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Venerdì, 26 Aprile 2024

"Le smart city non esistono": nessun dialogo tra gli oggetti intelligenti

A parlare è Roberto Scano, presidente IWA Italy, dopo l'ennessima alluvione che si è abbattuta sulla Liguria. Se i sensori e gli uffici non si parlano tra loro, non saremo mai in grado di gestire le città. Lo scambio di informazioni in tempo reale in momenti di crisi potrebbe rivelarsi vitale

"Le smart city in Italia non esistono. Fatevene una ragione. Siamo ancora dell’idea che smart city sia l’accensione automatizzata dei lampioni o posizionare un hotspot wifi che si autoalimenta dai lampioni. Siamo al punto in cui i cittadini si auto-organizzano, come a Genova, per mettere on line la mappa delle webcam per monitorare il territorio". A lanciare questo messaggio forte e chiaro, all'indomani dell'ennesima alluvione che si è abbattuta sulla Liguria, è Roberto Scano, presidente IWA Italy, associazione dei professionisti del Web.

Sulle pagine di Agendadigitale.eu l'esperto di internet spiega che le città italiane sono lontane anni luce dal diventare intelligenti nonostante la legislazione (DL 179/2012) nostrana inquadri benissimo il concetto di Smart City. La soluzione? "Definire dei requisiti per garantire che qualunque oggetto “intelligente” abbia adeguata “intelligenza” per rilasciare informazioni e dati secondo degli standard (alcuni già esistenti, altri da definire)".

L'Italia è troppo federalista: ogni realtà locale sviluppa la propria app per dare informazioni su meteo, emergenze, informazioni su traffico ecc. quando invece bisognerebbe definire dei protocolli su base nazionale per far sì che le app dialoghino. Questo consentirebbe a chiunque di attingere a fonti di informazione primaria, di avere dati in tempo reale. Dati che, in momenti di crisi come quelli che stanno interessando la Liguria o la Lombardia o la Toscana (la lista è purtroppo lunga), potrebbero rivelarsi vitali. Come siamo messi oggi? 

"Vi è concorrenza pure tra PA per la gestione dei dati: pensiamo a Venezia dove i dati delle maree sono gestiti da un centro maree del comune, da ISPRA e da società privata, con tre misurazioni e previsioni differenti. Iniziamo a razionalizzare e ad avere il coraggio di chiudere inutili doppioni".

Secondo Scano il governo deve fare ordine e deve farlo adesso. "E' necessario dare un forte segnale su questo tema, per evitare le ennesime iniziative-spot basate su nascita di app e/o oggettini a solo uso convegnistico o “medaglistico”. È auspicabile una legislazione nazionale che preveda la nullità di contratti di sviluppo e di acquisto di prodotti da parte delle PA ove gli stessi non utilizzino schemi ed ontologie condivise correlati agli standard", conclude il presidente di Iwa Italia.


 

Fonte: Agenda Digitale →
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