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Domenica, 28 Aprile 2024
Scoppia la polemica

Gli studenti fuggono dall'ora di religione ma Valditara assume nuovi insegnanti

Si torna a parlare del peso sulle casse dello Stato degli insegnanti di religione dopo il nuovo concorso per l'immissione in ruolo di 6.400 docenti, nonostante i dati dimostrino che sempre meno studenti scelgono di avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica

I dati più o meno combaciano ma poi ognuno decide di leggerli come vuole. Stiamo parlando della fuga degli studenti dall’ora di religione a scuola, un fenomeno "sostanzialmente stabile" secondo la Conferenza episcopale italiana (Cei) che ha deciso di soffermarsi solo sul -0,39 per cento registrato nell’ultimo anno scolastico. Poi si scopre però che dal 1998 a oggi il tasso di abbandono delle lezioni religiose è cresciuto di oltre il 10 per cento.

Campagne di promozione dell'Irc sui social

Nel periodo dell’anno in cui famiglie e studenti decidono se avvalersi o meno dell’Insegnamento della religione cattolica (Irc) per il prossimo anno scolastico spuntano appelli e inviti all’adesione un po' ovunque, dalle bacheche degli uffici parrocchiali fino ai principali social network, perché è proprio lì che i giovani passano la maggior parte del loro tempo libero.

Più di uno studente delle superiori ravennati su due sceglie di non fare religione: la Diocesi lancia un appello

Monsignor Lorenzo Ghizzoni, vescovo della Diocesi di Ravenna, si è trasformato in un vero e proprio influencer: ha lanciato una campagna innovativa sui social. Obiettivo? Promuovere l’ora di religione a scuola in un territorio dove più di 3 studenti su 10 lasciano il banco vuoto. "L'idea di promuoverla con dei video brevi sui social è venuta a Simona Scala, da pochi mesi direttrice dell'Ufficio scolastico diocesano - racconta il vescovo -. Ne abbiamo parlato, l'idea mi è piaciuta e così siamo partiti con la lettera ai genitori e i reel".

Perché oltre 1 milione di studenti fugge dall'ora di religione

Su 8 milioni di ragazzi, oltre 1 milione ha scelto di non avversi dell'Irc. "C’è una ragione storica che influisce su questi dati, ma anche una normativa che non aiuta (che definisce l’Irc come materia curricolare ma poi, di fatto, offre l’uscita da scuola come alternativa) - spiega Simona Scala -. In più, soprattutto in certe zone e in alcune scuole e istituti, è aumentata anche la percentuale di studenti stranieri". Il discorso stranieri però sembrerebbe essere piuttosto marginale. A incidere sarebbe soprattutto la laicizzazione delle nuove generazioni e la mancanza di alternative valide proposte dai vari istituti. Alle elementari e medie infatti solo pochi studenti dicono "no" alla lezione di religione: l'11,74 e il 14,67 per cento rispettivamente.

Il fenomeno diventa più evidente alle superiori, dove quest’ora spesso è programmata all’inizio o alla fine delle lezioni, soluzione che alletta molti studenti poiché consente l’entrata posticipata o l’uscita anticipata. Sono gli istituti professionali a presentare il maggior numero di non avvalentisi (25,52 per cento), seguono gli istituti tecnici (23,87 per cento) e infine i licei (17,51 per cento). Campione assoluto di laicità è lo storico Istituto professionale statale per l’industria e l’artigianato Massimo Olivetti di Ivrea (Torino) con 86 non avvalentisi su 95, pari a circa il 90,53 per cento del totale. Praticamente su una classe di 30 ragazzi, frequentano la lezione di religione solo 3.

I dati nazionali

Tra professori poco interessati e interessanti e studenti svogliati siamo arrivati nell’anno scolastico 2022/2023 a un tasso di abbandono dell’ora di religione pari al 15,5 per cento, che si confronta con il 14,07 dell’anno precedente (dato del ministero dell'Istruzione diffuso dall'Unione degli atei, agnostici e razionalisti (Uaar). Più o meno quanto comunicato dalla Conferenza episcopale italiana (Cei), secondo la quale nell’ultimo anno scolastico l’84,05 per cento degli studenti ha partecipato all'ora di religione. Forte la differenza tra Nord e Sud Italia (vedi sotto), con alcune città che hanno superato anche il 30 percento: Firenze (37,92 per cento), Bologna (36,31 per cento), Trieste (33,37 per cento), Prato (33,19 per cento), Gorizia (32,51 per cento) e Aosta (30,74 per cento).

Percentuale di studenti che non si avvalgono dell'insegnamento della religione cattolica Foto Uaar-4

In arrivo nuovi docenti di ruolo

Ma se il numero di studenti che sceglie di aderire all’ora di religione diminuisce sensibilmente di anno in anno perché il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha annunciato l’immissione in ruolo di circa 6400 insegnanti di religione? Si riapre così un'annosa polemica: "Perché la Chiesa cattolica non si paga i suoi insegnanti?" Questa la domanda che si pongono da tempo alcuni contribuenti italiani atei o che professano un’altra religione. Non si tratta di cifre irrisorie, perché per assicurare uno stipendio netto che va dai 1.500 ai 2.500 euro al mese agli insegnanti di religione cattolica scelti dalla Chiesa lo Stato sborsa già oltre 1,2 miliardi di euro l’anno. Stiamo parlando del 2 per cento circa della spesa complessiva della scuola italiana. Un altro dato interessante: l'ora di religione è la seconda voce di finanziamento diretto dello Stato alla confessione cattolica, di pochi milioni inferiore all’otto per mille.

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