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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Attentato all'aeroporto di Istanbul: perché l'Isis non ha rivendicato

Ci sono molte similitudini tra l'attacco di martedì e quelli degli ultimi mesi, e un'importante differenza: le vittime non sono esclusivamente gruppi di turisti. Tuttavia, sebbene l'Isis tenda sempre a rivendicare gli attentati effettuati negli altri Paesi, nel caso della Turchia finora non ha mai assunto la paternità degli attacchi

Dopo l'attentato che ha colpito l'aeroporto internazionale di Istanbul, la Turchia si trova nuovamente nel mirino dell'Isis. Le autorità turche hanno indicato l'organizzazione terroristica quale principale indiziato dell'aggressione. Secondo diversi esperti ci sono numerose similitudini tra quest'ultimo attacco e quelli precedenti - almeno quattro negli ultimi dodici mesi - realizzati in Turchia, come pure lo stesso attentato compiuto a Bruxelles dall'Isis lo scorso marzo.

Anche per Aykan Erdemir, membro della Fondazione per la difesa delle democrazie di Washington ed ex parlamentare turco, c'è un filo comune che collega questi attacchi. "La prima affinità tra i vari attentati riguarda la scelta specifica dell'Isis di colpire obiettivi turistici. Lo abbiamo visto quest'anno nei due attentati di Taksim e Sultanahmet a Istanbul. La somiglianza con l'attacco all'aeroporto di Bruxelles sta invece nella complessa pianificazione comune a entrambe le aggressioni", afferma l'esperto all'agenzia di stampa Askanews.

Tuttavia c'è anche un'importante differenza rispetto ai precedenti attentati di Istanbul. "Mentre infatti quelli erano rivolti a colpire esclusivamente gruppi di turisti, quindi cittadini stranieri, circa trenta delle 41 vittime che martedì hanno perso la vita sono turche", aggiunge Erdemir. "Questo è importante perché l'Isis quando ha colpito lo ha fatto generalmente con cognizione di causa, scegliendo gli stranieri o i settori della società individuati come ostili, come i curdi, i gruppi laici o quelli di sinistra". Tale scelta, sostiene l'analista, dipende dal fatto che l'Isis non solo vede la Turchia come un centro logistico importante, ma anche come un luogo dove poter reclutare nuovi membri. "Ricordiamo che secondo un sondaggio della Pew Research risulta che l'8% della popolazione turca considera l'Isis con simpatia", spiega Erdemir.

Attentato all'aeroporto di Istanbul

Tuttavia, sebbene l'Isis tenda sempre a rivendicare gli attentati effettuati negli altri Paesi, nel caso della Turchia finora non ha mai assunto la paternità degli attacchi. Secondo Erdemir la logica dietro la scelta dell'Isis di non assumersi ufficialmente la responsabilità dei propri attacchi sta proprio nella preoccupazione di non volersi rendere ostile la società turca. "Allo stato attuale centinaia, forse migliaia di turchi stanno combattendo tra le file dell'Isis. Se teniamo conto dei milioni di simpatizzanti dell'organizzazione in Turchia, si può dire che la società turca è per l'Isis un potenziale bacino dove attingere nuovi membri", sostiene Erdemir. Per l'analista questa situazione è dovuta principalmente "all'intransigenza che per vari motivi l'esecutivo turco ha dimostrato fino a poco tempo fa nei confronti delle attività jihadiste".

Istanbul, kamikaze nella piazza dei turisti

Motivi legati alla volontà di contrastare il regime di Bashar al Assad, come pure il Pkk e il suo braccio siriano, il Pyd. E dove le critiche dell'opposizione non sono servite a rendere più severi i controlli alla frontiera siriana. "Tutto ciò ha permesso all'Isis di formare una propria base in Turchia, di potersi organizzare e di avere una solida base logistica. Va poi aggiunto che in numerosi processi avviati contro presunti membri dell'Isis, si è visto che la maggior parte dei casi si sono concluse con delle assoluzioni". Per l'analista "l'unico modo con cui si può fermare questo andamento non è tanto lottare con i militanti dell'Isis, ma piuttosto con il clima tossico dove l'Isis riesce facilmente a reclutare nuovi membri". Il premier turco Binali Yildirim ha però accennato ad un altra possibile causa dietro l'attentato.

Yildirim ha affermato che è "significativo" che l'attacco sia avvenuto immediatamente dopo l'accordo firmato per normalizzare i rapporti tra Turchia e Israele, come pure dopo i primi passi di riavvicinamento di Ankara con Mosca, dopo l'abbattimento del bombardiere russo da parte dell'aviazione turca lo scorso novembre. Un'affermazione che ha trovato eco anche nelle affermazioni del presidente della commissione Esteri del Consiglio federale russo, Konstantin Kosachev. "Io credo che il premier non abbia soppesato bene le proprie parole", afferma invece Erdemir.

Istanbul: bomba contro la polizia, tre morti | foto da Twitter

"Poiché dire che l'Isis abbia potuto organizzare un attacco di così ampia portata in 24 ore significherebbe accettare che l'Isis in Turchia può organizzarsi e agire con estrema facilità e affermare che ci sono profonde lacune legate alla sicurezza. È certo possibile che l'Isis nel prossimo periodo compia delle azioni in reazione ai processi di normalizzazione avviati con la Russia e Israele. Ma escludo che ci possa essere alcun collegamento tra questo attentato e degli sviluppi politici registrati solo 24 ore fa". Le recenti azioni intraprese da Ankara in politica estera sembrano però indicare un cambiamento di rotta.

La situazione di estrema tensione in cui si trova il Paese potrà in qualche modo beneficiarne? Per Erdemir non sembra una prospettiva raggiungibile in tempi brevi. "La Turchia da qualche tempo sta cercando di passare ad un approccio più pragmatico, abbandonando la politica ideologica islamista. Ma questo non è un obiettivo facile perchè troppo a lungo si è seguita una rotta sbagliata. E sembra che purtroppo la Turchia dovrà ancora pagare per diversi anni le conseguenze delle debolezze legate alla diplomazia, all'economia e alla sicurezza causate da tale politica".
 

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