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Domenica, 28 Aprile 2024

Il gigantesco spreco della corsa al gas dell'Europa

Con la guerra in Ucraina e la decisione di porre fine agli approvvigionamenti attraverso i gasdotti russi, i Paesi dell'Unione europea si sono corsi ai ripari puntando, tra le altre cose, sul gas naturale liquefatto. Nel giro di un anno, le importazioni via nave sono aumentate del 60%, mentre i governi hanno aperto il portafogli per costruire nuovi terminali e aumentare la capacità di rigassificazione. Il tutto nel nome della sicurezza energetica. Uno studio, però, mette in dubbio l'opportunità di questa corsa al gnl, che potrebbe rivelarsi la "più costosa e inutile polizza assicurativa del mondo".  

Parole di Ana Maria Jaller Makarewicz, che ha curato un rapporto di un think tank Usa, l'Ieefa (Institute for energy economics and financial analysis), sul gnl in Europa. Lo studio ha analizzato i progetti avviati per aumentare la capacità di importazione dei vari Paesi europei: tra questi, per mole di investimenti, spiccano Germania, Francia e Paesi Bassi. Ma anche l'Italia non è da meno: una recente inchiesta di Investigate Europe ha censito 6 progetti, tra Fsru (le navi metaniere ancorate al largo che fungono da terminal temporanei per ricevere gnl) e i terminal di Piombino, Ravenna, Porto Torres e Portovesme. Ci sono poi i vecchi progetti dei terminal onshore di Gioia Tauro, in Calabria, e Porto Empedocle in Sicilia, che potrebbero essere rispolverati.

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L'Unione europea ha dato il suo sostegno a questa corsa al gnl: i progetti per i nuovi terminali potranno essere finanziati anche con i fondi dei Pnrr all'interno di RepowerEU, il piano varato da Bruxelles per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia. In totale, secondo l'Ieefa, i progetti già approvati potrebbero portare a una capacità complessiva di importazione di gnl pari a 400 miliardi di metri cubi enrtro il 2030. Oggi, la capacità totale è di 270 miliardi.

Ma sarà davvero necessaria avere questa potenza di fuoco nel pieno di una transizione che dovrebbe aumentare l'uso delle fonti rinnovabili e delle alternative ai fossili? La risposta dell'Ieefa (ma anche di altri esperti) è negativa. Lo studio del think tank Usa prevede che da qui ai prossimi sette anni la domanda di gas liquefatto complessiva dei Paesi europei (non solo Ue) dovrebbe essere di 150 miliardi di metri cubi. Secondo Standar & Poor's, la domanda si dovrebbe aggirare intorno ai 180 miliardi. In altre parole, oltre la metà dei terminali resterebbe inutilizzata. Mentre quelli attualmente in funzione sarebbero già ampiamente sufficienti per le esigenze energetiche dell'Ue.

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Stando allo studio, la Spagna avrebbe una sovracapacità di 50 miliardi di metri cubi, seguita da Francia (14 miliardi), Italia (10 miliardi) e Germania (9 miliardi). “Potenziare l'infrastruttura di gnl in Europa non aumenterà necessariamente l'affidabilità, c'è un rischio tangibile che gli asset possano rimanere bloccati”, dice Jaller-Makarewicz. La ricercatrice dello Ieefa cita anche il gas naturale che arriva attraverso i tubi. E la ragione è perché, oltre ai terminali gnl, la corsa agli idrocarburi dell'Europa riguarda anche nuovi gasdotti e nuovi impianti di estrazione.

Il governo Meloni, per esempio, ha autorizzato nuove trivellazioni di gas in Adriatico per aumentare la produzione nazionale di 1,5 miliardi di metri cubi all'anno, secondo i piani. Anche su questi progetti gli esperti hanno sollevato più di un dubbio. Fatih Birol, presidente dell'Iea, l'agenzia internazionale dell'energia, ha recentemente messo in guardia Bruxelles: estrarre più gas non è una buona idea, ha detto nel corso di un recente incontro con la Commissione Ue. "La geologia dell'Europa è molto complessa e l'estrazione potrebbe non essere economicamente sostenibile", ha spiegato l'economista turco. 

Per rendersi autonoma dalla Russia, secondo Birol, l'Ue dovrebbe puntare su altro, in particolare sulle fonti rinnovabili. Il direttore ha detto di prevedere che i prezzi dell'energia resteranno "elevati" in Europa. Secondo il presidente dell'Iea, in futuro l'Ue dovrebbe dare la priorità alle tecnologie di generazione di energia rinnovabile basate su elettrolizzatori, pompe di calore, batterie di nuova generazione ed eolico offshore. Birol ha inoltre "raccomandato che l'Ue e gli Stati Uniti collaborino strettamente sulla produzione di batterie".

 

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