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Lunedì, 29 Aprile 2024
le violenze / Torino

Spappola l'intestino al figlioletto di 6 anni, le bugie in ospedale: "Dì che sei caduto dalle scale"

La psicologa dell'ambulatorio ha scoperto la verità leggendogli una fiaba. Anche la madre aveva tentato di insabbiare tutto: cosa è successo

Veniva picchiato sistematicamente dal patrigno che poi lo raggirava con false promesse e tecniche manipolatorie per insabbiare le violenze. È la cruda realtà descritta dal Gup Ersilia Palmieri nelle motivazioni della sentenza di condanna a 10 anni di carcere per un marocchino di 26 anni per le violenze fisiche e psicologiche ai danni di un bambino di sei anni. Un episodio particolarmente violento stava per uccidere il bimbo, arrivato al pronto soccorso dell'ospedale Regina Margherita di Torino pieno di lividi e con l'intestino spappolato. Ma allo stesso tempo lo ha salvato da altre torture. I medici avevano infatti subito capito che era stato picchiato. Così, dopo l'intervento d'urgenza in cui i medici hanno dovuto tagliare 30 centimetri di intestino, una psicologa dell'ambulatorio ha scoperto la verità grazie alla lettura di una fiaba durante un colloquio col bambino.

"È caduto dalle scale"

In 36 pagine, il giudice ha ricostruito le crudeltà subite dal bambino e dalla madre tra il 2021 e il 2022. Le violenze sono state denunciate dopo un episodio quasi mortale per il piccolo: il 14 gennaio dello scorso anno, dopo essere rientrata dal lavoro, la donna ha trovato il figlio a letto, dolorante e incapace di alzarsi: il patrigno lo aveva preso a pugni nello stomaco perché aveva vomitato in auto. La donna ha chiamato l'ambulanza e il bambino è stato portato all'ospedale Regina Margherita di  Torino.

Solo l'improvvisa presa di coscienza della madre e soprattutto l'intervento chirurgico hanno evitato la morte", ha sottolineato il gup. Inizialmente però, terrorizzata dal compagno, la madre mente ai medici. "È caduto dalle scale", raccontava. Le intercettazioni ambientali catturate in ospedale dicono altro: la madre invita costantemente il figlio a dire che è "caduto" e che "papà è bravo". Durante una videochiamata anche il patrigno manipola il ragazzino: "Sai perché… se tu dici…. ti portano via e non vedrai mai più né mamma né nonna… ti portano in un posto lontano", gli diceva, per poi promettergli regali e gite, a patto di non parlare delle violenze: "Vengo e ti porto i giochi…. Ti prometto che non lo faccio mai più… appena esci vai da nonna, vai al mare". Il piccolo obbedisce e a colloquio con la psicologa conferma: "Sono caduto". La psicologa però evidenzia nella relazione che il bambino è "annichilito" e "nonostante il dolore e il pianto, non si lamenta e non tenta di allontanare da sé stimoli che gli creano dolore o frustrazione". 

Il 25 gennaio, l'uomo finisce in carcere per altri reati: solo in quel momento il comportamento della madre muta, "disvelando l'effettiva gravità dei maltrattamenti e delle violenze cui erano sottoposti lei e il figlio". L'imputato ha poi ammesso: "Il bimbo stava male e vomitava, credevo lo facesse per dispetto. L'ho colpito diverse volte, non mi sono reso conto di aver esagerato". L'avvocato difensore, Basilio Foti, aveva chiesto la riqualificazione in lesioni gravissime, sostenendo che non vi fosse volontà di uccidere, ma il giudice ha accolto la tesi di "dolo alternativo" avanzata dal pm, perché "La grande energia impressa ai colpi e le parti vitali attinte del corpo indicano che il soggetto aveva previsto e voluto l'evento letale, come scopo principale dell'azione, ma alternativo rispetto all'evento meramente lesivo". 

"Mi picchiava sempre quando non c'era nessuno"

La psicologa dell'ambulatorio, specializzato in abusi e maltrattamenti di minori, aveva capito che il bambino covava una grande sofferenza: "È un bimbo molto spaventato che chiede sempre scusa - annotava la psicologa - nonostante il dolore e il pianto, non si lamenta, non tenta di allontanare ciò che gli crea dolore o frustrazione, nemmeno quando uno dei tubicini dell'ossigeno scivola dandogli noia, non dice nemmeno che ha fastidio".

La psicologa aveva iniziato a leggergli un libro del coniglietto Chopin, quando "Il bimbo si è incupito guardando dalla finestra, c'era una signora che fumava e lui ha detto: 'Ha una pistola'". L'esperta l'aveva tranquillizzato per poi riprendere il racconto. Lui ascoltava attento facendo però emergere "un'importante deprivazione psicofisica, con indicatori di disagio e maltrattamento", nelle parole della professionista che lo stava assistendo.

Il bambino si è poi aperto con la psicologa, raccontando di pugni e docce fredde usate come punizione: "Mi ha fatto la doccia e mi ha asciugato un pochino la testa con l'asciugamano e mi ha messo sul balcone… Così avevo freddo". L'impressione di "un bambino abbandonato a se stesso" era stata anche testimoniata, a posteriori, dalle maestre che avevano notato lividi, atteggiamento rinunciatario e spaventato, vestiti "non consoni" e, nell'ultimo periodo, i suoi occhi che si chiudevano all'improvviso: "Si addormentava di continuo". I segnali preoccupanti sono stati confermati anche dalla zia, a cui il piccolo aveva detto: "Devo mangiare tanti spinaci, così diventerò più forte di lui e potrò dargli un pugno".

Da qui la condanna per tentato omicidio ai danni dell'uomo: "Si tratta - scrive il giudice - di molteplici episodi di aggressioni e violenze fisiche e psicologiche, frutto di una personalità violenta e autoritaria, perpetrati ai danni della madre e del bambino. Una drammatica progressione nella quale la vittima è soprattutto il minore, fino all'ultima condotta  che, solamente per cause non dipese dalla volontà dell'autore del reato, non ha portato alla morte del bambino".

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