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Martedì, 30 Aprile 2024

La recensione

Gianluca Anoè

Giornalista

Quando un romanzo a fumetti diventa un percorso di autoanalisi

I figli fanno cambiare prospettiva, mutano il modo in cui si è abituati a guardare il mondo e vivere la propria quotidianità. E generano forti sensi di colpa, alle volte giustificati, altre volte meno. Ciò a cui si dava importanza più di ogni altra cosa, la nascita di un figlio lo farà passare in secondo piano. Con tutte le ansie e le difficoltà del caso. Si potrebbe leggere così, in maniera molto approssimativa, l'ultima opera di Giacomo 'Keison' Bevilacqua, una graphic novel che vede protagonista quasi sempre (la testa de) il Panda delle sue celebri strisce - alter ego dell'autore, o forse non propriamente (no spoiler) -, ma in un modo diverso e più organico. Un'opera che di approssimativo non ha proprio nulla.

Keison si racconta senza filtri, in un viaggio lungo dodici mesi, sorprendente per quanto sia intimo e raccontato a cuore aperto, ma allo stesso tempo in grado di rispecchiare quello che forse la maggior parte dei genitori sulla soglia dei quarant'anni prova quotidianamente. Ogni mese scandisce in qualche modo la tappa di un percorso che pietra dopo pietra, lungo un tracciato, abilita l'uomo (e non il Panda) al ruolo di genitore. E senso di inadeguatezza, mania del controllo, ansia, ossessione per il lavoro si configurano come tasselli scomposti che necessitano di una smussatura per non rovesciare un equilibrio faticosamente guadagnato (forse), dopo un lavoro su se stesso, su priorità e necessità.

Bevilacqua accompagna il lettore attraverso il suo personale percorso di autoanalisi, in un costante conflitto tra la difficoltà di sentirsi 'abbastanza' e la necessità di scoprire la piacevolezza di una vita più consapevole nella quale "dare un senso più grande alle cose più piccole". Un percorso a ostacoli in cui il narratore si mette a nudo con sincerità, e invita il lettore a non aver paura di chiedere aiuto, al bisogno.

Un libro "nato di getto", spiega Bevilacqua. Se A Panda piace...  nacque per essere una sorta di diario, queste nuove pagine, dice l'autore, "sono nate con l’intento di voler mettere un segnalibro nella mia vita. Un libro realizzato per me stesso ma anche per tutte quelle persone che sono arrivate a un punto della vita e a un tratto si sono chieste: 'okay, e adesso?'". Adesso è quel momento in cui, come recita la quarta di copertina, "imparare ad accettarsi e [...] riconfigurare i pensieri attorno alle cose che contano davvero.

Un libro realizzato per me stesso ma anche per tutte quelle persone che sono arrivate a un punto della vita e a un tratto si sono chieste: 'okay, e adesso?'
 

Nutro una grande ammirazione per il potere evocativo e la straordinaria dovizia di particolari di certe tavole di Giacomo Bevilacqua, in alcuni casi commoventi. In altri universali: sfido chiunque ad andare a pagina 97, 137, o ancora 153, e non perdersi alla ricerca del particolare o soffermarsi per qualche istante e pensare "a me questa scena ricorda qualcosa". Piccole opere d'arte che si alternano, o meglio accompagnano, in maniera assolutamente coerente a strisce già precedentemente pubblicate di A Panda piace..., e alla narrazione a fumetti vera e propria. Sono una testa di Panda è un libro per tutti, una terapia a fumetti per alcuni, una terapia preventiva per molti altri. Senza distinzione di generi.

Voto 8,5

Copertina Sono una testa di Panda

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Quando un romanzo a fumetti diventa un percorso di autoanalisi

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