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Lunedì, 29 Aprile 2024
L'intervista

Abbiamo incontrato il cast di Indiana Jones. Harrison Ford e l'appello per la pace: "Prendiamo spunto da Lincoln"

Ford, Phoebe Waller-Bridge e Mads Mikkelsen in Italia per presentare il quinto e ultimo capitolo della saga lanciata da Spielberg, che passa il testimone al regista James Mangold. Il film è in sala dal 28 giugno

“Non vediamo l’ora di proiettare il film qui a Taormina dove abbiamo girato una parte”. Esordisce così Harrison Ford, il quale insieme a Phoebe Waller-Bridge e Mads Mikkelsen, presenta alla 69ma edizione del Taormina Film Fest, Indiana Jones - Il quadrante del destino, dal 28 giugno al cinema. E’ il quinto capitolo che dovrebbe chiudere la saga di Indiana Jones. Ford riprende Fedora, giacca e frusta che ancora gli rendono giustizia per congedarsi, come ha dichiarato più volte. Un addio che non è più diretto da Steven Spielberg, il quale resta produttore esecutivo. La regia passa infatti a James Mangold, noto per Quando l'amore brucia l’anima e il recente Le Mans ‘66, nonché sceneggiatore de Il quadrante del destino.

Che cosa accadrà nell'ultimo Indiana Jones

Dopo l’anteprima mondiale al Festival di Cannes, ciò che si sa è che ritroviamo l’azione, scene che potrebbero diventare iconiche come quella in cui Indiana Jones in sella a un cavallo attraversa la metropolitana di New York; effetti speciali fantasmagorici come il sofisticato de-aging che nel prologo di questo nuovo film ambientato nel 1944 ringiovanisce di 30 anni Ford e Mikkelsen, un colpo d’occhio che funziona abbastanza; poi ci sono tutti i pregi e le debolezze di Indiana come la leggera codardia che di tanto in tanto sbuca perché non è un super eroe, la paura per i serpenti, i suoi tic, la sua ironia. Però, stavolta si punta molto sulle emozioni e sui rapporti tra i personaggi.

Più ironia ed emozioni e un po' meno scene d’azione, sembra essere il motto del tour promozionale. Ad assicurarlo è lo stesso Harrison Ford durante l'incontro con la stampa italiana: “In questo film c’è un grande investimento emotivo che chiediamo anche al pubblico di fare perché è l’ultima volta che vediamo Indiana Jones sullo schermo”. Il fatto che sia l’ultima volta che interpreterà l’archeologo più famoso del mondo Harrison Ford lo ribadisce con estrema chiarezza. Secondo lui, il suo Indy, che non è un eroe con tanto di mantello e poteri, ma è un uomo normale che si trova nelle condizioni di fare gesta eroiche in circostanze straordinarie, appende al chiodo cappello e frusta e non torna indietro su questa decisione. A metà luglio compirà 81 anni e l’avanzare dell’età incide dietro la sua scelta.

Dopo i primi 20 minuti nel '44, si piomba nel 1969, a un passo dalla missione che manda Armstrong e compagni in missione sulla Luna, con la guerra fredda che ormai è in corso, nessuno vuole pensare al passato e di conseguenza all’archeologia, ecco che i tempi che cambiano e gli anni che passano sono fondamentali per questo capitolo che chiude la saga, nettamente superiore al deludente Teschio di Cristallo, il film che lo precede.

Il cast completo

Per Il Quadrante del Destino (di base c'è una reale invenzione di Archimede), il professor Jones ha dei compagni d’avventura di tutto rispetto: i premiatissimi Antonio Banderas, Phoebe Waller-Bridge (sì, è proprio l’interprete e autrice dell’irriverente serie Flebag) e Mads Mikkelsen, l’affascinante Hannibal Lecter della versione tv e il villain del Dottor Strange, 007 Casino Royale, Animali Fantastici e nonché apprezzato protagonista di Un altro giro. Anche Waller-Bridge e Mikkelsen che, rispettivamente, interpretano Helena,la figlioccia e spalla di Indiana Jones e Jurgen Voller, l'ex nazista nemesi di Indiana Jones, sono presenti alla conferenza stampa. Ford non ha dubbi, loro sono tra le ragioni per le quali Indiana Jones 5 funziona così bene da essere spasmodicamente atteso: “C'è stata magia tra di noi, perché c'è stata collaborazione tra tutte le persone che hanno partecipato alla lavorazione. Non ho mai visto degli attori donarsi così tanto a un progetto”.

