rotate-mobile
Lunedì, 29 Aprile 2024
Il caso

"I marò vanno processati per terrorismo", ma l'Italia non ci sta

Ennesimo rinvio della Corte Suprema indiana sul caso dei due fucilieri della Marina accusati di aver ucciso due pescatori: l'accusa chiede l'applicazione della legge anti-pirateria. L'ira di Letta e Bonino

ROMA - Niente da fare: ancora una volta la giustizia indiana decide di non decidere, rinviando la disposizione sull'imputazione di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due fucilieri della Marina italiana accusati di aver ucciso due pescatori nel corso di un'azione anti-pirateria nelle acque del Kerala nel febbraio di due anni fa.

Come riporta il Corriere della Sera, la Procura generale ha infatti presentato un’ipotesi di accusa che si basa sulla legge anti-pirateria (Sua Act), in una versione però "light", senza evocare una richiesta di pena di morte ma ipotizzando un’accusa per violenze in base ad un articolo della legge che comporta fino a dieci anni di carcere.

La Corte suprema di New Delhi, incaricata di esaminare il ricorso italiano sulla vicenda dei due marò italiani, ha fissato una nuova udienza per martedì 18 febbraio. Per assistere all'udienza era giunto a New Delhi dall'Italia il ministro della Difesa, Mario Mauro. Il nodo rimane la legge anti-pirateria (il cosiddetto Sua Act), che la Procura ha chiesto di applicare ma senza evocare una richiesta di pena di morte.

Nell'udienza di oggi alla Corte suprema di New Delhi sulla vicenda dei marò, il giudice Chauhun ha ascoltato la pubblica accusa, che ha confermato la richiesta dell'applicazione nella vicenda della legge per la repressione della pirateria (Sua act), e la categorica opposizione ad essa da parte dell'avvocato della difesa italiana Mukul Roahtgi. A questo punto il giudice ha detto: "Capisco che di fronte a questa situazione sono io che devo decidere", e ha rinviato per questo l'udienza al prossimo 18 febbraio. Da parte sua Roahtgi ha annunciato la presentazione di una specifica memoria di opposizione all'applicazione del Sua act per il processo dei marò.

LE REAZIONI ITALIANE - "L'imputazione proposta dalle autorità indiane" a carico di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone è "inaccettabile". E' quanto ha scritto in un tweet il presidente del Consiglio Enrico Letta. "Marò, inaccettabile l'imputazione proposta da autorità indiane. Uso del concetto di terrorismo da rifiutare in toto. Italia e Ue reagiranno", ha spiegato il premier, dopo la decisione della Corte Suprema di convocare una nuova udienza il 18 febbraio. Latorre e Girone "sono ufficiali di Marina e non pirati. Non possono essere processati con la legge anti-pirateria", il Sua Act, e "dovrebbe essere consentito loro di tornare a casa", ha detto Mukul Rohatgi, legale della difesa, durante il suo intervento davanti alla Corte Suprema, secondo quanto si legge sul Wall Street Journal. L'avvocato ha ribadito la ferma opposizione dell'Italia all'applicazione del Sua Act, come richiesto dal procuratore generale, anche senza l'applicazione della pena di morte. Ieri il ministro degli Esteri Emma Bonino ha ribadito che l'idea che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone possano essere processati con la legge antiterrorismo è "inaccettabile".  "Abbiamo riproposto con forza la richiesta che i marò tornino in Italia in attesa di una soluzione sul processo", ha detto l'inviato del governo sul caso, Staffan de Mistura, dopo l'udienza della Corte suprema.

letta maro-2

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"I marò vanno processati per terrorismo", ma l'Italia non ci sta

Today è in caricamento