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Sabato, 27 Aprile 2024

Violetto Gorrasi

Giornalista

Si può comprare il silenzio dopo uno stupro?

Una violenza sessuale in vacanza sotto la minaccia di un coltello in un appartamento affittato tramite Airbnb. Poi l'intervento degli "agenti di sicurezza" del colosso statunitense, il pagamento di un risarcimento di sette milioni di dollari (poco meno di sei milioni di euro) alla vittima "per non fare causa", e le accuse di risolvere in maniera "amichevole" questioni del genere per evitare scandali. Viene da chiedersi se si possa comprare il silenzio dopo uno stupro, dopo quanto rivelato da un'inchiesta di Bloomberg sul conto dell'azienda statunitense fondata da due compagni d'università, oggi quotata in Borsa e diventata famosa in tutto il mondo per gli affitti a breve termine.

Bloomberg ha rivelato che il colosso statunitense dell'ospitalità avrebbe una sorta di "team di sicurezza" con cento agenti in tutto il mondo che rispondono ai crimini commessi nelle proprietà messe in affitto sul suo sito web e che interverrebbero per provare a risolvere i casi in maniera privata, evitando cause scomode e pubblicità negativa. La vicenda più eclatante riguarderebbe una turista australiana di 29 anni violentata sotto la minaccia di un coltello in un appartamento a Manhattan, New York, durante la prima notte del suo soggiorno. Il presunto stupro è avvenuto il 1° gennaio del 2015. La donna aveva affittato un appartamento al primo piano di una palazzina sulla West 37th Street, a pochi isolati da Times Square, per festeggiare il Capodanno insieme a un gruppo di amici. Avrebbe preso le chiavi dell'appartamento da un negozio vicino, prima di uscire con gli altri ragazzi.

L'aggressore, il 24enne Junior Lee, nel frattempo era entrato nella casa e aveva aggredito la ragazza al suo rientro poco dopo la mezzanotte. Quando la polizia è riuscita ad acciuffarlo, la notte stessa, avrebbe trovato un mazzo di chiavi dell'appartamento nella sua borsa, insieme a un coltello e a uno degli orecchini della donna. L'uomo si è dichiarato innocente, ma è stato accusato di violenza sessuale e ora rischia l'ergastolo. Dopo la presunta violenza, gli "agenti di sicurezza" di Airbnb sono piombati sul posto, hanno ospitato la donna in un hotel a proprie spese, hanno pagato alla madre della vittima un volo dall'Australia agli Stati Uniti e hanno anche offerto il pagamento di eventuali costi sanitari o di consulenza. Per l'accordo di risarcimento, raggiunto nel 2017, la donna non avrà più il diritto di fare causa a Airbnb, né al proprietario dell'appartamento in questione.

Sono migliaia le violenze sessuali denunciate ogni anno in ogni singolo Paese del cosiddetto "primo mondo". Ma secondo gli esperti questo numero non riflette mai la realtà: gli episodi di violenza sono molti di più, perché spesso le vittime scelgono di non denunciare, in un sistema che non le tutela e non le protegge. E accade spesso anche che le donne non vengano credute quando raccontano una violenza. Questo succede perché sono donne, in una società che continua ad eludere una reale parità di trattamento e vede la donna come un oggetto sessuale. "Monetizzare" uno stupro, zittire una vittima di violenza sessuale comprandone il silenzio non è il modo migliore per uscire da questo circolo vizioso e malato.

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