"Ass Hunter", omofobo per "gioco": l'app che chiede di uccidere i gay
Il gioco, il cui scopo è quello di uccidere gay nudi che corrono in un prato, è stato disponibile per alcuni giorni sulla piattaforma di Google Play. Poi il colosso di Mountain View, solitamente gay friendly, ha cancellato l'app
ROMA - Uno, il creatore e sviluppatore, invitava senza troppi giri di parole a "giocare e non fare il gay": "Play and don't be gay". L'altro, il "promotore", si vantava perché "uno dei più popolari giochi in cui si uccidono i gay è ora su Android". La "terribile" accoppiata sviluppatore e promotore ha permesso al gioco "Ass hunter" - "cacciatore di culi" - di essere disponibile nello store di Google Play per quasi una settimana, di ottenere valutazioni "cinque stelle" e di essere scaricato da oltre diecimila persone.
In circolazione dal 2002, il gioco - il cui scopo è "semplicemente" fingersi un cacciatore e uccidere gli omosessuali -, solo recentemente era riuscito ad arrivare su Android passando attraverso lo store di Google Play. Nonostante fosse chiara l'incitazione alla violenza e il messaggio contro l'omosessualità, l'applicazione ha avuto successo e, nel breve periodo in cui è stato possibile scaricarla, il download è stato effettuato da circa diecimila utenti. Molti, addirittura, hanno espresso il loro gradimento votandola con cinque stelle.
Il gioco, comparso sulla piattaforma Google il 23 novembre, chiedeva agli utenti di uccidere i gay che corrono nudi sullo schermo. In caso di fallimento, i gay molestavano il cacciatore e uno slogan minaccioso avvisava: "Ricorda, quando loro ti prenderanno ti faranno ciò che vogliono".
Se a diecimila e più persone l'app è piaciuta, molti altri non l'hanno apprezzata per nulla e si sono lamentati con Google, che ha permesso la pubblicazione e la promozione di un gioco evidentemente omofobo e addirittura lo ha sponsorizzato al grido di "uno dei più popolari giochi in cui si uccidono i gay è ora su Android!". Il tutto è molto strano alla luce delle politiche gay friendly che il colosso di Mountain View ha sempre portato avanti.
Come si può leggere nelle "Developer Content Policy", Big G infatti non permette "contenuti discriminatori contro dei gruppi di persone basati su razza o origine etnica, religione, disabilità, genere, età, l'aver prestato servizio nelle forze armate, o orientamento sessuale/identità di genere". Probabile, quindi, che gli sviluppatori siano riusciti ad aggirare le regole di Google, che è poi intervenuto cancellando il gioco dal proprio store. Forse un po' in ritardo.