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Sabato, 27 Aprile 2024
Al via il processo

L'audio di Giulia Tramontano poco prima di essere uccisa da Alessandro Impagnatiello: "Mi rifarò una vita"

Per la prima volta in tribunale il 30enne ex barman reo confesso dell'omicidio della compagna incinta di 7 mesi. Dopo le dichiarazioni di Impagnatiello la famiglia della vittima è uscita dall'aula. L'udienza è stata rimandata al prossimo 12 febbraio

Al via il processo per l'omicidio di Giulia Tramontano. Oggi, 18 gennaio, Alessandro Impagnatiello siede in aula davanti ai giudici della prima corte d'Assise di Milano e alla famiglia della vittima, per rispondere dell'accusa di omicidio aggravato della compagna, incinta al settimo mese del figlio Thiago, per cui rischia la condanna all'ergastolo. 

Arrivato accompagnato dagli agenti della polizia penitenziaria, Impagnatiello tiene lo sguardo basso. Poi, mentre tiene un fazzoletto tra le mani, qualche lacrima gli riga il viso. "Mi scuso, non posso chiedere perdono, ma mi scuso con tutte le persone", afferma nel corso delle dichiarazioni spontanee.

La piccola aula della Corte d'Assise è presa d'assalto da una folla di cronisti e curiosi, tanto che si rende necessario l’intervento del presidente del tribunale Fabio Roia, che decide di cambiare aula. 

Sono quattro le aggravanti da ergastolo che la procura di Milano contesta al 30enne ex barman in un hotel di lusso che lo scorso 27 maggio uccise la propria compagna con 37 coltellate per poi occultarne il cadavere: crudeltà, premeditazione, futili motivi e il vincolo della convivenza. Tra i reati contestati anche l'interruzione di gravidanza non consensuale e l'occultamento di cadavere. 

Le parole di Impagnatiello e le reazioni della famiglia. Per la difesa "non si sa spiegare quello che è accaduto"

"Grazie per avermi concesso la parola, ci sono tante persone a cui devo delle scuse, ma vorrei rivolgermi a Giulia e alla famiglia. Non ci sono parole corrette da dire, affronto una cosa che rimarrà per sempre inspiegabile per la disumanità. Quel giorno ho distrutto la vita di Giulia e di nostro figlio, quel giorno anch’io me ne sono andato perché se sono qui a parlare non vuol dire che sia vivo, non vivo più", afferma Alessandro Impagnatiello prendendo la parola dal banco degli imputati.

"Non chiedo che queste scuse vengano accettate, perché sto sentendo ogni giorno cosa vuol dire perdere un figlio. Non posso chiedere perdono, chiedo solo che possano essere ascoltate queste scuse. E questa è l’occasione che ho per farlo. L'unica cosa che faccio la sera è sperare di non svegliarmi più al mattino. Finché sarò qui in eterno dovrò scuse a tutte queste persone", ripete l'imputato.

"Puoi chiedere scusa se per errore hai urtato lo specchietto della mia auto. Non puoi chiedere scusa se hai avvelenato e ucciso mia sorella e mio nipote, prendendoci in giro e deridendone la sua figura. Non hai diritto a pronunciare, invocare o pensare a Giulia e Thiago. Dopo averli uccisi barbaramente meriti di svegliarti ogni giorno in galera ripensando a ciò che hai fatto e provando ribrezzo per te stesso", ha scritto Chiara Tramontano sul suo profilo Instagram commentando le dichiarazioni di Impagnatiello, in seguito alle quali la famiglia della vittima ha scelto di uscire dall'aula.

"Le dichiarazioni di Impagnatiello arrivano in un momento processuale in cui non può essere soggetto a domande quindi ha pieno diritto e libertà di dire quello che ritiene più opportuno".  Parole che "giungono a distanza di sette mesi, ma sia Chiara Tramontano che il padre Franco hanno voluto uscire dall'aula", commenta il legale della famiglia, Giovanni Cacciapuoti. Impagnatiello non si è reso responsabile di un gesto estemporaneo, ma ha propinato per mesi veleno topicida alla compagna e al proprio figlio", ha aggiunto l'avvocato.

