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Venerdì, 26 Aprile 2024
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"Vi spiego perché gli imprenditori non trovano camerieri e cuochi"

Il reddito di cittadinanza c'entra poco e anche il tema delle retribuzioni è marginale. I problemi sono iniziati dopo il dimezzamento della Naspi, dice a Today Giovanni Cafagna del sindacato Anls. E con la pandemia i contratti degli stagionali sono diventati sempre più brevi

Perché mancano cuochi e camerieri? Secondo il ministro Garavaglia solo nel turismo i posti vacanti sarebbero "tra i 250 mila e 350 mila", un bel problema per il mondo della ricettività italiana che ha difficoltà sempre più evidenti a trovare nuovo personale proprio ora che dal settore arrivano segnali di ripresa. I numeri delle offerte, in crescita, si vanno a scontrare con quello delle candidature che invece sono ineluttabilmente in calo. Insomma, gli stagionali mancano davvero. Il rischio è quello di non sfruttare il trend in ripresa dell'industria turistica: nel 2022 (la stima è di Demoskopika) sono attese 343 milioni di presenze tra italiani e stranieri (un +35% rispetto al 2021) con una spesa turistica prevista di oltre 26 miliardi di euro. 

Eppure gli annunci di lavoro cadono spesso nel vuoto. Qual è il motivo? E soprattutto: ci sono delle soluzioni? Se gli imprenditori del settore contestano l'introduzione del reddito di cittadinanza e lamentano la scarsa voglia di sacrificarsi dei giovani, dalle testimonianze dei lavoratori del turismo - nonché da inchieste condotte sul campo - emerge una realtà ben più complessa e sfaccettata fatta anche di lavoro in nero e contratti precari. 

No, non è tutta colpa del reddito di cittadinanza o dei giovani bamboccioni se nel turismo non si trova personale. Prova ne è il fatto che il problema non riguarda solo l'Italia. Secondo un rapporto dell'Ela, l'autorità europea del lavoro, i posti vacanti segnalati dai vari Stati membri nel 2021 sono stati oltre 1 milione. Il problema è particolarmente sentito ad esempio in Spagna dove, come ha di recente segnalato "El Pais", gli imprenditori lamentano "una presunta mancanza di vocazione nel settore" mentre i lavoratori denunciano orari interminabili, turni notturni non pagati, tagli salariali e precarietà generalizzata. Tutto il mondo è paese.

Il problema della Naspi

Ma torniamo in Italia. Giovanni Cafagna, presidente dell'Associazione Nazionale Lavoratori Stagionali (Anls), primo sindacato nazionale che difende i diritti di questa categoria, ci spiega che "il problema si sta aggravando ogni anno sempre di più" e che dunque quanto denunciato da molti imprenditori del turismo sulla mancanza di cuochi e camerieri corrisponde a verità. Sul perché i lavoratori non si trovino il sindacalista ha una sua idea ben precisa. La fuga dal lavoro stagionale sarebbe iniziata dopo il dimezzamento del sussidio di disoccupazione deciso dal governo Renzi nel 2015.

Se infatti è vero che la Naspi, introdotta per sostituire Aspi e miniAspi, ha dei requisiti contributivi meno stringenti e in molti casi anche una durata maggiore rispetto ai precedenti sussidi, per gli stagionali la riforma introdotta col Jobs Act è stata indubbiamente un passo indietro. La Naspi viene infatti liquidata per un periodo massimo pari alla metà delle settimane lavorate negli ultimi 4 anni e la legge stabilisce che ai fini della durata non si può tenere conto dei "periodi contributivi che hanno già dato luogo ad erogazione delle prestazioni di disoccupazione". Con la miniAspi il calcolo veniva invece effettuato sugli ultimi due anni di contribuzione. Tradotto con un esempio pratico ciò significa che se prima della riforma un lavoratore con 6 mesi di contributi poteva beneficiare di 6 mesi di indennità, con la Naspi ne percepisce solo tre.

A peggiorare le cose ci si è messa la pandemia. Se nel mondo pre-Covid si lavorava anche nei mesi di aprile, maggio e ottobre, con il calo del turismo, fa notare Cafagna, "i contratti partono da metà maggio-inizio giugno e finiscono a metà settembre". 

"Così un lavoratore non può mantenere una famiglia"

Così la vita degli stagionali si è fatta sempre più precaria. "Chi ha sempre fatto le stagioni ha iniziato ad abbandonare questa attività lavorativa perché con 3 mesi di lavoro e un mese e mezzo di sussidio un lavoratore non può mantenere una famiglia, non ce la fa" dice Cafagna a Today.it. "Pian piano gli stagionali, anche stranieri, hanno iniziato a cercarsi un lavoro più stabile in grado di garantirgli una sicurezza economica" e i giovani non sembrano disposti a raccogliere il testimone dei lavoratori che lasciano. 

Il reddito di cittadinanza c'entra qualcosa? "Ma no, è un fenomeno del tutto marginale" dice il sindacalista. "Ci sarà anche qualche lavoratore disonesto che chiede di lavorare in nero, ma in quel caso si parla di truffa e comunque non si può spiegare in questo modo la fuga dal settore se pensiamo a quanti sono i posti vacanti nel turismo". Quella sul reddito dunque "è solo una speculazione politica" perché "in certi ambienti questo strumento non è visto di buon occhio. L'obiettivo è eliminarlo e ogni occasione è buona per tirarlo fuori".

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Nel sindacato sono convinti che neanche il tema degli stipendi sia così centrale se non si mette mano alla precarietà del lavoro: "Se anche un cameriere ricevesse 3mila euro al mese, con un contratto di 3 mesi e la Naspi arrivererebbe a guadagnare 10-11mila euro all'anno, ma un padre di famiglia cosa ci fa?".

E poi c'è il tema dello sfruttamento e degli straordinari non pagati che "esiste da sempre e ovviamente va risolto, ma non è la causa della mancanza dei lavoratori che invece è un fenomeno iniziato già nel 2017, prima che venisse introdotto il reddito di cittadinanza, ma subito dopo l'introduzione della Naspi". "Il nostro problema di base è il sussidio di disoccupazione che è stato tagliato" rimarcano dal sindacato, "da lì è scattato questo meccanismo di abbandono. Se prima eravamo precari ma c'era comunque la certezza di un'entrata più o meno costante, ora siamo precari e basta". Per questo, sottolinea Cafagna, lo Stato "deve ammettere l'errore enorme che ha fatto nel 2015" e "garantire una certa continuità economica" a chi lavora nel settore. 

Le proposte del ministro Garavaglia su stagionali e reddito di cittadinanza

Ben diversa è la posizione del ministro per il Turismo Massimo Garavaglia (Lega): "Vanno riviste regole assistenziali come la Naspi, il reddito di cittadinanza e un ripensamento sui voucher" ha detto qualche giorno fa il ministro parlando nel Cuneese, perché "in Italia siamo al paradosso: c'è il 9% di disoccupazione ma le imprese turistiche non trovano 300 mila stagionali per la prossima estate". In che modo Garavaglia intenda cambiare le regole sull'indennità di disoccupazione non è chiaro. Sul reddito invece la sua idea è quella di dimezzare l'importo del sussidio ai lavoratori stagionali "purché vadano a lavorare". È molto difficile però che la proposta metta d'accordo tutte le forze che sostengono la maggioranza viste le resistenze del centrosinistra, M5s in primis, a depotenziare la misura. 

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