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Sabato, 27 Aprile 2024

La recensione

Giulio Zoppello

Giornalista

Balenciaga su Disney+ è una serie biopic semplicemente perfetta

Balenciaga è la serie perfetta per chi vuole riappacificarsi con il genere biopic, che ultimamente sta dominando l'offerta sul piccolo e grande schermo, anche a costo di diventare ridondante, ripetitivo, fautore di semplici agiografie che aggiungono poco o nulla. Questa serie su Disney+ però è un piccolo gioiello, soprattutto per come riesce a farci comprendere non solo i tormenti di uno dei più grandi stilisti di sempre, ma anche la difficoltà di quel mondo, le sue regole spietate, e i segreti di un mestiere spietato. 

Balenciaga - la trama

Balenciaga parte da un'intervista, che il grande stilista (interpretato da Alberto San Juan) concede, a dirla tutta in modo abbastanza riluttante, a Carmel Snow (Gabrielle Lazure) la fashion director di Harper’s Bazaar, interessata a sapere qualcosa di più sulla sua vita, a bucare quella barriera che Cristóbal Balenciaga ha sempre frapposto tra sé stesso e il resto del mondo. Scelta obbligata del resto, data la sua vita privata così tormentata, così complicata e tutt'altro che semplice. Scappato dalla Spagna finita in pugno al regime franchista, Balenciaga su quel finire di anni ‘30 assieme ai finanziatori Nicolás Bizkarrondo (Josean Bengoetxea) e Virgilia Mendizabal (Cecilia Solaguren), nonché al suo assistente ed amante Wladzio D’Attainville (Thomas Coumans) cerca la fortuna in una Parigi dove però, la haute couture gli appare una montagna difficilissima da scalare. Questo sia per la fortissima concorrenza, tra cui quella di una agguerrita Coco Chanel (Anouk Grinberg), sia perché Balenciaga in realtà, ha talento ma non una grande autostima.

Di base lo vediamo fin dai primi anni barcamenarsi senza sapere esattamente che direzione prendere, come confrontarsi con una clientela incredibilmente esigente, una città classista e spietata. Ma poi, a dispetto della Guerra, dell’occupazione nazista e delle critiche iniziali, saprà dare inizio ad una entusiasmante scalata verso i vertici della moda mondiale, di cui sarà un simbolo di rinnovamento, originalità. Balenciaga diventerà un personaggio tra i più centrali nella moda di sempre, ma anche un uomo tormentato dal passato e dal suo perfezionismo maniacale.

Tutto questo la serie su Disney+ ce lo dona grazie non solo ad una estetica che è particolarmente accattivante, ma soprattutto perché fin dall'inizio ha il giusto ritmo, non perde tempo in cose inutili ma neppure rinuncia a donarci un quadro generale, a descriverci un ambiente e un'epoca storica molto particolare. Assieme ecco che ci vengono mostrate anche le sue durissime leggi, pur senza mai staccare i riflettori da lui, da Cristobal Balenciaga, di cui un bravissimo Alberto San Juan ci dona un ritratto di grandissimo livello, quello che serviva ad un'operazione di questo tipo. 

Il grande ritratto di un enigmatico esteta 

Balenciaga cattura subito l'attenzione per la totale assenza di retorica, qualcosa che riguarda non solo il protagonista in sé, il suo ambiente sociale e di lavoro, ma la moda stessa. Se in passato spesso è stata descritta con toni favolistici, assieme a qualsiasi celebrità, divo o volto noto che vi ha legato la sua immagine nella Storia, la serie firmata da Goya Aitor Arregi, Jon Garaño e Jose Mari Goenaga invece ci parla sempre dei retroscena, della fatica, lo stress, della sua natura di impresa che è perennemente appesa ad un filo sospeso tra fallimento e successo.

Non vi è né il sopra le righe barocco di un House of Gucci, né l'amore per il narcisismo e il perfezionismo tossico di un Il Filo Nascosto. Ma lui, Balenciaga, non smette mai di mettere almeno un po' a disagio lo spettatore, con quella rigidità, quell'emotività malcelata, quell'incapacità di lasciarsi andare che è il suo punto debole, ma anche la sua più grande qualità. Gli permette di non insistere in scelte prevedibili o prive di prospettiva, ma gli preclude anche la gioia, l'empatia verso chi non sia Wladzio, la sua ombra, il suo angelo custode.

Omosessuale, basco, antifascista ma senza dirlo per anni, Cristòbal Balenciaga si fa spazio in un mondo della moda che si basa su una grande bugia: quell'abito ti renderà libera e migliore, ti renderà diversa dalle altre. Ma la serie non è fatta di eccessiva ferocia, c'è in realtà molto tatto nel sentire la sua confessione, nel vedere la difficoltà con cui ripensa ai trucchi per sopravvivere nella Parigi dominata dalla svastica, a come adattarsi alla Moda che diventa sempre meno èlite e sempre più popolare e globale. Balenciaga di conseguenza è anche una narrazione che ci illumina sui cambiamenti della società, su quanto quest'uomo talentuosissimo e chiuso in un'incomunicabilità e una misantropia quasi opprimenti, abbia dovuto farsi spazio con enorme fatica per comprendere cosa voleva veramente addosso a quei corpi, sopra quelle teste.

La Moda conta? Si. Ma fino ad un certo punto, poi dopo è suggestione, è anche però treno per trasportare una libertà che Balenciaga ha inseguito forse senza avere mai per tutta la vita. Maestranze molto convincenti, fotografia pulita e senza fronzoli, nessun eccesso estetico particolare, sono i giusti ingredienti di una serie che sa come far arrivare il suo protagonista a destinazione. 

Voto: 8



 

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