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Martedì, 19 Marzo 2024
Economia Verona

Melegatti, la favola è finita: torna la cassa integrazione, bloccata la produzione

I responsabili della produzione dell'azienda veronese hanno deciso di sospendere la produzione dei pandori: "Dopo Natale costano meno del pane, lavoreremo in perdita". Pronto un altro giro di cassa integrazione fino all'Epifania

Sembrava una storia di Natale, una di quelle a lieto fine. E invece la magia pare essersi già spenta. Come rivela Il Corriere della Sera, oggi i dipendenti della Melegatti di San Giovanni Lupatoto sforneranno l'ultimo pandoro del 2017. Poi tutti all'assemblea del sindacato, dove è scontato che arrivi il sì al via libera per un nuovo giro di cassa integrazione fino alla Befana.

Nonostante nelle scorse settimane, grazie ai milioni del fondo maltese per far ripartire la produzione a Natale e alle campagne sui social network e all'aiuto dei supermercati, fossero stati venduti circa 1,5 milioni di pandori, adesso non c'è alternativa, dice il CorSera:  "Il motivo — spiegano i responsabili della produzione— è semplice: da Natale in poi nei supermercati panettoni e pandori costano meno del pane, quindi d’ora in poi si lavorerebbe in perdita". 

I sindacati però speravano di riuscire ad evitare la cassa integrazione. Intanto lo stipendio di novembre è stato pagato ai lavori dell'azienda (anche se mancano ancora le mensilità di agosto, settembre e ottobre) e il fondo maltese Abalone ha messo altri 10 milioni per la "campagna" di Pasqua e la produzione delle colombe.

"Mi aspetto che al più presto venga presentato il piano per la produzione di Pasqua: i lavoratori sono tornati in fabbrica pur avendo tre mesi di stipendio non pagati. A fronte di tanta disponibilità, ora servono chiarezza e condivisione", fa sapere il segretario generale di Verona, Maurizio Tolotto, mentre Paola Salvi, a capo della Flai Cgil, replica: "Bisogna essere consapevoli che la cassa è un passo inevitabile per dare continuità all’occupazione".

Lo scorso 7 novembre è stata presentata al tribunale di Verona la proposta di ristrutturazione del debito. Tale proposta dovrà avere il via libera dei creditori, a cui fa capo almeno il 60% del debito, e senza quel nulla osta l'unica alternativa è il fallimento. Come ricorda il Corriere, entro il 6 giungo il destino della Melegatti sarà chiaro. 

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