Per la legale che difende l'ex barman, Samanta Barbaglia, quelle di Impagnatiello "sono dichiarazioni partite direttamente da lui per chiedere scusa. Era la prima occasione per chiedere scusa nei confronti della famiglia di Giulia. Non si sa spiegare quello che è accaduto, è sgomento rispetto a quello che è successo e si sente molto male. Si trova in una situazione di grandissimo dolore. Abbiamo appena iniziato il processo, siamo tranquilli e andiamo avanti. Sulla perizia non dico nulla, è la posizione che abbiamo tenuto fino adesso e di non mostrare le nostre carte, cerchiamo di spegnere il più possibile l’aspetto mediatico", ha aggiunto l'avvocata uscendo dall'aula.

L'audio di Giulia prima dell'omicidio

C'è anche un audio, un vocale inviato via WhatsApp da Giulia Tramontano a un'amica, nella quale la 29enne incinta, poco prima di essere uccisa, diceva di volersi rifare una vita da sola col suo bambino, tra gli elementi depositati dalla Procura di Milano nel processo a carico di Alessandro Impagnatiello, che è iniziato oggi.
"Ora basta, voglio rifarmi una vita da sola col mio bambino", diceva, in sostanza, Giulia all'amica, dopo aver incontrato quel pomeriggio del 27 maggio la 23enne italo-inglese, con cui il fidanzato aveva una relazione parallela, e poco prima di rientrare a casa a Senago, dove il 30enne barman poi l'ha uccisa.

Udienza rinviata al 12 febbraio

L'udienza è stata rinviata al 12 febbraio: nella prossima seduta verranno escluse le telecamere e saranno sentiti i primi testimoni dell'accusa, rappresentata dalla procuratrice aggiunta Letizia Mannella e dalla pm Alessia Menegazzo.

Sarà però il prossimo 7 marzo che il processo entrerà nel vivo, con gli interrogatori di Loredana e Chiara Tramontano, madre e sorella della vittima. Sarà poi sentita la giovane che intratteneva una relazione con l'imputato e che incontrò la 29enne poche ore prima del delitto.

La corte ha accolto le prove presentate dall'accusa - una trentina di testimonianze, ma anche video privati, immagini delle telecamere e chat - così come i due testimoni della difesa.

La strada della perizia psichiatrica

La prima seduta, del 18 gennaio, è stata un'udienza prettamente tecnica, per organizzare le audizioni dei testimoni e per le eventuali istanze presentate dalla difesa, in particolare quella che riguarda la richiesta di una perizia psichiatrica per Impagnatiello. Dopo diverse visite psichiatriche nei mesi scorsi, effettuate a San Vittore, dove Impagnatiello è detenuto, i legali di Impagnatiello Giulia Geradini e Samantha Barbaglia, hanno infatti chiamato come teste uno psicologo e uno psichiatra. 

Chiara, la sorella di Giulia, nei giorni scorsi ha chiesto che Impagnatiello venga condannato all’ergastolo senza sconti: "Vogliamo sapere di vivere in un Paese giusto. Nulla ci restituirà Giulia, ma la giustizia può alleviare il senso perenne di frustrazione e sconfitta che proviamo dinnanzi alla lapide di mia sorella. Giustizia per il nipote che non culleremo mai, per la nostra vita distrutta, per i silenzi che accompagneranno ogni Natale, ogni compleanno di Giulia, ogni giorno di festa in cui non saremo più in 5 a tavola. Giustizia per Giulia, che ha perso la vita, la famiglia e non per ultimo, suo figlio Thiago". "Non ci fermeremo davanti a niente e nessuno, finché non avremo giustizia", ha ribadito oggi il padre Franco Tramontano, padre di Giulia, prima di entrare in aula.

Può avere sconti di pena?

Per cercare di ottenere uno sconto di pena in primo grado, la strategia principale della difesa è chiedere che sia riconosciuto un vizio di mente tramite perizia psichiatrica. La famiglia Tramontano, da parte sua, ha già nominato due psichiatri, Salvatore De Fero e Diana Galletta, che svolgeranno lavoro di consulenza nel caso in cui la Corte disponga la perizia psichiatrica sull'imputato.

Le indagini, coordinate dalla procuratrice aggiunta Letizia Mannella e la pm Alessia Menegazzo, hanno stabilito che prima di uccidere Giulia, Impagnatiello aveva cercato per mesi di avvelenarla con un topicida. Il suo obiettivo, secondo l'accusa, quello di liberarsi della compagna e del figlio in arrivo così da  poter portare avanti la relazione con una collega, la donna che aveva incontrato la vittima poco prima che fosse uccisa e che verrà chiamata a testimoniare in aula. 

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