"Il cuore puro del grillismo è una schifezza"

Beppe Grillo ha sempre avuto molti nemici. E ne continuerà ad avere.
Non sappiamo se Filippo Facci, giornalista di Libero, sarà contento di essere annoverato tra i nemici del comico-politico genovese, ma di certo non lo si può considerare "stampa amica" ai grillini e al suo leader.

In un recentissimo intervento sul suo blog editoriale de "Il Post", Facci si lancia in un'invettiva "totale" contro Grillo, che merita, non fosse altro che per apprezzarne la "vis polemica", nella sua interezza.
Noi vi vogliamo proporre qui di seguito uno stralcio esemplificativo.

Ergo, non confondiamo Grillo col ferro caldo che ha battuto. Grillo è un comico. Grillo è uno che non sa neanche far validare un referendum, perché nel 2008 non si accorse che la legge impediva di depositare firme nei sei mesi successivi alla data di convocazione delle elezioni. Grillo è uno che ripropone, riveduto e corretto con strafalcioni scientifici vari, il programma dei Verdi di Gianfranco Amendola dei tardi anni Ottanta. È uno che va al Sud e lancia il messaggio (elettorale) che la mafia è meglio dello Stato. È uno che i computer due lustri fa li prendeva a martellate, faceva pubblicità alla Yomo e andava alle convention Fiat, aveva Yacht, Ferrari, case a destra e sinistra, ha chiesto condoni tombali e non potrebbe neppure candidarsi – secondo la sua metrica – perché è stato condannato per omicidio colposo. Non è un maestro, e neppure cattivo: è un comico. Il cuore puro del grillismo, quello del Vaffa-day, resta una schifezza al pari della tanta brutta gente che ha costituito e continua a costituire il grillismo della prima ora. Il primo leghismo era imperniato su quattro elettori secessionisti della Val Brembana, poi è cambiato e i suoi elettori pure. Grillo, dalla sua Val Brembana e dai suoi quattro pirla, non è ancora uscito. Tante persone, soprattutto per protesta, ora hanno deciso di votarlo. Non confondiamole con lui. E con loro.