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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Berlusconi, il retroscena delle dimissioni: dalla soffiata della Cia a Mani pulite

L'informativa, rubata da un infiltrato a Milano, anticipò la caduta del primo governo del Cavaliere e il tradimento della Lega. Ma poi i rapporti con gli Stati Uniti cambiarono

È la tarda primavera del 1994. Silvio Berlusconi è presidente del Consiglio dall'11 maggio. E a Langley, dentro un ufficio del quartier generale della Cia, una squadra di 007 considera la sua elezione una beffa: la vittoria del centrodestra in Italia, il primo governo dopo la rivoluzione di Mani pulite, non è affatto in sintonia con l'amministrazione democratica del presidente Bill Clinton. Berlusconi ha vinto contro tutti: le previsioni, le inchieste giudiziarie, le alleanze internazionali. Il 1994 è l'anno del suo primo straordinario successo politico. Ma anche quello delle prime dimissioni. In mezzo c'è un viaggio: da Milano a Interlaken, in Svizzera. Un viaggio segreto che lascerà il segno.

Finita la Guerra fredda, i servizi americani finanziano una nuova rete clandestina infiltrata nella pubblica amministrazione. Di quel mondo silenzioso non esistono documenti ufficiali, solo qualche testimonianza, che abbiamo raccolto. L'Italia è alleata storica degli Stati Uniti e nessuno considera la Cia una presenza ostile. Durante la campagna elettorale, la prima in cui destra e sinistra si confrontano direttamente, un confidente racconta di presunti contatti tra persone molto vicine al leader di Forza Italia e i mafiosi siciliani di Cosa nostra. Il verbale viene trattato con delicatezza. E anche con qualche preoccupazione. Soprattutto da quando Silvio Berlusconi, che allora ha 58 anni, diventa il capo del governo.

Silvio Berlusconi, a destra, con il presidente Oscar Luigi Scalfaro (foto Quirinale)

La fonte fa due nomi, che oggi appartengono alla storia giudiziaria della Seconda repubblica. Ma indagare allora sul passato di Vittorio Mangano, lo stalliere della villa di Arcore, e di Marcello Dell'Utri, tra i fondatori con Berlusconi di Forza Italia, non è così semplice. Dell'Utri verrà condannato molti anni dopo per fatti avvenuti fino al 1992 e finirà di scontare la pena per concorso esterno a Cosa nostra a inizio dicembre 2019. Quella prima testimonianza, che sarebbe stata raccolta in un colloquio riservato con il confidente, galleggia però a lungo tra gli uffici investigativi. E proprio su una di queste scrivanie il resoconto viene intercettato da uno dei fantasmi della Cia, che lo fotocopia di nascosto e lo porta all'esterno. Il passo successivo è consegnarlo al suo controllore, il funzionario americano che dirige le operazioni clandestine nel Sud Europa.

La soffiata su Marcello Dell'Utri 

I messaggi non vengono più trasmessi attraverso codici complicati, scritti su bigliettini idrosolubili. Da qualche tempo gli infiltrati comunicano con il loro capo via computer, attraverso una delle prime messaggerie elettroniche criptate. L'appuntamento per la consegna del documento è fissato alle 11 di una domenica mattina a Interlaken, la località svizzera tra due laghi a un'ora di macchina da Berna. L'agente e il suo comandante si incontrano in un bar. Poi si trasferiscono in un albergo. Non dura molto. La testimonianza sul nuovo premier italiano finisce al sicuro dentro una valigetta diplomatica. Lo 007 riceve i soldi per il servizio e se ne va.

Roberto Maroni e Umberto Bossi nel 2008 (foto LaPresse)

Il presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, incontra per la prima volta Silvio Berlusconi, e poi il capo dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro, a Roma tra il 2 e il 4 giugno di quell'anno. Clinton rivede Berlusconi un mese dopo, allo storico G7 organizzato a Napoli dal 7 al 10 luglio. E a inizio settembre il controllore della Cia che dirige le operazioni nel Nord Italia, attraverso la sua catena gerarchica, riceve informalmente il ringraziamento della Casa Bianca. Il dossier di Interlaken aveva superato tutte le verifiche ed era quindi arrivato a destinazione.

Il tradimento di Umberto Bossi

L'inchiesta di Mani pulite intanto prosegue per le sue vie. Il 22 novembre al presidente del Consiglio viene notificato il primo invito a comparire davanti ai magistrati. L'atto è ufficializzato praticamente in mondovisione. Silvio Berlusconi è appena tornato da Napoli, dove ha presieduto la Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulla criminalità organizzata.

Il colpo di grazia al suo primo governo arriva però il mese dopo. Da agosto, il leader della Lega, Umberto Bossi, e il vicepresidente del Consiglio, Roberto Maroni, sospettano che Forza Italia voglia andare al più presto alle elezioni anticipate. I contrasti sembrano ormai insanabili. Il 22 dicembre Bossi esce dalla maggioranza. E Silvio Berlusconi, dopo appena sette mesi di governo, rassegna le dimissioni.

L'ex magistrato Antonio Di Pietro (foto LaPresse)

L'amministrazione americana considera la Lega un partito amico. Secondo Franco Rocchetta, il padre fondatore che poi abbandonerà la politica, i vertici di allora sono in contatto con i rappresentanti di Washington. “Accompagnai io Maroni e Bossi in un hotel di via del Corso a Roma – dichiara Rocchetta a Stefano Lorenzetto, in un'intervista sul Corriere della Sera del 10 maggio 2019 – dove incontrarono Vincenzo Parisi, capo della polizia, ed Enzo De Chiara, emissario della Cia”. In realtà De Chiara è conosciuto come consigliere speciale per gli affari internazionali del Repubblican national committee di Washington, l'organo direttivo del Partito repubblicano.

La decisione di Bossi e Maroni di abbandonare Berlusconi è comunque politica. Tanto che la Lega tornerà al governo con lui. Ma in quel mese di dicembre tormentato, si aggiungono le dimissioni dalla magistratura di Antonio Di Pietro, il pm simbolo di Mani pulite (6 dicembre), poi la morte improvvisa dell'ex capo della polizia Parisi (30 dicembre). E nelle segrete stanze di Langley presentano la prima caduta del cavaliere italiano come un proprio successo. Il vento cambierà soltanto nel 2001 con l'elezione del presidente repubblicano George W. Bush e la seconda vittoria personale di Silvio Berlusconi. Da allora, per molti anni, tra Stati Uniti e Italia sarà tutta un'altra storia.

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