L'intervista al cast

Noi di Today incontriamo il cast che ci racconta qualcosa in più alla vigilia dell’anteprima italiana che avverrà a Taormina durante il Festival. Un incontro dove, inevitabilmente, fanno capolino gli avvenimenti recenti legati alla politica, rimarcati da Harrison Ford quando, a una domanda di un giornalista, risponde che un personaggio della storia in cui vorrebbe imbattersi è il Presidente degli Stati Uniti Abramo Lincoln: "Lui ha posto fine alla Guerra Civile. Ci potrebbe dare molti spunti visto i tempi attuali in cui viviamo". 

Mr. Ford, quali sono i punti di forza che continuano a esserci e a rendere intramontabile la saga di Indiana Jones?

Harrison Ford: “I punti di forza di Indiana Jones sono vari. Li abbiamo raccontati nel corso di quattro film e ora stiamo entrando in una nuova fase della sua vita. Fin dal primo film, Steven Spielberg e George Lucas, hanno creato delle pellicole con lo scopo di intrattenere e divertire. Sono anche realizzati per essere un film per tutta la famiglia. Ma al di là dell’azione, è emozionante perché è una storia sulle relazioni umane. Questa è la missione della saga e di quest’ultimo film. Noi siamo dei narratori, raccontiamo storie. Non è un libro di fisica ma è il copione di un film che ha dei grandi personaggi amati dal pubblico. Per il Quadrante del destino abbiamo una grande storia umana da raccontare”

A proposito del copione, i nuovi personaggi sono ben caratterizzati. Si è andati nel profondo delle loro storie anche per renderli psicologicamente più sfaccettati. Quanto avete messo di vostro per tirare fuori la loro tridimensionalità e conquistare gli spettatori di oggi?

H. F.: “Penso che le persone amino il personaggio di Indiana Jones e anche gli altri personaggi perché amano il film. Senza una buona storia non si hanno dei buoni personaggi. Senza il legame tra i personaggi e la storia non hai personaggi potenti. Fortunatamente, in questo film ci sono questi elementi. Il regista James Mangold e gli altri sceneggiatori hanno scritto un ottimo copione. Infatti, non abbiamo neanche provato molto prima di andare sul set, perché anche l’interazione tra i personaggi erano chiari perché descritti molto bene. Quando per la prima volta ho letto la sceneggiatura ho pensato che fosse una storia bellissima in cui tutto, drammaturgicamente, è coerente con il percorso fatto dal personaggio. Ritroviamo Indiana invecchiato. Sta andando in pensione. Penso che lo incontriamo in un momento in cui si trova nel punto più basso della sua vita. Ecco, la caducità del tempo penso sia essenziale in questo film e, personalmente, ho sempre voluto vedere Indy alla fine della sua carriera, forse della sua vita, e raccontarlo da questa prospettiva dove si parla di portare di nuovo la voglia di avventura in una vita che non ne aveva più. È sicuramente un modo diverso di raccontare il personaggio e di dirgli addio”.

Mads Mikkelsen: “Sono d’accordo con Harrison. Quando si ha come punto di partenza una sceneggiatura molto bella raggiungere l’obiettivo è semplice. Il mio compito era quello di rendere la vita di Indiana Jones la più miserevole possibile. Jurgen Voller è un ex nazista, nemesi di Indy. Non volevamo fosse caricaturale. Abbiamo cercato di evitare il tipici clichè del tedesco o del nazista completamente folle con un accento esagerato. Lui è principalmente uno scienziato. Volevamo rappresentarlo come un uomo che si era mimetizzato una volta giunto in America, una persona che non noteresti per strada. Anche nell’aspetto l’abbiamo reso contenuto, il classico uomo che non spicca tra la folla”.

P. Waller-Bridge: “ C’è una complessità nel rapporto tra Helena e Indy che è messa in risalto. A volte quando si approccia a un personaggio ci si confronta con gli altri attori, ma poi si arriva un punto in cui ci diciamo che forse è meglio non parlare troppo perché l’alchimia è già presente nella sceneggiatura e andare sul set fidandosi del regista. Infatti quando siamo andati sul set l’energia era pazzesca e l’abbiamo tutti assorbita”.

