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Sabato, 27 Aprile 2024
Film al Cinema

"Il sesso degli angeli": la nuova commedia di Pieraccioni cade in una grande contraddizione

In uscita giovedì 21 aprile, il film del regista toscano con Sabrina Ferilli e Marcello Fonte scivola proprio nel moralismo che vorrebbe invece prendere in giro

Il sesso degli angeli è il nuovo film scritto e diretto da Leonardo Pieraccioni, con il regista toscano nei panni anche del protagonista Don Simone, su una sceneggiatura realizzata in collaborazione con Filippo Bologna. A completare il cast Sabrina Ferilli, Marcello Fonte, Gabriela Giovanardi, Eva Moore, Maitè Yanes, Valentina Pegorer, Giulia Perulli e Massimo Ceccherini. 

Il sesso degli angeli: la trama del film

Il film racconta le vicende di Don Simone (Leonardo Pieraccioni), prete un po’ spontaneo e sopra le righe – e per questo già ammonito per ben due volte dalla Curia romana – impegnato a risollevare le sorti della sua Chiesa degli Angeli a Firenze, che cade (letteralmente) a pezzi. La sua parrocchia è frequentata solo da poche donne anziane, dal sagrestano Giacinto (Marcello Fonte) e dall’unico ragazzo giovane Finzio: non ci sono abbastanza offerte per riparare il tetto crollato a causa dell’umidità. Un giorno, tuttavia, la fortuna (o forse il Signore stesso) sembra iniziare ad aiutare Don Simone: l’eccentrico zio Waldemaro (Massimo Ceccherini), scomparso da poco, ha infatti lasciato tutto in eredità al nipote. Stando al notaio, quest’ultima consisterebbe in un’attività ben avviata e redditizia, dal valore di oltre un milione di franchi, in un lussuoso immobile a Lugano, in Svizzera. La sola richiesta dello zio è che Simone accetti l’eredità entro sette giorni. Una volta arrivato nella cittadina lacustre svizzera, il parroco si renderà conto – non senza difficoltà e tantissimi equivoci – della vera attività dello zio: l’immobile è una casa d’appuntamenti frequentato dall’alta borghesia del Cantone Ticino, dove lavorano delle bellissime e giovani prostitute sotto la gestione della “maîtresse” Lena (Sabrina Ferilli). Don Simone dovrà quindi decidere se accettare l’eredità e risollevare le sorti del suo oratorio o rifiutare in nome della morale.

Il trailer

Un tentativo di modernità che scade nel vecchio

Pieraccioni torna al cinema a quattro anni da Se Son Rose con un film leggero che cerca di prendere in giro il politicamente corretto in chiave moderna, ma che si rivela la commedia che gira intorno al classico equivoco, su cui vengono costruite poi tutte le battute del caso. Il lodevole tentativo di creare degli equivoci “moderni”, andando a scomodare una realtà come quella religiosa, compie infatti un giro su sé stesso e torna esattamente al punto di partenza, cadendo a tratti proprio nel moralismo che vuole deridere. Sfondare il muro del politicamente corretto, così attuale e progressista, con un mondo oggi “vecchio” come quello clericale si rivela una scelta inefficace. A questo fallimentare sforzo si accompagna l’errore più grande, ossia quello – già accennato – di ricadere esattamente in quelle bacchettonerie e quel bigottismo che, in teoria, dovevano essere il nemico designato. Le battute dei personaggi infatti non solo sono infantili e assolutamente prevedibili visto il contesto, ma vengono anche accompagnate da uscite completamente fuori da questo tempo (come i famosi “giovani” che stanno insieme sui social e non sanno cosa vuole dire stare fisicamente insieme, come in oratorio) e giudizi fin troppo moralistici sull’universo femminile. La scelta di mostrare una realtà come quella della prostituzione in Svizzera, legale e controllata, viene infatti rovinata da questa patina moralista che il film dovrebbe invece sdoganare. Sin dalle prime scene ci viene implicitamente dato il presupposto che la casa di appuntamenti, nonostante sia un’attività limpida, debba chiudere, non si sa per quale motivo. Inoltre, anziché scomodare la propria vocazione sacerdotale, durante il suo soggiorno svizzero il protagonista Don Simone continua a guardare con occhi paternalistici, quasi carichi di compassione, le ragazze, come se dovessero cercare una qualche redenzione: non viene mai accettato il fatto che loro si definiscano letteralmente “libere professioniste”. In sostanza, il gioco del “contrasto” tra i due mondi, che potrebbe suscitare ilarità se esplorasse anche quello del prete, non viene invece mai affrontato con i famigerati due pesi e due misure. Bisogna inoltre notare che, sebbene queste donne siano da “condannare”, la cinepresa non esita affatto a soffermarsi sui loro corpi, i loro reggiseni, i loro slip e reggicalze per svariati minuti di pellicola. 

Il sesso degli angeli è quindi un goffo tentativo di ridicolizzare il moderno politically correct attraverso degli equivoci grossolani e, soprattutto, pervasi da un moralismo e un vecchiume che il film dovrebbe, in teoria, rifiutare. 

Voto: 5

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