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Domenica, 28 Aprile 2024

Martina Di Iorio

Editor di CiboToday

Il turismo di massa contribuisce allo spreco alimentare?

Traghetti presi d’assalto, file interminabili negli aeroporti, musei, punti d’interesse, città vetrine schiacciate sotto il peso di un turismo di massa che fa sorgere molti dubbi. Che il fenomeno sia ormai sotto gli occhi di tutti non è una novità: il cosiddetto overtourism ovvero il sovraffollamento alla capacità di carico delle località turistiche, è già noto dagli anni ’60 arrivando alla dimensione attuale in tempi recenti e per diversi fattori. Voli low cost, affitti a breve termine, capillarizzazione dei servizi, mancanza di normative ad arginare situazioni incerte, il turismo è un fiume in piena che lascia importanti conseguenze, soprattutto all’ambiente. Secondo un recente studio di Demoskopika su dati Istat e Banca d'Italia sono previsti 127 milioni di presenze turistiche in Italia nel 2023, con una crescita rispettivamente pari al 12,2% rispetto al 2022. Turisti che viaggiano, si spostano, ma soprattutto consumano, aumentando il livello di spreco alimentare.

Una spiaggia sovraffollata

Il turismo di massa: alcuni numeri su cui riflettere

Quella che molti definiscono come l’età del turismo, tanto da essere la terza industria per esportazioni nel mondo dietro carburanti e prodotti chimici (United Nations World Tourism Organization UNWTO 2021), ha un impatto ambientale ingombrante. A partire dalle emissioni di CO2, di cui il turismo ne è responsabile nella misura del 5% a livello globale (UNWTO, ITF, 2019), fino allo spreco alimentare. Secondo una nota dell’azienda Too Good To Go, la famosa app che mette in connessione l’utente con i ristoratori o i supermercati con eccedenze alimentari, questo fenomeno sembra aumentare in estate anche a causa dei turisti, o meglio, di comportamenti poco consapevoli. Se si considera che buttiamo via una media di 183 grammi di cibo al giorno (quindi 67 kg all’anno), si stima che il potenziale spreco aggiuntivo collegato al turismo del 2023 fa arrivare a più di 30mila tonnellate. Si pensi alla sovrapproduzione dei mesi estivi per far fronte al numero crescente di turisti: banchetti, buffet, tanto negli alberghi quanto nei locali e ristoranti. Il cibo diventa dunque uno dei temi da affrontare a tutti i livelli.

Il buffet è una delle modalità che contribusce a creare spreco

Alcune azioni messe in campo per ridurre lo spreco

Città a numero chiuso, strade a senso unico, restrizioni sugli affitti turistici, tra le proposte che cercano di mettere un freno a monte. Misure che creano polemiche e divisioni, a tratti drastiche e illiberali. Per questo si fanno spazio concetti ibridi come ecoturismo e turismo sostenibile, grazie all’impegno di istituzioni, imprenditori e operatori del turismo più attenti a veicolare stili e modelli di vacanza alternativi. Alberghi diffusi, bioagriturismi, escursioni in bicicletta, facendo sempre però attenzione all’affetto greenwashing che è dietro l’angolo, ovvero la narrazione green di cui molte aziende e non solo si riempiono la bocca. E per lo spreco alimentare?

Il concetto di consumo mordi e fuggi è da condannare agendo sui comportamenti d’acquisto e abitudini alimentari di ognuno di noi. Ci sta lavorando la United Nations World Tourism Organization nella sua Global Road Map For Food Waste Reduction in The Tourism Sector: un quadro d'azione per accelerare la riduzione dello spreco alimentare nel turismo, condividendo suggerimenti e indicazioni pratiche per il settore al fine di ridurre al 50% lo spreco alimentare entro il 2030. Tante anche le iniziative locali e private, dai ristoratori, hotel e aziende. Come Too Good To Go, prima menzionata, che grazie alla collaborazione con Grandi Stazioni Retail cerca di salvare il cibo anche quando si sta viaggiando. Negli store delle principali stazioni d’Italia e del network che aderiscono al programma, sarà infatti possibile ritirare una bag contenente un pasto che altrimenti verrebbe gettato, contribuendo così a generare un impatto positivo. Non si è che all’inizio.

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