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Domenica, 28 Aprile 2024

"Sei depresso? Drogati"

L'incredibile scoperta dei ricercatori dell'Imperial College London e della Goethe University: la psilocibina, sostanza chimica presente nell'Lsd e nei funghi allucinogeni, permetterebbe di "comandare" la depressione

Non più una droga. O meglio, non solo. Perché da oggi Lsd e funghi allucinogeni potrebbero essere usati per aiutare i pazienti a curare e combattere la depressione.

Tutto merito di uno studio portato avanti dai ricercatori dell'Imperial College London e della Goethe University. Il risultato, pubblicato su "Human Brain Mapping", è di quelli stupefacenti. Le analisi mostrano infatti come il cervello, sotto effetto di Lsd e funghi "magici", entri in uno stato simile al sogno che permette al paziente di "dimenticare", almeno momentaneamente la depressione. 

I ricercatori hanno mappato, grazie a risonanze magnetiche funzionali, l'attività cerebrale di quindici volontari a cui è stata inietta la psilocibina, sostanza chimica psichedelica che è il principio attivo dei funghi allucinogeni. Si è così scoperto che le attività in alcune aree del cervello diventano più sincronizzate sotto l'effetto della droga, come se riuscissero a lavorare in maniera più coordinata. Tra queste aree, l'ippocampo - associato con la memoria e l'emozione - e la corteccia cingolata anteriore - correlata agli stati di eccitazione. 

"Comandare" l'eccitazione, inevitabilmente, significherebbe poter controllare la depressione. 

Robin Carhart-Harris, ricercatore del Dipartimento di Medicina dell'Imperial College London, ha chiarito come "imparare i meccanismi che si verificano sotto l'effetto di droghe psichedeliche può aiutare a capire i loro possibili usi. Attualmente stiamo studiando gli effetti dell'Lsd sul pensiero creativo e stiamo considerando la possibilità che la psilocibina possa aiutare ad alleviare i sintomi della depressione permettendo ai pazienti di cambiare i loro schemi pessimistici del pensiero. Le sostanze psichedeliche  - ha concluso - erano usate con propositi terapeutici negli anni Cinquanta e Sessanta ma adesso stiamo iniziando a comprendere il modo in cui agiscono nel cervello e questo può dirci come farne buon uso”.

Fonte: Human Brain Mapping →
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