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Venerdì, 26 Aprile 2024
Opinioni

Caro giudice Falcone, la sua morte è stata inutile

A trent'anni dalla scomparsa del magistrato la malavita organizzata non solo è ancora in vita, ma si è evoluta in holding economica internazionale

Caro giudice Falcone,

Mi dispiace dirle che la sua morte è stata pressoché inutile. Quando è stato vittima dell'attentato di Capaci, il 23 maggio 1992, io avevo poco più di 10 anni. Ricordo di aver visto mia madre piangere, senza capirne bene il motivo. Lo avrei capito più tardi, negli anni.

Purtroppo, a 30 anni da quella strage, la malavita organizzata è ancora dentro la nostra quotidianità. Come prima e, forse, in alcuni casi, più di prima. Sulla scia del suo lavoro avremmo dovuto annientarla e, invece, siamo stati in grado di farla evolvere da fenomeno criminale spietato a holding economica mondiale. Nel 2021, il giro d'affari delle mafie è stato valutato 220 miliardi di euro, l'11 per cento del pil (dati Eurispes).

La mafia, così come la camorra, così come la ndrangheta, così come la sacra corona unita, sono ovunque. Sono nelle centinaia di amministrazioni comunali sciolte per infiltrazioni mafiose, 14 soltanto nel 2021. Molte di esse sono state sciolte più e più volte, senza che lo Stato riuscisse a fare nulla. Le mafie sono negli appalti, negli ospedali, nello smaltimento dei rifiuti, nello sfruttamento dei migranti, nel fallimento delle carceri, dove chi entra da piccolo criminale esce “promosso” come affiliato dei clan.

Ma sono anche in cose più piccole, solitamente derubricate a criminalità ordinaria: i minorenni con i coltelli in tasca il sabato sera, le piazze controllate dai parcheggiatori abusivi, finanche le soste in seconda e terza fila perché tanto “che vuoi che siano 5 minuti”. Sono nelle pratiche di finta disabilità, in chi timbra il cartellino e poi lascia l'ufficio per andare a fare la spesa perché "più furbo degli altri". La criminalità organizzata è in quel livello di tolleranza della piccola illegalità che ci concediamo ogni giorno per la nostra comodità, quella tolleranza a cui quasi tutti siamo assuefatti.

Oggi, ho tenuto un incontro con una classe di un istituto superiore. A questi ragazzi di 17 anni ho chiesto chi lei fosse. Mi hanno risposto: un giornalista, un avvocato, un sindaco. Soltanto uno studente ha detto: "Uno che combatteva la mafia" senza riuscire ad aggiungere altro. Mi viene il dubbio che l'abbiamo trasformata in un idolo di cartapesta da onorare una volta all'anno.

Nonostante le cerimonie, le corone di fiori e i messaggi strappalacrime che anche stavolta le sono stati dedicati, deve sapere che non abbiamo fatto passi avanti. Non siamo venuti nemmeno a capo di cosa realmente sia successo a lei e al giudice Borsellino, se ci sono pezzi dello Stato, e quali sono, che hanno preso parte a quegli attentati. Caro giudice Falcone, a 30 anni dalla sua morte, non siamo riusciti a rendere questo paese migliore.

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