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Sabato, 27 Aprile 2024
La strage

Mille morti sul lavoro anche nel 2022 (se non cambia davvero qualcosa)

Da inizio anno sono già 279 le morti bianche. Come fermare la strage quotidiana?

Di questo passo anche nel 2022 si registreranno più di mille morti sul lavoro. Non è una semplice previsione, è quasi una certezza, considerando che da inizio anno si sono verificati già 279 incidenti mortali sui luoghi di lavoro. Dal 22 al 25 marzo se ne sono registrati ben 11, con una strage nella strage rappresentata dagli agricoltori schiacciati dal trattore: 4 negli ultimi tre giorni e 29 dall'inizio dell'anno. I problemi legati alla sicurezza sono sotto gli occhi di tutti, ma cosa si può fare concretamente per fermare la strage quotidiana?

Agricoltore muore stritolato dal suo trattore

Morti sul lavoro: siamo già a 279 decessi

Mentre la famiglia di Luana D'Orazio, operaia di 22 anni inghiottita da un macchinario tessile lo scorso 3 maggio a Prato, continua a chiedere giustizia e che non ci siano più morti sul lavoro, la lista delle morti bianche del 2022 comincia a diventare sempre più lunga. Solo nel mese di gennaio sono state 46 le persone decedute sul luogo di lavoro, cinque in più rispetto a quelle di gennaio 2021 (+12,2%). Se non verranno presi seri provvedimenti potremo arrivare a toccare i 1.221 morti del 2021, vale a dire circa tre vittime al giorno. Secondo l’Osservatorio nazionale dei morti sul lavoro, da inizio anno sono decedute già 279 persone, di questi 147 hanno perso la vita sui luoghi di lavoro, i rimanenti sulle strade e in itinere. Tra le regioni più esposte al fenomeno la Lombardia (22 decessi), Piemonte e Veneto (con 14 vittime), la Campania (12 morti), Sicilia e Lazio (con 8 morti bianche). La situazione è inaccettabile, bisogna assolutamente fare qualcosa, ma cosa?

Luana D'Orazio, la famiglia rifiuta il risarcimento: "Vogliamo giustizia"

Cosa si sta facendo: nascono gli osservatori regionali

Il premier Draghi e il ministro del lavoro Orlando hanno intrapreso una strada importante per arginare la "strage continua" delle morti bianche puntando sulla prevenzione e sui controlli. Gli infortuni sul lavoro, infatti, sono spesso legati alla mancata prevenzione, all'assenza di protezioni adeguate, all'inadeguata gestione degli impianti e delle attrezzature e alla sottovalutazione dei rischi. "Abbiamo introdotto norme con sanzioni più incisive e tempestive" per garantire la sicurezza sul lavoro e "rafforzato l'ispettorato", ha sintetizzato Orlando. Qualcosa sembra muoversi anche a livello regionale con la nascita dei Patti territoriali per la sicurezza e la legalità del lavoro e degli Osservatori, come nel caso di Ravenna. In particolare, grazie alla predisposizione di un Protocollo d'intesa, si punta a tradurre in impegni concreti la sicurezza sui luoghi di lavoro, sia sul fronte della formazione che dei controlli, specialmente negli ambienti di lavoro dove si registrano le maggiori criticità e varie forme di irregolarità e illegalità. All'interno del Patto, l’Osservatorio avrà un ruolo molto importante: consentirà di mettere a fattor comune i dati relativi agli infortuni, al fine di indirizzare le azioni di vigilanza e controllo verso i settori che presentano le problematicità più accentuate. L'obiettivo non è solo quello di controllare le aziende ma anche di supportarle. 

L'esercito degli ispettori del lavoro 

Tutto questo sarebbe impossibile senza un esercito di ispettori del lavoro. L'Ispettorato nazionale del lavoro (Inl) si sta ripopolando: nell'arco di sei mesi assumerà 2.580 persone, incrementando così del 50% circa il proprio personale, come non avveniva da decenni. A beneficiare del potenziamento dell'organico saranno soprattutto gli uffici territoriali. Tra gli ispettori del lavoro c'è però del malcontento per l’esclusione dall’armonizzazione delle indennità di amministrazione, ossia di un aumento di stipendio che va dai 1.500 ai 2.500 euro lordi l'anno. Tutti i dipendenti ministeriali lo riceveranno, eccezion fatta per i dipendenti dell’Ispettorato nazionale del lavoro (oltre 4.000) e dell’Anpal - Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (90 circa). Dopo una partecipatissima mobilitazione, i sindacati Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Pa, Flp, Confintesa Fp, Confsal Unsa e Usb Pi hanno ottenuto un incontro con il ministro Orlando per il 30 marzo. "Non ci fermeremo fino al raggiungimento del risultato: andremo avanti fino a quando non otterremo l’armonizzazione delle indennità di amministrazione", dichiarano le sigle sindacali.

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