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Domenica, 28 Aprile 2024
Mercato Lavoro

Articolo 18, è scontro tra governo e sindacati

Camusso: "Il governo vuole dare alle imprese la libertà di licenziare, Renzi non conosce la Costituzione". Angeletti: "Non togliere niente a nessuno ma proteggere chi non ha niente". Ma dall'incontro Cgil-Cisl-Uil nulla di fatto. Renzi: "Il reintegro rimarrà per i licenziamenti discriminatori e per quelli disciplinari"

Continua lo scontro tra il premier Matteo Renzi e i sindacati sull'articolo 18, dopo che ieri il presidente del Consiglio ha annunciato nel corso della trasmissione di Fabio Fazio che saranno aboliti i contratti precari perché l'importante "è che lo Stato non lasci a casa nessuno". Immediata la reazione dei sindacati che hanno criticato le parole del premier.

CGIL SULLE BARRICATE - "Si può fare progapaganda o si può fare un ragionamento serio, ma non mi pare ci sia né nella delega né nelle parole di Renzi l'intenzione vera di ridurre il precariato", ha detto il leader della Cgil, Susanna Camusso, arrivando all'incontro con i numero uno di Cisl e Uil Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, sulle forme di mobilitazione a difesa dell'articolo 18. "Ieri per la prima volta - ha aggiunto Camusso - è stata detta una cosa mai detta nella storia del Paese che il punto è la garanzia alle imprese della libertà di licenziare, su questo bisogna concentrarsi".

ANGELETTI: "TUTELARE" - Angeletti ha commentato: "Renzi non conosce neanche la Costituzione, noi siamo una organizzazione di tendenza". Arrivando all'incontro con leader della Cgil e della Cisl, Angeletti ha poi commentato l'intenzione del premier di ridurre il precariato e di abolire l'articolo 18 per i neoassunti: bisogna agire "senza togliere niente a nessuno ma dando le protezioni a chi non ha niente". Quanto all'intenzione di Renzi di parlare della questione articolo 18 direttamente con i lavoratori, il leader della Uil ha liquidato la cosa con una battuta: "Mi immagino voglia parlare con 17 milioni di lavoratori dipendenti, ci vorrà un po di tempo visto che non vuole parlare con chi li rappresenta".

POLETTI: "DISCUTIAMO" - Il "premier è stato molto chiaro", ha sottolineato oggi il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti rispondendo a chi chiedeva se l'unica ipotesi di reintegro che il governo ha intenzione di mantenere è quella legata ai licenziamenti discriminatori. oletti ha ricordato che oggi c'è una discussione alla Direzione del Pd su questo tema e "in quella sede - ha sottolineato a margine di un convegno sull'occupazione - avremo una ripuntualizzazione e sarà completata la riflessione del caso e avremo tutti gli elementi per andare avanti con i lavori parlamentari che dovranno ripartire dopodomani".

SINDACATI, NESSUN ACCORDO - Ancora nulla di fatto sulle iniziative comuni da mettere in campo a difesa dell'articolo 18 tra Cgil, Cisl e Uil. Dopo tre ore di confronto, i leader sindacali Susanna Camusso, Luigi Angeletti e Raffaele Bonanni hanno affidato ad una dichiarazione congiunta la posizione assunta: "Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di proseguire il confronto per l'elaborazione di una piattaforma unitaria". Cgil, Cisl e Uil, nell'incontro sui temi del lavoro hanno poi preparato la riunione del 6 ottobre a Roma, alla quale parteciperanno la Ces e tutti i sindacati europei, in vista del vertice dei governi europei sull'occupazione programmato a Milano per l'8 ottobre.

RENZI ALLA DIREZIONE DEL PD - Il reintegro rimarrà per i "licenziamenti discriminatori" e per quelli "disciplinari". Lo ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi, spiegando però che "senza un intervento sul mercato del lavoro e sull'articolo 18 non si va da nessuna parte. Costruire un nuovo welfare è doveroso e sacrosanto". Renzi si è detto disposto a discutere di "cosa significa discriminatorio e disciplinare", ma ha aggiunto che "se vogliamo dare tutela ai lavoratori, non è difendendo una battaglia che non ha più ragione di essere che ci riusciamo", ma costruendo "una rete più estesa di ammortizzatori sociali". Il premier ha poi proseguito affermando che l'Italia in questi anni è stata una "Repubblica fondata sulla rendita di posizione", anziché sul lavoro, e per questo "anziché vivere di paure" bisogna avviare una riforma dello statuto che estenda a tutti il welfare e elimini contratti come i co.co.pro.

NUOVO WELFARE - Renzi ha quindi proposto "un modello di welfare per cui se tu ci provi e fallisci io ti proteggo, non ti lascio andare in terra". Serve dunque la riforma della "giustizia civile", della "pubblica amministrazione, ma anche la certezza che se investi in Italia sai quanto costa il lavoro. Non possiamo continuare ad avere un elemento di incertezza. L'azienda non investe perché non sa quanto costa l'eventuale uscita". Il premier ha infine ricordato che fu il centrosinistra ad aprire alla flessibilità nel mercato del lavoro: "Nel '97-'98 abbiamo sì garantito forme più flessibili, ma poi cadde il governo e la seconda parte, quella delle tutele, ci è venuta meno bene".

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