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Venerdì, 26 Aprile 2024
Film al Cinema

Django, il progetto ambizioso (e riuscito) di Francesca Comencini

Alla festa del cinema di Roma arriva in anteprima mondiale la serie televisiva dalla produzione internazionale Django, un progetto ambizioso che riesce a raggiungere standard elevati con la regia di Francesca Comencini, direttrice artistica e regista dei primi quattro episodi. La serie guarda direttamente non solo al film di Sergio Corbucci del 1966 ma ai western di Peckinpah, in particolare “Il mucchio selvaggio”, che è un riferimento dichiarato dalla regista, per il modo di filmare la violenza. 

Negli occhi iniziali di Sara resta il dettaglio di una pistola. Sono gli stessi occhi dell’ottimo Matthias Schoenaerts compaiono da sotto il cappello quando deve combattere con un lottatore austriaco presentato come un avversario invincibile. È il 1872. Sono passati sette anni dalla fine della Guerra di Secessione. New Babylon è la città libera, dove vengono lasciate fuori le armi e tutti, criminali e reietti compresi, possono entrare. 

L’ispirazione allo storico film di Corbucci è fedele e al contempo innovativa, infatti vengono assemblati i concetti di assoluto rispetto dei ruoli degli iconici personaggi nella loro identità e al contempo si unisce la modernità del linguaggio, supportata da immagini attoriali molto più contemporanea nei lineamenti e fattezze, per cui la durezza non è un requisito fondamentale. Non a caso viene scelto - per questa serie Sky e Cattleya - come protagonista uno degli attori più affascinanti del panorama prima europeo, e ormai anche mondiale Matthias Schoenaerts, accompagnato dal tenebroso Nicholas Pinnock e dalla giovane e promettente Lisa Vicari, nei panni di Sarah, già fattasi notare nella serie tedesca Netflix “Dark”.

Django non è più solo una storia di riscatto sociale, ma in questa serie una vera e propria storia di alienazione familiare, in cui il protagonista viene punito dalla sua stessa figlia per non essere stato presente al momento del massacro dei propri cari.

Naturalmente non poteva mancare il male, e in questo caso si materializza nella maniera più assoluta, dato che è interpretato in tutta la furia più surreale, a tratti diremmo anche simpaticamente femminista, quasi ironica, attraverso la figura della “signora”, Lady Elizabeth, una possente Noomi Rapace, che ha appena ricevuto un prestigioso premio alla Festa del Cinema di Roma, ovvero il Premio Progressive alla Carriera.

La figura di Elizabeth rappresenta l’incarnazione del male bigotto e vendicativo, se non paranoico-ossessivo, di colei che si ritiene una figura chiave nel redimere i peccatori per conto di Dio, ma che in fondo non è altro che una perfetta sadica al pari di qualche gesuita durante la conquista dell’America.

Si evince, senza voler spoilerare, che la protagonista femminile abbia delle vecchie ruggini con il capo della città rifugio, John Ellis e lo si intuisce, perché troviamo un flashback del loro passato, a cui segue la volontà della donna, nel presente, di non sparagli durante un movimentato conflitto a fuoco. La storia si preannuncia molto vivace e intricata, il dualismo tra bene e male è l’argomento centrale e l’amore chissà non trionfi sia per il valoroso Django che per gli altri pittoreschi personaggi.

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