L’Agenzia delle Entrate ha comunicato che da luglio i titolari di partita Iva non potranno più usare contanti presso i punti di rifornimento.

Dall’1 luglio chi ha partita Iva non potrà più pagare cash carburanti e lubrificanti se vorrà beneficiare della possibilità di detrarre l'imposta e dedurre le spese derivanti dall'acquisto. I costi relativi a benzina e diesel infatti - secondo quanto stabilito dalla Legge di Bilancio 2018 - diventeranno deducibili solo se sostenuti tramite mezzi tracciabili.

Le spese di rifornimento resteranno deducibili e detraibili a condizione che siano pagate tramite carte di credito/debito e prepagate, bonifico bancario o postale, assegni, addebito diretto in conto corrente. Il provvedimento dell'Agenzia delle Entrate specifica, inoltre, che per l'acquisto dei carburanti è possibile continuare a utilizzare le cosiddette carte carburanti, cioè quelle carte che vengono rilasciate agli operatori Iva dalla compagnia petrolifera a seguito di specifici contratti di netting, che consentono il pagamento in un momento diverso rispetto alla cessione. Sono valide anche le carte (ricaricabili o meno) e i buoni, che permettono alle imprese e ai professionisti di acquistare esclusivamente i carburanti e lubrificanti (con medesima aliquota Iva).

Ai distributori sarà riconosciuto un credito d'imposta al 50% sulle commissioni dei pagamenti tramite moneta elettronica da utilizzare nell’F24. Il peso delle commissioni per pagamenti tramite carte di credito incide dall'1-1,5% del valore delle operazioni fino a un 2,75% per le carte business, mentre per le carte di debito pesa tra lo 0,4 e lo 0,8%. I distributori lamentano peraltro che solo il 2,5% delle cifre incassate rappresenta un reddito per i distributori stessi perché il 97% dell’incasso è costituito da accise, Iva e ricavo industriale lordo delle compagnie petrolifere e non resta dunque nelle tasche degli stessi benzinai.