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Lunedì, 29 Aprile 2024
Uccisa nel 2021 / Reggio Emilia

Il funerale di Saman Abbas si può fare

La Corte d'assise di Reggio Emilia ha dato il via libera alla restituzione della salma della 18enne, uccisa nel due anni fa a Novellara. Adesso sarà possibile organizzare i funerali

Via libera ai funerali di Saman Abbas, la ragazza pachistana di 18 anni uccisa a Novellara, in provincia di Reggio Emilia, tra il 30 aprile e il primo maggio 2021 e sepolta in una buca, dove è stata trovata un anno e mezzo dopo. I giudici della Corte d'assise hanno dato il nulla osta, per quanto di propria pertinenza, alla restituzione della salma della giovane. La decisione segna la conclusione degli accertamenti sul cadavere: adesso sarà possibile organizzare i funerali della ragazza. La comunicazione è stata data dalla presidente della Corte Cristina Beretti, nel corso del processo ai cinque familiari imputati per omicidio: i genitori, lo zio e due cugini. 

Durante l'udienza è intervenuto anche  Ali Heider, il fratello di Saman: "Voglio dare giustizia a mia sorella. Sapevo ma non ho detto nulla padre gli aveva detto di non farlo, avevo paura". Dopo la deposizione del ragazzo è stata comunicata la valutazione della Procura per i minorenni di Bologna proprio sul giovane: "Non emergono elementi per ipotizzare un coinvolgimento del ragazzo nell'omicidio e nella soppressione del cadavere della sorella, morta a Novellara". Per questo la Procura minorile ha disposto la trasmissione degli atti, unendoli al procedimento già archiviato per violenza privata, nel 2021. 

Nel valutare la posizione del 18enne, il pm Caterina Sallusti ha segnalato anche che di un suo ipotetico coinvolgimento nessuno degli altri parenti indagati-imputati ha mai fatto cenno, così come non è mai stata evidenziata una sua condivisione del progetto criminale. In più, le immagini delle telecamere dell'azienda agricola di Novellara non lo hanno mai ripreso in attività che possono essere collegate al delitto o allo scavo della buca dove la sorella è stata sepolta e ritrovata a metà novembre 2022. Dalle intercettazioni si è poi appreso che, dopo i fatti del maggio 2021, il ragazzo abbia chiesto insistentemente, ai genitori fuggiti in Pakistan, dove fosse la sorella e la madre lo aveva rassicurato, dicendogli che li avrebbe raggiunti.

IA mostrare ai genitori le chat tra Saman e il fidanzato, fatto che fece scaturire la lite decisiva, era stato proprio il giovane. Ascoltato come testimone aveva ammesso tutto, spiegando di essere stato costretto a farlo dai genitori, di essere pentito di averlo fatto e di non aver immaginato cosa poteva succedere. Il 18enne aveva anche parlato di un rapporto di sudditanza e paura che lo teneva legato ai familiari e delle indicazioni ricevute su cosa fare e cosa dire agli inquirenti, nei giorni successivi alla scomparsa. La Procura minorile, a riguardo, sottolinea la fortissima pressione psicologica subita, per farlo sentire ancora legato ai genitori che l'avevano abbandonato in Italia e per farlo tacere. Infine, un aspetto che mette al centro la giovane età del fratello di Saman. Se anche si ipotizzasse un comportamento omissivo da parte sua, rileva il pm, non sarebbe certamente ipotizzabile una responsabilità penale a titolo di concorso:
all'epoca dei fatti, 16enne, non rivestiva alcuna posizione di garanzia nei confronti della sorella. 

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