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Lunedì, 29 Aprile 2024
Il delitto / Bergamo

Stefania Rota uccisa con un batticarne: arriva la confessione davanti ai magistrati

Ivano Perico, cugino della vittima, avrebbe ammesso le sue responsabilità. Il movente sarebbe da ricondurre a una questione di confini e di proprietà

Ivano Perico, arrestato il 13 maggio scorso con l’accusa di aver ucciso la cugina Stefania Rota, 62 anni, avrebbe ammesso di fronte agli inquirenti le sue responsabilità nel corso di un interrogatorio in carcere. La donna era stata trovata senza vita lo scorso 21 aprile nella sua abitazione di Mapello (Bergamo). La scoperta del corpo, in avanzato stato di decomposizione, era avvenuta quasi due mesi e mezzo dopo il decesso. Le ricostruzioni dei carabinieri hanno consentito di stabilire la data precisa della morte della donna che risalirebbe all'11 febbraio.

Perico avrebbe ucciso la cugina con un batticarne. "Sono stato io" avrebbe raccontato al pm che si sta occupando delle indagini. I dissidi tra i due sarebbero nati per un capannone di proprietà della vittima che il padre di Stefania usava come officina da fabbro e che ora è in affitto. Un magazzino che confina con l'abitazione del 61enne in carcere. Perico avrebbe avuto da recriminare con la cugina proprio su questioni relativi all'immobile. Nel corso dell'interrogatorio, l'umo avrebbe ammesso anche di essere l'autore di un raid incendiario ai danni dello studio del geometra che aveva curato la pratica per la cugina.

Le indagini

Stefania e Ivano erano vicini di casa e facevano spesso insieme camminate in montagna e altrove. Stefania viveva da sola: figlia unica, non era sposata. Qualche tempo prima di morire la 62enne aveva scritto sul suo diario un pensiero che si è rivelato poi la chiave per risolvere il mistero della sua fine: "Stai attenta a Ivano". L'agenda trovata in soggiorno si ferma all'11 febbraio. Sarebbe quella la data a cui risale il suo omicidio, circa due mesi prima del ritrovamento del cadavere. 

A portare all'arresto dell'uomo erano stati gli 'strani' spostamenti della Ford Fiesta di Stefania Rota. L'auto, dotata di antifurto satellitare, era stata individuata dai carabinieri già nelle ore successive al ritrovamento del cadavere, ma di concerto con l'autorità giudiziaria era stata recuperata soltanto il 4 maggio. Dai tracciati è stato possibile ricostruire che la vettura si era mossa anche dopo la data della morte della donna. Dall'11 febbraio il cellulare di Stefania risultava spento, mentre quello del cugino risultava percorrere lo stesso tragitto del gps dell'auto. La Ford Fiesta veniva appositamente spostata dall'uomo per simulare la presenza della cugina nella zona.

L'uomo, ex agente di commercio nel settore delle birre, da qualche tempo non lavorava. Spesso da mesi andava a fare lunghe camminate con la cugina Stefania verso Ambivere. Nei giorni dell'omicidio, la moglie originaria del Veneto e la figlia adolescente non erano a Mapello.

Proprio il fatto che dopo l'11 febbraio Ivano non abbia più cercato Stefania si è ritorto alla fine contro di lui: un indizio. Come mai quel silenzio e quel disinteresse, nonostante la fitta frequentazione? Non aveva denunciato la scomparsa, e a chi gli chiedeva dove fosse finita Stefania, rispondeva che era andata al mare ad accudire un anziano (la donna faceva la badante) e che sarebbe tornata. Ora, a diversi mesi dal delitto, è arrivata anche la confessione. 

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