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Venerdì, 26 Aprile 2024
Sistema nel mirino

Buoni pasto addio? Chi non li accetterà più, rischia di saltare tutto

Se non ci sarà a breve una riforma radicale, le imprese della distribuzione commerciale e della ristorazione potrebbero smettere di accettare i ticket: per ciascun buono da 8 euro il bar, il negozio alimentare o il supermercato ne incassa poco più di 6: "Tassa occulta"

Buoni pasto, rischia di saltare tutto. Se non ci sarà una riforma radicale del sistema di erogazione dei ticket, le imprese della distribuzione commerciale e della ristorazione potrebbero smettere di accettarli. Un danno enorme per circa 3 milioni di lavoratori pubblici e privati che utilizzano quotidianamente questo strumento per assicurarsi il pasto. A lanciare l'ultimo grido di allarme prima di avviare azioni più drastiche sono le principali associazioni dei settori interessati - Ancd Conad, Ancc Coop, Fiepet Confesercenti, Federdistribuzione, Fida e Fipe Confcommercio - desiderose di accendere un riflettore sulla degenerazione del sistema dei buoni pasto, alla vigilia della pubblicazione della gara BP10, indetta dalla centrale unica di acquisto, Consip. A fare il punto della situazione, sono stati i rappresentanti delle sei organizzazioni, nel corso di una conferenza stampa: Alessandro Beretta, segretario generale Ancd Conad, Marco Pedroni, presidente Coop Italia e Ancc Coop, Giancarlo Banchieri, presidente Fiepet Confesercenti, Alberto Frausin, presidente Federdistribuzione, Donatella Prampolini, presidente Fida e Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe-Confcommercio.

L'inflazione che morde il potere d'acquisto mette di fatto nel mirino il sistema dei buoni pasto. Con una levata di scudi delle imprese dalla distribuzione commerciale e della ristorazione che chiedono una "riforma radicale", a partire dalle commissioni che rappresentano "una tassa occulta del 20%". Serve, secondo i diretti interessati, un intervento radicale senza il quale potrebbero smettere di accettare i ticket. I problemi sono gli stessi da anni.

Buoni pasto, qual è il vero problema

"Due in questo momento le priorità - spiegano le associazioni - la riduzione immediata dei ribassi sul prezzo richiesti in fase di gara alle società emettitrici dei buoni pasto, e la riforma complessiva del sistema, seguendo l'impianto in vigore in altre Paesi, per assicurare il rispetto del valore nominale del ticket ed eliminare le gravose commissioni pagate dagli esercizi presso i quali i buoni pasto vengono utilizzati".

Prima dello scoppio della pandemia, circa 10 milioni di lavoratori pranzavano quotidianamente fuori casa. Di questi, circa 3 milioni beneficiavano di buoni pasto e il 64,7% li utilizzava come prima forma di pagamento ,ogni volta che usciva dal proprio luogo di lavoro. Complessivamente si stima che nel 2019 siano stati emessi in Italia 500 milioni di buoni pasto, di cui 175 milioni acquistati dalle pubbliche amministrazioni, che li hanno messi a disposizione di 1 milione di lavoratori. In totale, ogni giorno i dipendenti pubblici e privati spendono nei bar, nei ristoranti, nei supermercati i e in tutti gli esercizi convenzionati 13 milioni di buoni pasto.

"Una battaglia - dicono le sei sigle riunite - volta a garantire la sostenibilità di un servizio essenziale per oltre 3 milioni di lavoratori, che si rende necessaria nel momento in cui lo Stato pretende di finanziare la propria spending review, scaricando i costi sull'ultimo anello della catena. Ad oggi si rischia che il costo sostenuto dal mondo della ristorazione con il sistema dei buoni pasto sia addirittura superiore in termini di valore, all'ultima tornata di ristori destinati al settore, circa 40 milioni di euro. Una distorsione cui le imprese chiedono di porre rimedio immediatamente, cominciando dalla prossima gara Consip".

"La stazione appaltante per il servizio di buoni pasto all'interno della pubblica amministrazione, Consip, effettua le gare solo nominalmente con il sistema dell'offerta economicamente più vantaggiosa mentre, di fatto si traduce, nell'aggiudicazione a chi offre il prezzo più basso - spiegano le sigle - Nel corso delle ultime due gare, 2018 e 2020, gli esercenti si sono trovati a pagare commissioni medie del 19,8% (BP8) e del 17,80% (BP9). Questo meccanismo - sostengono ancora le organizzazioni -finisce per scaricare il risparmio della pubblica amministrazione sui pubblici esercizi e sulla distribuzione commerciale. Per ciascun buono da 8 euro il bar, il negozio alimentare o il supermercato ne incassa poco più di 6. Una volta scalati anche gli oneri di gestione (conteggio, spedizione, pos, ecc.) e quelli finanziari si registra un deprezzamento del 30%: ogni 10mila euro di buoni incassati, gli esercizi convenzionati perdono circa 3mila euro. E' sottoscritto un manifesto nel quale si chiede la riforma del sistema dei buoni pasto. Due i punti fondamentali: la salvaguardia del valore nominale dei titoli - un buono da 8 euro deve valere 8 euro anche per l'esercente - e la definizione di tempi certi di rimborso da parte delle società emettitrici".

La stazione appaltante per il servizio di buoni pasto all'interno della pubblica amministrazione, Consip, effettua le gare formalmente con il sistema dell'offerta economicamente più vantaggiosa ma proprio per la natura del buono pasto, al massimo ribasso. Il livello di sconti, una volta sdoganato dal pubblico, diventa di riferimento anche per le gare private. Smettere di accettare i ticket sarebbe una soluzione estrema: tutti asupicano di non dover arrivare a quel punto, ma la situazione è delicata come mai in passato. Alberto Frausin, presidente di Federdistribuzione: "Abbiamo bisogno di una riforma complessiva, radicale del sistema, non si tratta di dire "chiediamo uno sconto". Il meccanismo dell'asta va rivisto concettualmente. Non siamo più disposti ad andare avanti con questo gioco".

Minacce di boicottaggio

Se la grande distribuzione organizzata rifiuterà di accettare i buoni pasto partirà una campagna di boicottaggio contro le catene commerciali invitando gli italiani a non fare la spesa presso i punti vendita delle società coinvolte. Lo afferma Assoutenti, che chiede al più presto soluzioni per evitare danni alle famiglie. "Il problema delle commissioni eccessive sui buoni pasto è un problema reale che, in Italia, si ripresenta ciclicamente – spiega il presidente Furio Truzzi – In tal senso le imprese del commercio e della ristorazione hanno ragione di protestare, ma crediamo che i lavoratori che usufruiscono dei ticket non debbano essere usati come clave per fare pressioni sul Governo. Ciò che serve è un tavolo con tutti i soggetti della filiera finalizzato a garantire condizioni eque per tutti, rivedendo in tal senso i criteri delle gare Consip sui buoni pasto che non possono mai essere al ribasso". "Ricordiamo che 3 milioni di famiglie in Italia ricorrono ai ticket anche per fare la spesa al supermercato, e un addio ai buoni pasto rappresenterebbe un ingiusto aggravio di spesa, oltretutto in un momento in cui i prezzi al dettaglio sono alle stelle – prosegue Truzzi – Invece di minacciare lo stop ai buoni pasto, ristoratori ed esercenti potrebbero applicare una scontistica in favore di chi paga con denaro o carte, in modo da limitare lo strapotere delle grandi imprese dei buoni pasto".

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