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Sabato, 27 Aprile 2024

Difesa civile

Fabrizio Gatti

Direttore editoriale per gli approfondimenti

Giusta la mini-naja di La Russa, ma non sia nelle forze armate

Ho l'età di quanti hanno fatto un anno di servizio militare obbligatorio. E se non avessi poi scelto di dimettermi dal 101° corso piloti per dedicarmi al giornalismo, avrei probabilmente passato la mia vita professionale nell'Aeronautica. Non ho quindi l'antimilitarismo nel mio Dna. La nuova proposta del presidente del Senato, Ignazio La Russa, di rilanciare un mini servizio militare volontario di 40 giorni, però, mi sembra nettamente fuori tema.

Giusto cercare di recuperare la vicinanza tra giovani e istituzioni. Ma al momento non ci servono costosi mini-soldati che in cinque settimane sappiano a malapena fare l'alzabandiera, marciare e gridare signorsì, come nel famoso film del 1982, “Ufficiale e gentiluomo”, con Richard Gere (foto sotto). Abbiamo invece un urgente bisogno di cittadini formati e addestrati a difendere i nostri paesi e i loro abitanti dalle calamità naturali sempre più frequenti. Se proprio lo Stato vuole spendere soldi per istituire un arruolamento breve, lo faccia per dare futuro personale volontario o effettivo alla protezione civile.

Un'immagine del film di Taylor Hackford %22Ufficiale e gentiluomo%22

Soltanto nel periodo da settembre a oggi, abbiamo avuto due gravi alluvioni: dodici morti nelle Marche e altri dodici a Casamicciola, in Campania, più uno stillicidio stagionale di vittime, feriti e danni provocati ovunque da siccità, piogge torrenziali e tornado. Ma tutto questo è solo un assaggio, se consideriamo le grandi catastrofi naturali che hanno interessato la nostra storia. Ad esempio, se si ripetesse un forte terremoto come quelli che sconvolsero il Friuli nel 1976 o l'Irpinia nel 1980 o Avezzano, la Calabria e la Sicilia nel primo Novecento, chi andrebbe oggi a estrarre i sopravvissuti dalle macerie? E quante persone morirebbero senza ricevere soccorsi?

Comuni senza protezione

In Friuli e in Irpinia furono mobilitati militari del servizio di leva e vigili del fuoco. A L'Aquila nel 2009 soltanto vigili del fuoco e pochissimi volontari, visto che il servizio di leva non esisteva più. Gli esami sulle vittime di Amatrice nel 2016 indicavano addirittura che alcune di loro non morirono subito per i traumi e quindi, forse, con più soccorritori in grado di scavare tra le macerie si sarebbero potute salvare. Una cultura di protezione civile, inoltre, prepara le comunità alla prevenzione. E una comunità preparata si difenderebbe meglio e spingerebbe la politica a dedicare più attenzione non soltanto ai militari, ma anche al territorio.

Sapreste dire quanti sono oggi in Italia i comuni senza nessun piano di protezione civile? L'elenco lo ha pubblicato il Dipartimento nazionale il 21 luglio 2022: su 8.051, ben 928 municipi, il 12 per cento. Con i record della Sicilia nonostante le sue province ad altissima sismicità (51 per cento dei comuni senza alcun piano), la ricca Lombardia pur avendo vissuto la catastrofe della Valtellina nel 1987 (22 per cento), la Sardegna (21 per cento), la provincia di Bolzano (15 per cento), la Campania (12 per cento). Appena cinque regioni rispettano la legge, con il totale dei comuni. Ma perfino la nota di accompagnamento del Dipartimento nazionale della protezione civile precisa che, anche per i paesi che hanno un piano, non significa che sia aggiornato o all'altezza dei compiti. 

Molti sindaci e così i loro concittadini, infatti, nemmeno ne conoscono i contenuti. Uno dei comuni rasi al suolo dal terremoto dell'estate 2016 aveva addirittura copiato il piano dalla vicina Amatrice, con tanto di nomi di strade, piazze, frazioni che in quel paese nemmeno esistevano. Addestrare le giovani generazioni, con campus regionali estivi di quaranta giorni, potrebbe finalmente portare alla formazione di un vero corpo di protezione civile che affianchi i vigili del fuoco in caso di necessità. E potrebbe anche sottrarre una questione così delicata, come la difesa civile, alla fallimentare incompetenza di molti assessori locali. Immaginereste Esercito, Aeronautica, Marina o l'Arma dei carabinieri affidati a un assessore? Con tutto il rispetto per gli amministratori capaci. Forse, proprio sfruttando la proposta del presidente del Senato, il governo potrebbe meglio centrare gli obiettivi. Finanziando, sì, una mini-leva. Ma che serva davvero a dare personale giovane, braccia e passione a un dipartimento che - se andiamo a vedere la capillarità sul territorio, trentadue anni dopo la sua istituzione - esiste ancora soltanto sulla carta.

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