Mr. Mikkelsen, si dice che lei abbia accettato di fare il film senza terminare di leggere la sceneggiatura. Qual è stato il fattore che l’ha convinta ad accettare senza che ci fosse neanche un momento di titubanza nell’interpretare un altro villain per eccellenza?

M. M.: “E' vero! Durante la lettura della sceneggiatura, prima ancora che arrivassi al mio personaggio, già avevo detto di sì. Credo che bisogna capire la struttura dei film di Indiana Jones. Devi capire, quali sono i limiti e quali sono i confini ma al tempo stesso spingerti quanto basta. Devi essere consapevole di trovarti in questo film che è stato fatto meravigliosamente bene per 42 anni. Con sceneggiature solide, sai istintivamente cosa devi fare. Io sono sempre stato un fan di film di genere e quando arriva una proposta come questa, c’è della magia. Penso che la sua più grande forza, ovvero la fede nel Terzo Reich, sia anche la sua più grande debolezza, perché non è che sia una cosa proprio edificante. Anche in questo caso, mi ha stimolato trovare sempre il lato umano o comunque di pensare a cosa possa rappresentare, per me, quel grado di passione che identifica un uomo così deprecabile ma che per il contesto che rappresenta è un eroe. Di norma, mi avvicino in questo modo ai personaggi e così è stato per Jürgen. Il fatto è che negli USA quando fai bene una cosa ti identificano per quella. Non è un problema. Certo, mi piacerebbe non perdere sempre contro tutti… ”

Ms. Waller Bridge, il regista Mangold la paragona a star come Katherine Hepburn per la sua intelligenza e astuzia, perfetta per tenere testa a Harrison Ford. Lei è anche una sceneggiatrice di successo, cosa ha amato della costruzione di Helena nel copione? E quanto di questo personaggio c’è in lei?

P.B.W: “Vorrei che ci fosse più Helena in me. Penso che questo sia il motivo per cui diventiamo attori: leggiamo un copione che ci porta altrove, così possiamo permetterci di fare cose straordinarie insieme a persone straordinarie. Per me Helena è così coraggiosa e impavida. E’ questo, ai miei occhi, la rende eccitante. Al tempo stesso, però, non si rende assolutamente conto delle conseguenze. In questo credo di essere anch’io un po' così nella vita. Per molti versi, Helena è diversa da me e sono stata attirata dalle parti di lei che non sono uguali a me. Anzi, ho sicuramente imparato molto da lei e magari diventerò come Helena. E’ una donna articolata perché è tantissime cose. Lei conosce bene sé stessa. Sa di cosa ha bisogno per sopravvivere, ed è pronta a ottenerlo. Tiriamo fuori la sua creatività e senso dello humour, cose che condivido con lei. E’ un personaggio ben scritto con una storia personale che l’ha resa dura. Abbiamo lavorato su questo aspetto. Nonostante sia furba e determinata, man mano che il film va avanti emerge la sua vulnerabilità. Tutto ciò la rende complessa, difficile non amarla.”

Mr. Ford, Indiana Jones è parte di lei. Come si è approcciato al personaggio tenendo conto del passare tempo e del cambiamento, temi essenziali nel film?

H. F.:“Quando accetto di reinterpretare di nuovo i personaggi di un franchising è sempre perché ci sono degli elementi nuovi che arricchiscono la narrazione e il percorso umano di quel ruolo. Nei film precedenti di Indiana Jones è stato i rapporti familiari con il padre, interpretato da Sean Connery e la sua paternità. Ora è la pensione, la vecchiaia e il ritrovare l'entusiasmo e la curiosità persi. Questa storia è molto coerente con ciò che è stato Indiana, un tempo vigoroso archeologo, che per altruismo e per eventi insoliti si trova compiere atti eroici, però ho sempre fatto in modo che il pubblico avvertisse le sue paure, non solo i suoi trionfi. Adesso, al tramonto della sua vita, si comporta in modo totalmente diverso”.

Il trailer

In foto Harrison Ford

In foto Mikkelsen, Ford, il regista James Mangold e Waller-Bridge durante la premiere

In foto Phoebe Waller Bridge

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