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Sabato, 27 Aprile 2024

Lettera di una Pussy Riot dal carcere: "Qui è un'anti-vita"

Maria Alekhina, una delle componenti del gruppo punk russo Pussy Riot, racconta la grigia vita del carcere

Una delle Pussy Riot scrive dal carcere della grigia monotonia e delle regole ferree del campo di lavoro nelle montagne degli Urali, in un primo dettagliato resoconto delle sue esperienze carcerarie. Maria Alekhina, 24 anni, ha raccontato le sue prime settimane nella Colonia di lavoro correttiva numero 28, nella regione di Perm, dove sconta la sua condanna a due anni per aver cantato una 'preghiera anti-Putin' nella più grande cattedrale di Mosca.

"Tutto è grigio qui intorno. Anche se è di un altro colore, contiene un elemento grigio. Tutto: gli edifici, il cibo, il cielo, le parole" si lamenta Alekhina, madre di un bambino piccolo, che scrive poesie e ha un passato di militante ecologista. Il campo è circondato da fabbriche che sputano fumo velenoso e da foreste di conifere, scrive la ragazza Pussy. "E' un'anti-vita" aggiunge, che a novembre ha chiesto di essere messa in isolamento a seguito di conflitti con le altre detenute. Il campo è "un mondo morto" dove le prigioniere si sentono "non necessarie, scartate".

La ragazza racconta di essere passata per altre tre prigioni prima di arrivare al campo, viaggiando in treno, auto e cellulare, prima di attraversare i cancelli della colonia insieme ad altre 18 detenute. Nelle celle della quarantena, dove le prigioniere vengono sistemate per i primi giorni, le donne si svegliano alle 5,30 del mattino, racconta Alekhina, per correre a un bagno con tre lavandini e due gabinetti per 40 persone prima di fare colazione alle sei. "Dovrò girare così per il prossimo anno e mezzo. Mi ci sto abituando".

Le prigioniere imparano le regole del carcere a memoria in una stanza speciale con una telecamera, dove addormentarsi è proibito, racconta ancora Alekhina. Per passare il tempo in quarantena le donne confezionano sigarette, perchè i pacchetti sono vietati, e cuciono i loro nomi sulle uniformi. Il campo ha una sartoria dove le detenute cuciono dodici ore al giorno per una paga massima di mille rubli al mese. L'enfasi è sull'obbedienza alle regole in modo da qualificarsi per la libertà condizionata e questo rappresenta anche il principale argomento conversazione tra le detenute. Alekhina si lamenta che la libertà condizionata viene concessa più facilmente a chi frequenta la cappella del carcere, anche se la Russia è uno stato secolare. Bonus anche per chi consulta lo psicologo, prende libri in biblioteca a contatta i parenti. "Tutto ciò che le detenute fanno è cercare di accumulare punti per la libertà condizionata. Non serve personalità, servono persone abituate alle cose". Ma Alekhina dice anche che non si piegherà, "facciamo scelte diverse in situazioni senza speranza".

Alekhina è in carcere, come la compagna della band punk femminista Nadezhda Tolokonnikova, che si trova in una campo in Mordovia, mentre la terza Pussy Riot, Ekaterina Samutsevich, è libera dopo che il tribunale d'appello ha sospeso la sua condanna.

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