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Sabato, 27 Aprile 2024
Previdenza

Come andare in pensione con i contributi volontari

Per maturare il diritto all'assegno è possibile ricorrere alla "prosecuzione volontaria" dei versamenti previdenziali. Vediamo quali sono i requisiti e gli importi

Che fare se all'improvviso ci si ritrova senza lavoro, quando magari mancano solo pochi anni alla pensione? In casi del genere per maturare il diritto all'assegno è possibile ricorrere ai contributi volontari, una possibilità che può tornare utile sia per perfezionare i requisiti di assicurazione e di contribuzione (e dunque raggiungere l'agognata pensione) sia per incrementare l'importo del trattamento previdenziale nel caso fossero già stati maturati i requisiti richiesti.

Cosa sono i contributi volontari

Come spiega l'Inps sul proprio sito, "i contributi volontari sono utili per il perfezionamento del diritto e per la determinazione di tutte le pensioni dirette (vecchiaia, anzianità, assegno ordinario di invalidità e inabilità) e indirette (superstiti e reversibilità)". Va poi puntualizzato che possono accedere alla contribuzione volontaria tutti "i lavoratori che abbiano cessato o interrotto l'attività lavorativa e possono essere ammessi anche i lavoratori iscritti alla Gestione Separata".

In quali casi si può fare domanda

I contributi volontari, spiega l'ente previdenziale, sono utili per coprire i periodi durante i quali il lavoratore:

  • non svolge alcun tipo di attività lavorativa dipendente o autonoma (compresa quella parasubordinata);
  • ha chiesto brevi periodi di aspettativa non retribuita per motivi familiari o di studio;
  • ha un contratto part-time orizzontale o verticale.

Il rilascio dell'autorizzazione ai versamenti volontari è dunque "subordinato alla cessazione o all'interruzione del rapporto di lavoro che ha dato origine all'obbligo assicurativo". L'Inps spiega però che l'autorizzazione può essere concessa anche se il rapporto di lavoro (subordinato o autonomo) non è cessato nei seguenti casi: 

  • sospensione dal lavoro anche per periodi brevi se sono assimilabili all'interruzione o cessazione del lavoro (come, ad esempio, l'aspettativa per motivi di famiglia);
  • sospensione o interruzione del rapporto di lavoro previsti da norme di legge o disposizioni contrattuali successive al 31 dicembre 1996 (congedi per formazione, congedi per gravi e documentati motivi familiari, aspettativa non retribuita per motivi privati o malattia, sciopero, interruzione del rapporto di lavoro con conservazione del posto per servizio militare, ecc.);
  • attività svolta con contratto di lavoro part-time se effettuato a copertura o a integrazione dei periodi di attività lavorativa svolta a orario ridotto;
  • integrazione dei versamenti per attività lavorativa svolta nel settore agricolo con iscrizione per meno di 270 giornate complessive di contribuzione effettiva e figurativa nel corso dell'anno.

Quali lavoratori possono accedere alla contribuzione volontaria

Chiarito questo aspetto, vediamo le categorie di lavoratori che possono usufruire di questa possibilità. 

  • possono versare i contributi volontari all'Inps i dipendenti e parasubordinati (cioè con contratto a progetto o di collaborazione);
  • i lavoratori autonomi;
  • chi percepisce assegni di invalidità o di pensione indiretta;
  • i lavoratori iscritti alla Gestione Separata;
  • i coltivatori diretti, i mezzadri e i coloni autorizzati nell'Assicurazione generale obbligatoria precedente al 19 febbraio 1983;
  • gli artigiani e i commercianti autorizzati nell'Assicurazione generale obbligatoria con decorrenza anteriore all'1 marzo 1983;
  • i liberi professionisti autorizzati nell'Assicurazione generale obbligatoria con decorrenza anteriore al 19 febbraio 1983;
  • i lavoratori e i pensionati iscritti a forme di previdenza diverse da quelle dell'Inps, autorizzati prima del 1° luglio 1972;

Chi non è iscritto all'Inps può versare contributi previdenziali volontari all'ente (normalmente di categoria) preposto alla previdenza per la sua attività lavorativa.

Gli anni di contribuzione necessari

Esistono però altri requisiti specifici: il lavoratore deve infatti aver versato almeno già 5 anni di contributi o deve avere tre anni di versamenti nei cinque anni precedenti la domanda. Inoltre l'Inps specifica che "è prevista una riduzione del requisito minimo contributivo da tre anni a uno per coprire volontariamente i periodi tra un rapporto di lavoro e l'altro, in caso di lavori discontinui, stagionali o temporanei e quelli di non lavoro nell'ambito di una prestazione part-time orizzontale, verticale o ciclica".

Gli importi da versare

E la somma da versare? Per i lavoratori dipendenti l'importo dipende dalla retribuzione percepita nell'ultimo anno di lavoro che precede la domanda di autorizzazione. In sostanza bisognerà corrispondere la stessa somma che avrebbe versato il proprio datore di lavoro nelle ultime 52 settimane. L'importo del contributo per i lavoratori autonomi (artigiani e commercianti) è invece mensile e viene calcolato, spiega l'ente previdenziale, "sulla media dei redditi da impresa denunciati ai fini Irpef negli ultimi 36 mesi di contribuzione precedenti la data della domanda". Sul sito dell'Inps (a questo link) trovate tutte le informazioni sulla contribuzione volontaria e sulle modalità per presentare la domanda. 
 

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