell’Arma, sono quantificati 502 milioni. Con la metà della flotta degli elicotteri antincendio. Da una parte personale e mezzi acquisiti dai Carabinieri forestali sono stati disabilitati allo spegnimento, dall’altra quelli affidati ai Vigili del Fuoco sono sottoutilizzati”. Se il buongiorno si vede dal mattino, nel Paese coperto per il 35% da boschi e foreste, la stagione calda del 2022 si annuncia incandescente. “Decine di ex forestali sono stati trasformati in addetti ai più svariati uffici ministeriali. Comandanti di motonavi si ritrovano all'ufficio protocollo o al corpo di guardia del Comando della Guardia di Finanza. E quando brucia un bosco, centinaia di assegnati al Corpo Nazionale Vigili del Fuoco non possono apportare il loro specifico contributo professionale. Il territorio è rimasto sprovvisto dell'unica sentinella presente nelle fasi iniziali degli incendi boschivi, in cui il fuoco si può ancora combattere e vincere. La protezione delle foreste è una missione che non si improvvisa. E in bosco, gli incendi si spengono d’inverno”, conclude il deputato.

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