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Domenica, 28 Aprile 2024

Il commento

Serena Console

Giornalista

Così Pechino prova a conquistarci con un libro (in cinese)

È tornata la festa del Capodanno lunare anche nelle città italiane. Dopo lo stop dovuto alla pandemia, le principali comunità cinesi nel nostro Paese hanno ripreso a organizzare eventi culturali e la classica parata del Drago per celebrare un evento molto sentito. Un evento a cui non volevo mancare. Così lo scorso weekend sono andata a Piazza Vittorio Emanuele II, a Roma, dove risiede ed è attiva la più grande comunità cinese della Capitale. Qui sono stata catapultata in un piccolo quadro cinese. Entrando nel giardino della grande piazza arricchita da lanterne rosse, ho trovato un grosso palcoscenico su cui si sono esibiti cantanti che hanno intonato brani in cinese e diversi gazebo di prodotti culinari e culturali. 

Proseguendo mi sono imbattuta in uno stand che ha colto la mia attenzione, quello dell'interscambio culturale. Mi sono avvicinata per capire cosa si intendesse per interscambio culturale. Ho pensato a incontri di lingua cinese, oppure appuntamenti culinari. Ho persino pensato a lezioni di Tai Chi Chuan, il più famoso stile delle arti marziali cinesi, che è soprattutto una forma di meditazione. Nulla di tutto questo. Quello che ho trovato è stato un bancone pieno di libri. Anzi di un libro: "Governare la Cina" di Xi Jinping. "Scusi, cos'è?", ho chiesto ai volontari dell'ente che ha organizzato l'evento capitolino impegnati a tirare fuori dagli scatoloni e sistemare le copie sui tavoli. "È un regalo", mi hanno risposto. E così ho afferrato e fatto mia una copia in lingua cinese del terzo volume del Librone bianco del presidente cinese.

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Poi mi sono allontanata dal gazebo e mi sono chiesta perché a uno stand dedicato all'"interscambio culturale" in una città occidentale venisse dato in regalo una copia del libro di Xi in lingua cinese. Un'altra domanda ha poi pervaso la mia mente: chi ha scelto di accaparrarsi il volume su cui campeggia la foto un po' eterea del leader della Repubblica popolare? Ho posto questi stessi quesiti via email alla comunità cinese a Roma, organizzatore dell'evento patrocinato dal Comune di Roma - che continua a chiamarlo Capodanno cinese, in barba alle altre comunità asiatiche che seguono il calendario lunisolare -, senza però ricevere una risposta.

C'è una precisazione da fare: il terzo volume di "Governare la Cina" non è stato ancora tradotto in italiano. Ma perché scegliere di distribuire proprio il terzo tomo? I miei dubbi restano ancora irrisolti. Quando si parla del libro di Xi, si pensa al messaggio del modello politico, economico, sociale e culturale di uno dei leader più potenti al mondo. "Governare la Cina" di Xi è un'opera mastodontica, suddivisa in quattro volumi e composta da 270 articoli e 54 capitoli. Tra foto che ritraggono il presidente cinese su una jeep militare o quelle in cui saluta i membri dell'Assemblea nazionale del popolo, ci sono i numerosi discorsi, interventi, articoli e lettere che Xi ha redatto dal 2012, l'anno in cui ha assunto il timone del Partito (il suo mandato presidenziale è iniziato nel 2013). Dalla narrazione olistica sulla sicurezza nazionale e riforme economiche alla visione della politica estera della Cina: tutto nel Librone bianco esprime il più ampio "Pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi", ovvero la filosofia politica che muove la leadership del presidente, il cui obiettivo primario è quello di realizzare il "sogno cinese" del grande "ringiovanimento della nazione".

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Tutte queste complesse politiche sono articolate nella gigantesca opera che viene tradotta in tantissime lingue e distribuita dalla Foreign Languages Press, controllata dalla China International Publishing group del Partito comunista cinese. In Italia, "Governare la Cina" ha vinto nel 2018 il premio "Cesare Pavese" per le opere straniere, il riconoscimento letterario istituito nel 1984 e sponsorizzato dal Comune Santo Stefano Belbo e dalla Regione Piemonte. Non ha un prestigio pari allo Strega, al Campiello o al Bagutta, ma i vincitori possono comunque vantare di aver fatto breccia nell'entourage intellettuale italiano.

Ma a chi va il premio intitolato a Cesare Pavese? Il riconoscimento "viene assegnato agli scrittori e agli intellettuali che meglio hanno saputo trasmettere il legame con il territorio, il valore dell’impegno civile o fornire punti di vista stimolanti su tematiche attuali", si legge sul sito ufficiale del titolo. L'allora presidente del Premio Pavese, Luigi Genesio Icardi, aveva così spiegato le motivazioni a supporto dell'assegnazione: "Lavoro costruito con grande cura, anche nella veste editoriale, arricchito di immagini eloquenti che illustrano e completano l'opera di impegno politico e civile intrapreso dal segretario generale del Partito comunista cinese e presidente della Repubblica popolare cinese dal 14 marzo 2013".

Una spiegazione che conferisce ulteriore potenza al messaggio che l'opera vuole trasmettere: l'esaltazione del culto di Xi. E torna subito alla mente il Libretto rosso di Mao Zedong, impugnato dalle guardie rosse per inneggiare il Grande Timoniere. Il legame che culturalmente unisce i due presidenti è evidente. Durante la Rivoluzione Culturale il Libretto rosso con le citazioni di Mao era un oggetto imprescindibile e onnipresente grazie alla sua forma tascabile. Durante il periodo del "sogno cinese", il Librone bianco è quell'opera distribuita gratuitamente durante il Capodanno lunare per fare arrivare il Pensiero di Xi ovunque. Anche a Roma.

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