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Martedì, 30 Aprile 2024
Sotto accusa / Milano

Alessia Pifferi, perché le psicologhe del carcere e l'avvocato sono sotto indagine

Le dottoresse rispondono di favoreggiamento e falso ideologico. Quest'ultima accusa è rivolta anche al legale. Sotto la lente la perizia fatta sull'imputata, che avrebbe secondo l'accusa fornito una strategia difensiva

Un'inchiesta nell'inchiesta. Sono sotto indagine le due psicologhe del carcere di San Vittore che hanno redatto una relazione, effettuando un test sul quoziente intellettivo, su Alessia Pifferi, la donna a processo a Milano per omicidio pluriaggravato per avere lasciato morire di stenti la figlia Diana di 18 mesi, abbandonandola in casa per 6 giorni nel luglio 2022. Le professioniste sono accusate di favoreggiamento e falso ideologico e nei loro confronti è scattata anche la perquisizione. Per il pm Francesco De Tommasi avrebbero fornito alla donna "una tesi alternativa difensiva", un possibile vizio di mente, e l'avrebbero "manipolata". Le psicologhe hanno parlato di un "gravissimo ritardo mentale" della donna, che avrebbe "un quoziente intellettivo di una bimba di 7 anni".

Con le due psicologhe è indagata per falso ideologico anche l'avvocato Alessia Pontenani, legale della donna. Avrebbe preso parte allo stesso "disegno criminoso" avrebbe attestato "falsamente" per la sua assistita un quoziente intellettivo di 40, ossia di "deficit grave".

Dubbi sull'operato delle psicologhe erano stati messi nero su bianco in una relazione firmata dagli psichiatri Marco Lagazzi e Alice Natoli, consulenti della Procura, e depositata alla Corte d'Assise nel processo in corso. "È nostro dovere - si legge - esternare una forte perplessità rispetto a una apparente prassi che, come ripetiamo, nella nostra piuttosto ampia esperienza, non abbiamo mai visto applicare a nessun altro detenuto. Non si può non essere perplessi per l'attuazione di un test che non ha nulla a che fare con la gestione penitenziaria ma è utile per la difesa penale, e per una intensiva rilettura del caso fatta con l'imputata di un così grave reato. L'impressione che si trae da tutto questo - scrivono i consulenti - è che ciò renda tra l'altro ormai inutile qualsiasi esame peritale, perché valuterebbe non i vissuti della persona, ma ciò che la stessa ha riferito di avere appreso e discusso nel lavoro con le psicologhe, unitamente al suo deresponsabilizzante convincimento di essere lei stessa una bambina (dati gli esiti del test sul quoziente intellettivo, ndr), sempre espresso dalla psicologa". Da qui, secondo il pm, una presunta "manipolazione" sull'imputata e una "vera e propria attività di consulenza difensiva, non rientrante" nelle "competenze" (delle psicologhe, ndr).

Il pm ha ordinato anche il sequestro dei documenti delle psicologhe relativo ad Alessia Pifferi, ma anche quelli che fanno riferimento ai casi di altre quattro detenute.

Intanto sarà depositata a fine febbraio la perizia psichiatrica disposta dalla Corte d'Assise (presidente Ilio Mannucci Pacini) per valutare la capacità di intendere e volere della donna. Perizia richiesta dalla difesa.

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