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Sabato, 27 Aprile 2024
Economia Italia

Trivelle, stop a caro prezzo: i costi nascosti della moratoria

L'emendamento al decreto semplificazioni avrà un costo stimato di risarcimenti di 470 milioni di euro per risarcimenti alle compagnie petrolifere. Il Governo conta di finanziarli con l'aumento dei canoni delle concessioni ma si apre l'incubo della crisi di un settore che dà lavoro a 15mila persone (con tutti i costi sociali annessi)

Il compromesso sulle trivelle ha preso il nome di Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, in acronimo piano PiTESAI. È questo il nucleo dell'emendamento depositato in Senato per modificare il decreto legge semplificazioni dopo l'accordo raggiunto tra M5s e Lega circa la moratoria sulle trivellazioni.

Ora la discussione si sposta nelle commissioni Affari costituzionali e Lavori pubblici, ma è finalmente possibile leggere il testo e sopratutto dati e costi dell'accordo. 

Perché come si legge l'attuazione del piano Pitesai ''potrebbe generare possibili richieste di risarcimento o indennizzo che gli operatori colpiti dagli effetti della moratoria potrebbero eventualmente chiedere'' e che potrebbero andar da un minimo di 282,4 milioni a un massimo di 470,7 milioni di euro.

Cifre scritte dal governo nella relazione illustrativa e tecnica che accompagna la riformulazione dell'emendamento trivelle.

"Per far fronte agli oneri derivanti dai risarcimenti viene istituito un fondo presso il Mise, con una dotazione di 20 milioni di euro a decorrere dal 2020 che sarà finanziato con l'aumento dei canoni. Secondo le stime le maggiori entrate saranno pari a 16 milioni per quest'anno e 28 milioni a partire dal 2020".

Il governo ritiene che si potrà disporre di risorse sufficienti per far fronte agli oneri previsti dalla norma, soprattutto chiedendo alle imprese la rateizzazione degli indennizzi. Esiste tuttavia una clausola di salvaguardia che prevede in caso di risorse insufficienti una rimodulazione dei canoni. 

Niente effetti negativi per la finanza pubblica in quanto gli oneri saranno coperti con le ''maggiori entrate derivanti dalle maggiorazioni" a carico delle imprese concessionarie. Una mazzata per il settore che ha fatto alzare un grido d'allarme sul piano dell'occupazione. 

Trivelle, la moratoria per nuove perforazioni

Prima di tutto però torniamo al testo per capire in cosa consista la moratoria che verrà inserita nel decreto semplificazioni.

Fino all'adozione del piano PiTESAI sono sospesi i procedimenti amministrativi ''relativi al conferimento di nuovi permessi di prospezione e di ricerca''. Salvi i procedimenti ''in corso": la sospensione infatti ''non si applica ai procedimenti relativi al conferimento di concessioni di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi pendenti alla data di entrata in vigore'' del decreto legge.

''Nelle more dell'adozione del piano non è consentita la presentazione di nuove istanze di conferimento di concessioni di coltivazioni''.

Così Vannia Gava, sottosegretario all'Ambiente, sottolinea come la transizione del Paese verso le rinnovabili - come proposto dal ministro Costa - sarà un cammino lungo.

Trivelle, intesa disastrosa: preoccupata anche la Lega

Stop di 18 mesi alle ricerche in mare di idrocarburi, aumento di 25 volte dei canoni annuali per le compagnie petrolifere ed incremento per le tariffe applicate sui permessi di prospezione e ricerca al termine della moratoria. 

Secondo il ministro Costa questi 18 mesi servono, per esempio, per togliere l'articolo 38 dello Sblocca Italia che considera la trivellazione come la priorità strategica del Paese Italia. 

Una scelta sbagliato e controproducente secondo i sindacati. Nora Garofalo di  Femca-Cis spiega come sia inevitabile una crisi del settore che occupa 15 mila addetti tra Emilia Romagna, Marche e Sicilia.

Il sindaco e presidente della Provincia di Ravenna, Michele De Pascale, stronca l'accordo e gli stessi delegati della Lega preannunciano modifiche nel passaggio parlamentare.

Come spiega De Pascale l'aumento dei canoni sarà oggetto di ricorsi pesantissimi facendo crollare il castello finanziario. Per il primo cittadino del capoluogo romagnolo pensare che con un aumento dei canoni si determini automaticamente un aumento del gettito "è illusorio". E ancora il provvedimento oltre a non ridurre il consumo di idrocarburi "penalizza la produzione nazionale a favore delle importazioni e il gas estratto all'estero" che per essere trasportato aumenta le emissioni.

Infine De Pascale spiega che così "si manda un messaggio devastante a tutti gli investitori rispetto alla credibilita' nazionale". I risultati saranno solo "mettere in crisi uno dei settori economici piu' importanti del nostro perdere migliaia di posti di lavoro, provocare l'aumento dei costi dell'energia".

"Si costringerà l'Italia a dipendere esclusivamente da fonti importate per l'approvvigionamento di energia, negandole un futuro di maggiore sicurezza e costringendola all'asservimento alle multinazionali". Il gas naturale, ricorda poi, è la fonte fossile meno inquinante e proprio per questo "è essenziale per la transizione verso le energie rinnovabili".

Già annunciata una grande mobilitazione il 9 febbraio a Roma coi lavoratori, le imprese e i sindacati del comparto offshore.

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