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Lunedì, 29 Aprile 2024

Fabio Salamida

Giornalista

Il (terzo) polo che non c’è, il tragicomico epilogo del renzismo

C’era una volta il "rottamatore", quel Matteo Renzi che con la sua camicia bianca e un’ostentata giovinezza scalava il Partito Democratico e il Palazzo. "Matteo", come lo chiamano amici e nemici, per un breve periodo è stato l’astro nascente della politica italiana: con invidiabile scaltrezza era riuscito a rendere mansuete le potenti correnti dem, indicando con gentilezza l’uscio gli oppositori interni, da Massimo D’Alema a Pier Luigi Bersani, dall’attuale segretaria Elly Schlein a Giuseppe Civati, "normalizzando" (termine molto in voga nei vecchi partiti della Prima Repubblica) tutti gli altri.

Il partitino “setta” e la “bestiolina” social

Domenica "Matteo" sarà il candidato unico al congresso del suo partitino "setta", Italia Viva, che sulla carta conta 23mila iscritti e che i sondaggi stimano tra il 2 e il 3 per cento: sarà un evento per pochi intimi. E anche in otto su dieci delle (poche) sedi sparse sul territorio nazionale, il candidato è unico ed è un candidato fedele a "Matteo", che però ha voluto rassicurare i fantasmi: "chi perderà darà una mano", ha detto.

I suoi possibili sfidanti hanno abbandonato il canottino e ora devono fare i conti con la "bestiolina", quegli account social che mandano "cordiali saluti" a chi osa mettere in discussione "Matteo". Account social che visti dall’esterno ricordano proprio gli adepti dei piccoli gruppi pseudo religiosi che idolatrano il loro predicatore: si muovono in "branco" e organizzano vere e proprie shitstorm su obiettivi mirati; molti di loro hanno più profili soprattutto su X, il social anarchico di Elon Musk nato dalle ceneri di Twitter, dove i profili falsi possono avere persino la spunta blu.

"Da quando ho fatto la scelta di lasciare Italia Viva i miei social sono costantemente invasi di insulti volgari, violenti e sessisti dei tuoi sostenitori" ha scritto Elena Bonetti sulla sua pagina Facebook, rivolgendosi proprio a "Matteo". Lo stesso trattamento riservato all’ex ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, che insieme a Teresa Bellanova e Ivan Scalfarotto agì da braccio armato di "Matteo" per mettere la parola fine sul secondo Governo Conte, è stato lamentato da un altro ex fedelissimo del senatore di Scandicci, Ettore Rosato: "Continuo a essere insultato sui social con una violenza che nemmeno i cinque stelle dei tempi d’oro riuscivano tirar fuori", ha raccontato recentemente su queste pagine.

Un leader che piace solo a "noi"

Delle gigantografie in cui "Matteo" sorrideva insieme ai potenti della Terra e di quelle dei festeggiamenti per lo storico 40 per cento alle europee del 2014, è rimasto solo uno sbiadito ricordo e le sagome ancora visibili sulle pareti dei corridoi e di alcune stanze del Nazareno; da quei "giorni ruggenti" sono passati meno di dieci anni, ma sembrano secoli. Quegli stessi parlamentari dem di vecchia data che un tempo acceleravano il passo con un falso sorriso stampato in faccia per "elemosinare" una stretta di mano, una pacca sulle spalle, o un ambitissimo selfie insieme a "Matteo", oggi fanno quasi finta di non conoscerlo, come si fa quando per strada si incrociano quelle persone di cui non si ricorda il nome e si accelera il passo fingendo fretta, accennando un timido saluto.

Il tentativo di creare un "terzo polo" è naufragato pochi mesi dopo le elezioni: l’ego di "Matteo" e quello di Carlo Calenda non riuscivano a convivere in quel risicato 7,8 per cento raccolto alle elezioni dello scorso anno: un risultato tutto sommato dignitoso, che è servito all’ex "rottamatore" per salvare alcuni fedelissimi e a non sparire anzitempo dalla scena politica. Diciamolo: un "terzo polo" in Italia non c’è, non esiste nella società, non ha voti. E se anche esistesse, non potrebbe mai essere rappresentato da Matteo Renzi, che otto italiani su dieci considerano ormai "invotabile".

Discorso diverso vale per molti di noi, parlo di noi giornalisti. Perché "Matteo" ha una dote innata: quando parla regala battute sagaci, aneddoti, analisi più o meno campate in aria, retroscena dalla dubbia attendibilità, ma soprattutto "titoli". E i titoli, si sa, sono oro. A chi (come il sottoscritto…) macina chilometri nei corridoi di Montecitorio o di Palazzo Madama, uno come "Matteo" può cambiare le giornate come i Pomicino o i D’Alema dei bei tempi andati, come un video di Antonio Razzi su TikTok.

Chi ancora gli dedica pagine intere su quei giornali di carta che ormai leggiamo in cenacoli con pochi intimi, sembra quasi dimenticare che "Matteo" non è più quel Matteo che regalava prestigiose interviste a Palazzo Chigi, che il direttore del Riformista (il suo house organ…) ormai ha un peso politico paragonabile a quello che un tempo poteva avere la minoranza trotzkista in Rifondazione Comunista.

E allora perché parlare di "Matteo" e del congressino di Italia Viva che si celebrerà domenica? In fondo me lo sto chiedendo anche io. La risposta più sensata che riesco a darmi è che oggi, in Parlamento, tutto è andato come doveva andare; che lo scostamento di bilancio è stato approvato con 224 sì e 127 no alla Camera e con 111 sì e 69 no al Senato. Niente sorprese, niente inciampi, niente degno di nota. E allora viva "Matteo". Lunga vita a "Matteo".

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