"Cara" sanità, quanto mi costi? Gli italiani non hanno i soldi per curarsi

Rinviare. O evitare. Sono questi gli imperativi per gli italiani costretti, sempre più, a fare i conti con l'aumento della spesa sanitaria. Nello scorso ottobre il Tribunale dei diritti del malato aveva evidenziato come fossero arrivate segnalazioni su un calo del 9% di esami e visite dopo l'introduzione della "compartecipazione" alla spesa sanitaria. Oggi, arriva la spiegazione. 

Gli italiani nel 2013 hanno pagato più di 2,9 miliardi di ticket sanitari: per farmaci, diagnostica, specialistica, pronto soccorso. Un numero che significa il 25% in più, circa settecento milioni, rispetto a tre anni prima quando erano stati spesi 2,2 miliardi. All'aumento dei prezzi, evidentemente, è seguita una riduzione delle prestazioni sanitarie. I cittadini non esenti - quelli che avrebbero dovuto "compartecipare" alla spesa sanitaria - semplicemente hanno rinviato gli esami, oppure rinunciato agli stessi, perché troppo onerosi

La crescita si ricava dall’analisi dell’agenzia Ansa sui Rapporti della finanza pubblica della Corte dei conti degli anni 2012 e 2014.

Riporta l'agenzia sul proprio sito: 

La stessa Corte dei Conti indica la necessità di intervenire sul sistema. Il Governo e le Regioni, al lavoro per la stesura del Patto per la Salute previsto per fine mese, hanno deciso di "ritoccare" lo schema di compartecipazione alla spesa in vigore. Allo studio dei tavoli tecnici ci sono novità su indicatori reddituali, tetti di spesa e nuovi criteri di esenzioni. L’obiettivo è quello di ottenere un meccanismo con più equità e più attenzione ai nuclei familiari colpiti dalla crisi.

L’aumento della tassa sui ticket regionali, circa dieci euro, è stata introdotta nel luglio 2011 e ha riguardato oltre quindici milioni di italiani, quelli senza esenzioni per età, malattie, reddito. Ora sembra essere arrivato il momento di trovare una soluzione.