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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Cassazione: "Baciare una 14enne è sempre violenza sessuale"

Così la Suprema Corte ha chiuso il caso di un uomo di 44 anni che era stato condannato in primo grado a due anni di reclusione per avere dato un bacio sulla bocca ad una ragazzina infraquattordicenne

Un bacio dato sulle labbra a una ragazzina di quattordici anni è violenza sessuale, anche se non è stato estorto: a dirlo è la Cassazione che ha bollato così il gesto di un 44enne vicentino già condannato in primo grado a due anni di reclusione per violenza sessuale (pure qualificato di minore gravità) che così si approcciò con una ragazzina infraquattordicenne (la pena in appello era stata ridotta a un anno e due mesi).

L'imputato, nel suo ricorso, aveva sostenuto che al centro del procedimento vi era "soltanto un bacio sulle labbra, liberamente scambiato" con la minorenne, la quale in una lettera aveva anche dichiarato che "avrebbe voluto fare di più", sottolineando quindi che "nel comune sentire un bacio non può costituire un illecito". La Suprema Corte, però, ha ricordato che "il consenso di una persona  infraquattordicenne, pur alla stregua dell’evoluzione umana e sociale, rimane assoggettato sul piano normativo da un giudizio assoluto di immaturità, con ciò implicitamente, ma inequivocamente escludendo che la sua presenza possa comunque integrare la carenza del dolo nell’individuo maggiorenne che con tale persona compie l’atto sessuale".

I giudici, inoltre, hanno ricordato che "il fatto che l'atto sessuale nel caso di specie sia consistito nell'avere soltanto dato un bacio (definito dalla parte offesa, nella lettera da lei scritta, appassionato e consensuale) non ha rilievo di per sè", dato che la giurisprudenza consolidata ha"affermato la compatibilità del bacio con il reato sessuale".

La Terza sezione penale ha poi disposto un nuovo esame della vicenda davanti alla Corte d’appello di Venezia "limitatamente al trattamento sanzionatorio", poiché il giudice di merito non ha fatto riferimento alla questione delle attenuanti generiche, "limitandosi a dilatare l’incidenza dell’attenuante" già riconosciuta in primo grado. 

Quanto alla sussistenza del reato sessuale, la Suprema Corte ha considerato ancora che "la corte territoriale ha aggiunto  correttamente che il reato in questione non richiede un dolo  specifico, ma semplicemente la coscienza e la volontà di porre in essere un comportamento sessuale, qualunque sia lo scopo che l’agente si prefigga".
 

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