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Lunedì, 29 Aprile 2024

La recensione

Giulio Zoppello

Giornalista

The New Look, il biopic su Dior di AppleTV+ è già la serie dell'anno

The New Look arrivava su Apple Tv+ forte di grandissime attese, ma certo nessuno poteva prevedere che la serie, che porta la firma di Todd A. Kessler, riuscisse a spingersi verso tali livelli di complessità, innovazione, raffinatezza ed eleganza. Christian Dior e Coco Chanel, interpretati da un Ben Mendelsohn e una Juliette Binoche superlativi, ci vengono mostrati sotto una luce umanissima, inedita ed intima, partendo dall'occupazione nazista fino agli anni in cui debutta quel New Look, che rese Dior un Dio della moda. Al centro non solo la loro rivalità, ma la loro vicenda umana, come fecero i conti con compromessi e difficoltà incredibili.

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The New Look - la trama

The New Look mette le mani avanti e si candida tranquillamente a miglior serie del 2024 appena iniziato, perché quella su Apple TV+ sarà molto difficile da battere per le concorrenti. Davvero, il biopic incrociato dedicato a Christian Dior e Coco Chanel, alla loro rivalità, al modo in cui cercarono di ripartire dopo i tremendi anni della seconda guerra mondiale e l'occupazione nazista, è tra i migliori prodotti narrativi che il piccolo schermo ci abbia donato da molto tempo a questa parte. Ben Mendelsohn e Juliette Binoche interpretano i due iconici stilisti. The New Look comincia nell'immediato dopoguerra, Dior sta per presentare New look che farà la storia della moda, della concezione stessa della donna, Chanel cerca una risalita per molti impossibile. Ma prima, prima si riavvolge il passato, si torna nella Parigi occupata dai nazisti.

Christian Dior è fratello di Christine (Maise Williams), membra della Resistenza che cerca di opporsi ai tedeschi, ed è ancora semplicemente un assistente di Lucien Lelong (John Malkovich), come Pierre Balmain (Thomas Poitevin) ed altri. Attorno a lui tanti altri futuri assi della moda francese, tra cui Cristobàl Balenciaga (Nuno Lopes), che come lui sono distanti però dall'indipendenza, dal successo, costretti per non chiudere a lavorare per i nazisti. Coco Chanel è invece costretta, per salvare chi le è caro e per sopravvivere, a stringere legami sempre più stretti con quei nazisti, dentro i quali troverà una relazione importante con Hans Günther von Dincklage (Claes Bang), ma di cui diventerà anche pedina politica, in quella Parigi che aspetta trepidante la liberazione.

Basta un sospetto, un'amicizia sbagliata, per finire nelle camere della tortura della Gestapo. The New Look è una serie interpretata in modo meraviglioso, ma soprattutto scritta con una cura, un'attenzione all'evoluzione dei personaggi, che va di pari passo con la volontà di demitizzare due miti assoluti della moda, o meglio di parlarci della moda per parlarci di loro, farci capire la loro personalità, la loro anima. Alla base anche il volerci far comprendere una rivalità che non era semplicemente quella tra tue diverse idee di eleganza, ma fondava proprio nelle diverse esperienze dell'occupazione, la propria natura. Tutto questo ci arriva in un racconto che non ha alcun tempo morto, che evita retorica, elegante ma senza essere eccessivamente glamour. Un paradosso quasi. 

Mettere da parte il mito, parlarci di due anime e due visioni contrapposte

The New Look ha in un grandissimo Ben Mendelsohn ci appare timido, sperduto, incerto sul da farsi, lo è anche negli anni del trionfo, quando scalza una Coco Chanel, a cui Juliette Binoche dona la sua immensa classe per dipingere una donna per molti tratti detestabile. La sua Coco è viziata, egoista, ma anche incredibilmente emotiva, soprattutto indifesa in una Parigi che ama e assieme detesta. La moda qui è sacrificio, visione personale e contrapposizione tra i vari protagonisti, tanto che la serie diventa anche una sorta di documentario sulla nascita della haute couture modernamente intesa, sul suo legarsi ai capitani d'industria come Boussac, sul suo diventare industria e non più artigianato, connettersi al concetto di evento trasversale, non più eccellenza per le poche nobili o borghesi che potevano permetterselo.

Regia incredibilmente sobria anche nei momenti più intimi, una fotografia che esalta i toni freddi di un racconto che evita volontariamente le tinte esagerate o barocche, almeno fino alle sfilate, che si esaltano in un tripudio di colori e gioco di ombre di incredibile fattura. L'insieme sa alternare un immersione nel privato come concepire scene corali di grande impatto, con un cast di supporto di assoluto, che contribuisce ancor di più all'impressione di avere di fronte un racconto universale sulla Francia, sulla vita che cambiava drammaticamente per i protagonisti, che fanno fatica a trovare il loro posto, a combattere sensi di colpa. Permane in The New Look il tema dell'ambiguità morale che assedia sia Dior che Chanel, come sarebbe stato per ognuno dei sopravvissuti.

Entrambi sono due paria, due diversi dalla norma. Dior in quanto omosessuale, apolitico, stilista dotato di una sensibilità e una complessità che sottovaluta, a cui si contrappone una Chanel che è donna che si è fatta da sola, incauta nei legami sentimentali come nelle amicizie, che si rende conto forse troppo tardi di cosa si nascondeva dietro le eleganti divise di Hugo Boss dei nazisti. 10 episodi che volano, ognuno è un racconto che potrebbe tranquillamente essere visto sul grande schermo, tanta è la qualità espressa. Una serie che segna sicuramente una svolta nel concetto di biopic moderno, genere così tanto abusato, qui però finalmente tornato a darci qualcosa di vero, di sorprendente, di grande.

Voto: 9

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