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Domenica, 28 Aprile 2024
Brasile 2014

Brasile - Germania 1-7 | Dramma verdeoro, un Paese all'inferno

Sessant'anni dopo il Maracanazo un nuovo dramma per il Brasile del calcio. La Germania asfalta i verdeoro: è 1-7. Fischi e lacrime per tutti al Minerao di Belo Horizonte

ROMA - Dove c'era Ademir oggi c'è Fred. Dove Jair disegnava calcio oggi c'è Bernard. Dove Zizinho incantava oggi c'è Luiz Gustavo. Sono cambiati i giocatori, è cambiata - evidentemente - la classe ma il dramma ha i contorni tragici, gli stessi del 1950, l'era del Maracanazo. Forse i duecento milioni di Brasiliani che avevano messo tutte le loro speranze sulle spalle di O'Ney Neymar Jr lo sapevano. E quando proprio la schiena del "Diez" ha ceduto si sono arresi un po' tutti. Felipe Scolari, prima. Il Minerao di Belo Horizonte poi. Tanto che in campo c'era la maglietta verdeoro del grande assente e sugli spalti c'era la sua faccia di cartone perché "somos todos Neymar". Ma non è bastato il fantasma del crack per spaventare la Fußballnationalmannschaft, una nazionale troppo convinta dei suoi mezzi, troppo padrona della sua forza. Così non è servito Ghiggia, l'anatroccolo che diventa cigno in una serata che diventa storia. Non è servito lo sconosciuto Uruguay per buttare il Brasile nel dramma. Perché sì, non è il Maracanzo, non sarà una nuova notte di suicidi, ma fa male. Il 7-1 con la Germania fa tanto male al Brasile pentacampeon. 

Dello spirito pentacampeon, però, sul prato verde del Minerao si vede poco. Forse nulla. Senza Neymar e Thiago Silva manca la spina dorsale, manca la colonna e il suo prolungamento in attacco. Manca il Brasile. E la Germania spadroneggia, si diverte. Con Dante in campo, al posto del difensore del Psg, i verdeoro vivono un inferno. Comincia Müller all'undicesimo, calciando in rete un angolo di Kroos. Da lì non è più una partita: è un'umiliazione. Toda joia, toda beleza in venti minuti diventa zero joia, zero beleza. E a ridere sono solo i tedeschi. Al 22' Klose scrive il suo nome sul libro della storia Fifa: scambio con l'onnipresente Kroos, tiro su Julio Cesar e ribattuta in rete per il 2-0 e il gol numero sedici a un Mondiale. Migliore di sempre.

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Il Brasile dovrebbe coprirsi, dovrebbe riordinare le idee, poche. E invece no. Come nel '50 quando bastava un pari ma Zizinho e soci non si fermarono - e persero - Felipao non capisce che è il momento di soffrire, tenere. Non prenderne ancora. Nulla. Passa un minuto e Kross di esterno sinistro al volo buca Julio Cesar, quel che fu l'acchiappa sogni. Il centrocampista bavarese torna a centrocampo, ma dura poco. Dopo sessanta secondi è ancora stretto nell'abbraccio dei suoi per festeggiare la doppietta personale e il 4-0. Potrebbe bastare, sembra sia già troppo. La storia, però, si ripete. Khedira, Özil, Khedira - i tedeschi triangolano come se stessero giocando a calcetto - e 5-0. Fine primo tempo: lacrime dei bimbi, fischi dei grandi. 

Ma il Brasile non c'è. Manca la forza di correre dietro ai teutonici, viene meno forse anche un pizzico d'orgoglio. Scolari ci prova con Ramires e Paulinho. Maicon ci prova con una simulazione in area ma Moreno, lo stesso che non vide il morso di Suarez a Chiellini, non ci casca. I verdeoro, invece, ci cascano ancora. E' Schürrle, appena entrato, a impallinare Julio Cesar su un cross dalla destra. Manca ancora mezz'ora alla fine. Manca ancora un gol, di nuovo di Schürrle, per finire il tabellino. E quello di Oscar, al 90', per l'1-7 finale. 

Ma con il destro all'incrocio dei pali dell'attaccante del Chelsea si sgretola completamente il castello di sabbia brasiliano costruito tutto sulla schiena di Neymar. Una schiena che non ha retto. Una schiena che ha tradito una nazione, un popolo che in fondo aveva sperato di vincere un Mondiale in casa sessant'anni dopo il Maracanazo. Fino a quando i tedeschi, rudi per tradizione, li hanno svegliati bruscamente. Fino a che loro, quelli del calcio tutta organizzazione e fisico, hanno umiliato gli altri, quelli del futsal bailado. Fino a che un nuovo Maracanazo è diventato realtà. 

Brasile-Germania, che umiliazione: un Paese all'inferno (Foto Fifa.com)

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